Marco Tosatti, La Stampa 12/2/2013, 12 febbraio 2013
CONCLAVE CON 117 ELETTORI SERVONO I DUE TERZI PER LA FUMATA BIANCA
Entro il 20 marzo, più probabilmente in una data vicina al 15, le porte della Sistina si apriranno e i 117 cardinali votanti si riuniranno in Conclave per eleggere il successore di Benedetto XVI. Un Papa ancora vivo e vegeto; e a poca distanza – fisica, anche se lontanissimo – dal collegio che dovrà dargli un successore. Questi dovrebbero essere i tempi dell’elezione, almeno secondo quanto prevede la costituzione apostolica «Universi Dominici Gregis», varata nel 1996 da Giovanni Paolo II proprio per regolare la successione papale.
All’articolo 37 della costituzione si legge che «dal momento in cui la Sede Apostolica sia legittimamente vacante (ossia in questo caso dalla sera del 28 febbraio, alle 20, ndr), i cardinali elettori presenti devono attendere per quindici giorni interi gli assenti; lascio peraltro al Collegio dei Cardinali la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l’inizio dell’elezione per alcuni altri giorni. Trascorsi però, al massimo, venti giorni dall’inizio della Sede Vacante, tutti i Cardinali elettori presenti sono tenuti a procedere all’elezione». Nel frattempo scatta il periodo di «sede vacante»; tutti i capi-dicastero decadono dalle cariche, il governo viene assunto dal Collegio cardinalizio, e diventano fondamentali le figure del Camerlengo e del Sostituto alla Segreteria di Stato, che non decade e garantisce la continuità di governo.
Sarà un Conclave ben particolare, questo; anche perché verrà a mancare quella classica successione emotiva – morte del Papa, lutto, attesa, e infine gioia per la nuova elezione – che storicamente ha sempre dato l’impronta a questo evento. Come è accaduto per l’elezione di Benedetto XVI, i cardinali risiederanno a Santa Marta, nell’interno delle mura vaticane.
Il giorno fissato per l’inizio del conclave, tutti i cardinali si riuniscono nella basilica di San Pietro dove celebra la Missa Pro eligendo Romano Pontifice, presieduta dal Decano del collegio cardinalizio. Il pomeriggio i cardinali elettori si recano in processione cantando il Veni Creator dalla cappella Paolina verso la cappella Sistina, dove sono stati allestiti i banchi per la votazione nel coro. In precedenza gli ambienti sono stati bonificati, da un punto di vista elettronico, ed è stata montata la stufa, nella quale verranno bruciati appunti e voti degli elettori. Dal camino della Sistina uscirà il fumo, nero dopo ogni votazione senza esito; e bianco quando verrà raggiunto il quorum previsto.
Per la valida elezione del Romano Pontefice si richiedono i due terzi dei suffragi, computati sulla totalità degli elettori presenti, secondo le regole in vigore. Tuttavia, se dopo numerosi scrutini non si fosse arrivati a una scelta, si poteva procedere a una sorta di ballottaggio fra i due candidati più votati, in questo caso sarebbe bastata la maggioranza assoluta, condizione sufficiente per l’elezione. Ma Benedetto XVI ha corretto questa norma, con il motu proprio dell’11 giugno del 2007 e, ha ristabilito il principio dei due terzi. Quindi l’innovazione della maggioranza assoluta anche in caso di stallo prolungato nel conclave veniva abrogata.
Sono in vigore invece le regole riguardanti il voto. «Qualora l’elezione di un nuovo Papa - si legge nella Costituzione di Giovanni Paolo II - avvenga già nel pomeriggio del primo giorno, si avrà un solo scrutinio; nei giorni successivi, poi, se l’elezione non s’è avuta al primo scrutinio, si dovranno tenere due votazioni sia al mattino sia al pomeriggio, dando sempre inizio alle operazioni di voto all’ora già precedentemente stabilità».
Vengono distribuite le schede ed estratti a sorte tre scrutatori. Quindi «gli scrutatori siedono ad un tavolo posto davanti all’altare: il primo di essi prende una scheda, la apre, osserva il nome dell’eletto, e la passa al secondo scrutatore che, accertato a sua volta il nome dell’eletto, la passa al terzo, il quale la legge a voce alta e intelligibile, in modo che tutti gli elettori presenti possano segnare il voto su un apposito foglio. Egli stesso prosegue il testo - annota il nome letto nella scheda».
«Nel caso che i cardinali elettori - si spiega - avessero difficoltà nell’accordarsi sulla persona da eleggere, allora, compiuti per tre giorni senza esito gli scrutini, questi vengono sospesi al massimo per un giorno al fine di avere una pausa di preghiera, di libero colloquio tra i votanti e di una breve esortazione spirituale, fatta dal cardinale primo dell’Ordine dei Diaconi». E questo meccanismo si ripeterà fino all’elezione.