Varie, 12 febbraio 2013
Funerali per Sette - La poetessa Gigliola Franco, 88 anni, invece del funerale ha chiesto un pranzo in una trattoria di Alba
Funerali per Sette - La poetessa Gigliola Franco, 88 anni, invece del funerale ha chiesto un pranzo in una trattoria di Alba. Questo il menù: tajarin e fonduta, accompagnati da Barbera e Dolcetto. Alla fine, la lettura di una sua poesia: «Ho fatto tanto cammino per approdare qui. Ora non mi resta che chiedere una cosa: non vi scordate di me». (Sapegno, Stampa 7/2/2013) La parola funerale, dal latino “funus”, forse per via dell’azione del calare il corpo nella sepoltura con delle funi. Scheletri Neanderthal trovati in Iraq tutti ricoperti di polline, quindi di fiori nel giorno della morte. Tra gli antichi greci al morto posto su una pira per essere bruciato si offrivano capelli che parenti e amici si strappavano dal capo per il dolore. Gli impresari di pompe funebri tra gli antichi romani si chiamavano “libitinarii”. Usanza di spezzare le gambe a un cadavere nell’Europa preistorica per impedirgli di tornare. (Treccani.it). Quel titolare di un’agenzia di pompe funebri di Tokyo che ammazzò la zia pur di organizzarle il funerale e risollevare un po’ le sorti della propria impresa. I funerali furono però assegnati a una ditta concorrente e lui arrestato. (Internazionale 4/6/2004) Lo scrittore Hunter Thompson, suicida nel 2005, volle essere cremato e le sue ceneri sparate in cielo da un cannone. Poi, seguendo le richieste del morto, una band suonò Mr Tambourine Man, gli amici fecero tintinnare un cubetto di ghiaccio in un bicchiere di whisky e poi si tuffarono in piscina. (Paolo Mastrolilli, La Stampa 7/2/2013) Le veglie funebri russe dopo i funerali si chiamano “pominki”: specchi coperti da drappi neri, la tavola imbandita con un posto anche per il morto, segnalato da un bicchierino di vodka e un pezzo di pane nero. Come cibo, la kutja, riso scotto con uvetta. Non ci si stringe le mani e si susseguono i brindisi: a turno si parla del morto e si manda giù vodka. (Anna Zafesova, La Stampa 7/2/2013) In alcune tradizioni rom si fa un banchetto dopo il funerale che si chiama “pomana”. Qualcuno della stessa età del defunto lo rappresenta vestendosi come lui. La “pomana” viene poi riproposta a vari intervalli: nove giorni, sei settimane, sei mesi, e, infine, un anno dopo la morte. Sue Gill e John Fox, autori del libro The good dead, funeral book, consigliano alternative ai classici funerali «d’impronta vittoriana» (bare esagonali, cavalli e vestiti scuri, monumenti di granito e cimiteri opprimenti). Per esempio la cassa realizzata con legno e cartone delle cassette per frutta, con scritte variopinte, oppure di ferro e a forma di pesce. Per chi vuole affidare al mare le ceneri c’è una «bellissima urna costruita con sale e sabbia pressati che si dissolve in acqua in meno di un’ora». (Maria Grazia Ligato, Io Donna 24/4/2004) I “sapeurs”, assai diffusi nell’Africa centrale: persone che guadagnano qualcosa partecipando ai funerali in abiti elegantissimi, per dare alla cerimonia un tocco di distinzione. (Anna Maria Speroni, Io donna 20/11/2004) Durante il funerale di Gadda a Santa Maria del Popolo a Roma si potè sentire distintamente il tintinnio delle monetine infilate da Giulio Einaudi nell’impianto che illumina i dipinti di Caravaggio. Quando invece morì lo scrittore Pier Antonio Quarantotti Gambini, invece, in piedi