Claudio Gallo, La Stampa 12/2/2013, 12 febbraio 2013
IL BANCHIERE DEGLI STONES “COSÌ LI HO RESI MILIARDARI”
Dal 1962 non si è mai fermata la carriera dei Rolling Stones, che continua a sfornare storie a ripetizione, come uscite dal cilindro del prestigiatore, quasi Jagger & Richards avessero vissuto più vite contemporaneamente.
L’ultima ricostruzione, contenuta in un libro («A Prince Among Stones») uscito ieri in Gran Bretagna, è del principe Rupert Ludwig Ferdinand zu Loewenstein-Wertheim-Freudenberg, 80 anni, nobile bavarese i cui antenati avevano combattuto gli Unni. Consigliere finanziario degli Stones per quasi 40 anni, spiega come trasformò una band di ingestibili squattrinati in star internazionali da un miliardo di sterline.
Mick Jagger, che di solito non commenta, stavolta si è arrabbiato, nonostante dal tono del principe baleni un immutato affetto. Sarà perché parla di soldi. «Dite pure che sono all’antica - ha detto il cantante al domenicale del Mail - ma io non credo che un ex manager finanziario debba discutere dei tuoi affari in pubblico».
Negli Anni Sessanta il principe era direttore di una banca d’affari a Londra. Racconta con sommo snobismo che quando gli chiesero di occuparsi degli Stones non sapeva nemmeno chi fossero, «poi per me i Beatles erano più orecchiabili». Andò a trovare Jagger, che stava in una casa di Chelsea Embankment insieme con Marianne Faithfull. L’appartamento era decisamente spoglio, un imbarazzato Mick gli spiegò che «la band non aveva un picco». Rupert si rese conto che i guadagni finivano principalmente nelle mani del manager Allen Klein, con cui la band fu poi in causa per decenni, alla casa discografica Decca e il resto mangiato dalle tasse. Il principe si rese conto delle qualità mesmeriche di Mick: «Non aveva alcuna formazione professionale ma conquistava il pubblico senza sforzo, una star naturale».
A Natale lo invitò nel castello di una coppia di aristocratici suoi amici. Mick e Marianne si presentarono molto in ritardo su una Rolls bianca «con la bandiera verde del Profeta». Lei rimase quasi tutto il tempo a letto e litigò con la padrona di casa. Un disastro.
Il primo consiglio professionale del principe fu di pagare le tasse all’estero. Il titolo dell’album «Exile on Main Street» del 1972 allude proprio alla fuga dal fisco britannico. Fu registrato a Nellcôte, la casa affittata da Keith Richards nel Sud della Francia, dove avevano trasferito la loro residenza fiscale.
Allora, racconta il consulente, il mondo dello show business era una giungla. «Durante il tour di “Some Girls” nel 1978 scrive - mi si avvicinò un tizio e mi disse: ”Dove li metto ’sti 50 mila dollari nella borsa?”. Si faceva così, gli organizzatori mandavano in giro borsate di denaro in nero. Chiamai il gruppo: “Ragazzi, frodare le tasse negli Usa è una cosa grave che potrebbe chiudere la vostra carriera. Registrate subito i soldi”».
Nella sua veste di consulente finanziario, Rupert dovette occuparsi del divorzio tra Mick e Bianca nel 1978, quando lui si era innamorato di Jerry Hall. Bianca aveva due personalità, in pubblico faceva la bambina viziata, in privato era più riflessiva, passava ore a parlare in spagnolo con la servitù su come si cucina il pesce. Quando dovette trattare con lei, il principe le disse di tenere conto che lui stava facendo gli interessi di Mick ma tuttavia un accordo amichevole sarebbe stato nell’interesse di tutti. «Non capisci che cosa voglio - gli rispose l’indossatrice -. Voglio prenderlo a calci dove fa più male: nei soldi».
Nel libro emerge la stima per Keith Richards, nonostante gli anni devastanti dell’eroina: «Mi pareva che fosse la mente più intelligente della band. Tra i dischi che si era portato in Francia aveva un lp con i 48 preludi di Bach. C’era una certa rivalità con Mick, due galli nel pollaio. Credo che lui, nonostante il suo immenso talento, non abbia futuro senza Keith».
L’uomo che per gli Stones è stato «manager finanziario, psichiatra e bambinaio» ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa, ma lo ha fatto con grande leggerezza e simpatia.