davanti alla bara del defunto, commentò la corona di fiori inviata dall’attrice Jacqueline Sassard, su cui era scritto «La sua Jacqueline»: «Hai visto? C’è scritto la “sua” Jacqueline, non la “tua”. Questo vuol dire che era Pier Antonio a considerarla sua, non lei. Altrimenti avrebbe scritto “tua”». (Ernesto Ferrero, I migliori anni della nostra vita, 2005, Feltrinelli Gli italiani che scelgono la cremazione sono il 10%, contro una media europea del 36%. Al Sud non si va però oltre lo 0,5%, mentre a Milano si arriva addirittura al 70%. (Mariolina Iossa, Andrea Galli, Corriere della Sera 8/3/2008) Secondo la Centennial Park Cemetery Authority di Adelaide, la canzone più richiesta ai funerali è My Way di Frank Sinatra, seguita da Wonderful World di Louis Armstrong. Adatta anche anche la colonna sonora del Mago di Oz Somewhere over the Rainbow, come pure Hallelujah di Leonard Cohen e The Show Must Go On dei Queen. (Alessandra Carboni, Corriere della Sera 3/7/2008) In Spagna, quasi il 20% funerali è ecologico: le ceneri del morto vengono messe in urne biodegradabili e le bare sono trasportate da furgoni elettrici non inquinanti. Sempre più frequenti le cremazioni. (E.R, Corriere della Sera Magazine 1/10/2009) Da vent’anni gli ambientalisti inglesi di Natural Death si battono per diffondere i funerali ecologici: bare di cartone riciclato, urne di scarti di riso e vimini, cimiteri dove il cadavere si decompone senza conservanti chimici. Ogni anno in Gran Bretagna circa 20mila persone scelgono un green funeral. (Christian Benna, IL - Il Sole 24 Ore marzo 2011). Alla Theo Remmertz Akademie di Munnerstadt, in Baviera, è stata inaugurata la prima scuola per organizzatori di funerali. Il corso, della durata di tre anni, insegna come si scava una fossa, come si chiude nel modo giusto una cripta, la stesura del necrologio e il comportamento da tenere con i familiari del defunto. In un’ala della scuola si studia l’arte dell’imbalsamazione e in una piccola cappella si celebrano finti funerali per fare pratica. (Stefania Mascetti, Vanity Fair 13/4/2011). Angelina Jolie da piccola voleva organizzare funerali «per aiutare le famiglie in quei momenti terribili». (Sara Sirtori, Novella 2000, 26/1/2012) Andrée Ruth Shammah, regista, al funerale di Craxi: «Berlusconi che piangeva in un angolo. Mentre tutti insultavano tutti. E Stefania che decideva chi era degno di avvicinarsi alla bara. E la cosa che m’impressionò di più fu che Bettino era troppo grande per quella bara ed era piegato. E che gli avevano messo un rosario in mano». (Claudio Sabelli Fioretti, Sette 6/3/2003). Nel 2002, al funerale del boss della mafia americana, John Gotti, distribuzione di santini con su scritto: «Non piangete sulla mia tomba, non sono lì, non sono morto». Il feretro dorato, scortato da 100 limousine listate a lutto, fu calato in un imponente mausoleo gotico a cinque piani. In fila indiana 24 carri funebri carichi di enormi addobbi floreali kitsch: un sigaro gigante, una scala reale di poker, un bicchiere di Martini con le olive (vere). Nelle strade del Queens tre giorni di lutto e celebrazioni. (Alessandra Farkas, Corriere della Sera 16/6/2002) «Credo sia l’ultima volta che vengo a una cerimonia così da dilettante» (Roberto Rossellini, citando Tristan Bernard, al funerale d’una conoscente. Morì il giorno dopo). (Masolino D’Amico, Persone speciali, Aragno 2003) «Se qualcuno di voi piange al mio funerale, giuro che non vi parlerò mai più» (Stan Laurel). Indro Montanelli con Giovanni Ansaldo ai funerali di Leo Longanesi. Dopo la commozione della ceromonia, risaliti in macchina, presero a citare le battute del morto. Finirono sdraiati sui sedili per le risate e il timore che qualcuni li vedesse così allegri. (Gigi Garanzini, La Stampa 17/2/2004) Il concorso di Radio Galaxy, in Germania: mandando il proprio epitaffio personalizzato, si poteva vincere una somma sufficiente a pagarsi il funerale. (Vanity Fair 16/3/2011) In Italia le cremazioni sono il 10% dei decessi (53mila su 558mila decessi annui). La cremazione arriva al 15,7% al Nord, al 9,6% al Centro e allo 0,35% nel Mezzogiorno. (Giacomo Galeazzi, La Stampa 30/10/2009) In Campania alcune ditte di pompe funebri hanno lanciato l’operazione «Paga oggi e muori tra 100 anni». Si paga (da vivi) il funerale «a prezzo bloccato» e poi, almomento opportuno, non si deve versare niente. (Nino Materi, il Giornale 12/9/2011) Per Mozart fu ordinata una sepoltura di terza classe, al costo di 8 fiorini e 56 kreutzer. La bara, per un costo supplementare di 3 fiorini, fu interrata in una «tomba comunitaria semplice» al cimitero di St. Marx. Le sue spoglie non furono mai ritrovate. (Piero Melograni, La vita e il tempo di Wolfang Amadeus Mozart, Editori Laterza) Mazzini morto a Pisa fu trasportato a Genova in una bara con sportello di cristallo che ne consentisse la vista. (Marco Belpoliti, La Stampa del 1/5/200). Il primo funerale di popolo in Italia fu quello di Alessandro Manzoni, 28 maggio 1873. Raccontò Paolo Bellezza che vi aveva partecipato bambino: «C’era gente anche sui tetti! Mai a Milano si erano viste tante corone, vessilli, valletti, guardie d’onore. E poi una selva di cilindri, chepì, elmi, pennacchi, feluche, fez, cappelli di principi, di ministri, ambasciatori, consoli e una folla immensa di popolo. Dai balconi e dalle finestre piovevano fiori sul carro funebre». (Francesco Merlo, Faq Italia Bompiani 2009) Un milione di persone in tre giorni andò a vedere la salma di Stalin alla Casa dei Sindacati di Mosca. Cinquecento morirono schiacciati nella ressa. Per vedere quella di Churchill accorsero 300mila inglesi. Un milione di cinesi per Mao Tse Tung. Ai funerali di John F. Kennedy 800mila persone tra cui 92 capi di Stato. Incalcolabile la folla per i funerali di Khomeini: l’elicottero che trasportava la salma non riuscì ad atterrare. (Corriere.it) Il funerale di Michael Jackson è costato circa 750mila euro; quello di Ronald Reagan 300 milioni di euro; quello di Giovanni Paolo II quasi sette milioni; il funerale di Elvis Presley 87mila euro; quello di John F. Kennedy 7 milioni e mezzo. Il funerale da 770 milioni di dollari voluto da un ricco cinese per sua madre. Si sono visti: 600 musicisti, 8 limousine, 600 monaci per celebrare il rito, 10mila invitati, 16 cannoni d’oro. (Panorama.it 31/3/2011) Reagan morto pesava 50 chili, la bara invece - zinco, mogano massiccio, ottoni - tre quintali e mezzo. (Vittorio Zucconi, L’aquila e il pollo fritto) La bara di Elvis Presley: 400 chili di bronzo. L’imbalsamazione di Kim Jong Il ha richiesto un anno di lavoro e 750mila euro. Le ceneri di Gene Roddenbery, creatore di Star Trek, portate nello spazio dallo shuttle. (gqitalia.it) «Voglio essere sepolto vicino all’ippodromo... per sentire la volata sulla dirittura d’arrivo» (Charles Bukowski). (gqitalia.it)