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 2013  febbraio 12 Martedì calendario

SEDE VACANTE


Alle ore 20 del 28 febbraio 2013, Benedetto XVI non sarà più papa. Come Celestino V, dimettendosi il 13 dicembre 1294, tornava ad essere il monaco Pietro del Morrone, Benedetto XVI sarà di nuovo Joseph Aloysius Ratzinger. Anche Celestino V aveva annunciato la sua decisione in un concistoro, dopo avere consultato più o meno segretamente alcuni cardinali — e in particolare Benedetto Caetani che verrà poi eletto come suo successore (Bonifacio VIII). In concistoro, i cardinali tentarono però allora di convincere Celestino V a non dimettersi dal pontificato, ritenendo che una decisione del genere «fosse dannosa per la Chiesa e il papato». Le cose sono ora ben diverse, ed è proprio lo stesso papa a motivare invece, con un gesto di grande umiltà, di grande richiamo per l’opinione pubblica mondiale, la sua decisione «per il bene della Chiesa». Dalle ore 20 del 28 febbraio si aprirà una nuova fase nella storia del papato, una fase istituzionale che deve permettere alla Chiesa romana e universale di disporre di un nuovo papa.

Ma chi deve sovrintendere all’organizzazione della Sede Vacante non avrà un compito facile, perché dovrà sia rispettare e far rispettare le procedure in corso, talune delle quali antichissime, sia in qualche modo adattarle a una situazione veramente eccezionale per la sua inusualità.
Tranne quei pochi casi in cui il papa diede le dimissioni (o fu indotto a darle, come nel periodo del Grande Scisma di Occidente, tra il Trecento e il Quattrocento), la Sede vacante si apre generalmente alla morte di un papa: la stessa parola “Vacanza” significa il vuoto che la morte del papa provoca alla guida della Chiesa. Questa situazione del tutto inusuale implica che una delle prime preoccupazioni del cardinale Camerlengo, che, insieme e con il consenso del collegio dei cardinali, deve sovrintendere all’organizzazione della Sede vacante, non riguarda, come nel passato, la cura della salma e la celebrazione del complesso rituale pontificio funebre, ma prioritariamente la celebrazione del conclave.
Quando Celestino V in concistoro confermò la sua decisione di dimettersi, si spogliò dei suoi vestiti di papa e — si presume — consegnò l’anello del Pescatore che portava in quanto papa. L’anello del Pescatore, attestato per la prima volta intorno alla metà del secolo XIII, simboleggia il fatto che il papa è il successore di Pietro, che Cristo, con il fratello Andrea, ha fatto «pescatore di uomini» (Matteo 4, 19). Che cosa avverrà questa volta? Ci sarà una cerimonia — come
il 13 dicembre 1294 — durante la quale il Papa si sveste dei suoi vestiti di papa e consegna l’anello del Pescatore al cardinale Camerlengo o al decano del sacro collegio?
L’anello del Pescatore veniva consegnato al cardinale Camerlengo nello stesso modo in cui, alla sua presenza, la cancelleria papale
provvedeva a spezzare la matrice che serviva a imprimere il nome del Papa regnante sulla bolla (sull’altro lato vi erano le teste dei due apostoli Pietro e Paolo) con un martello appositamente approntato dai bollatori.
Secondo un antico cerimoniale ancora in vigore, il cardinale Camerlengo doveva, subito dopo
l’annuncio della morte del papa, far sigillare l’appartamento papale. Si tratta di un retaggio del passato, quando — nel Medioevo e fino al Settecento — i beni appartenuti al Papa nel “palazzo” potevano essere preda di ruberie esterne e interne.
Anche per quanto riguarda l’inizio del conclave non sappiamo
ancora se sarà rispettata la tradizione che risale al Duecento, anzi proprio al periodo del penultimo papa dimissionario, Celestino V. Tre giorni prima di dare le dimissioni il 10 dicembre 1291, Celestino V confermò infatti la validità del decreto di Gregorio X (1271-1274) secondo cui i cardinali, per eleggere un nuovo Papa, dovevano
rinchiudersi in “conclave” (termine che significa appunto “chiusi a chiave”) senza attendere più di dieci giorni. Lo spazio di tempo di dieci giorni si era reso necessario per potere celebrare i funerali del papa — i cosiddetti novendiali.
L’idea di rinchiudere i cardinali era stata pensata da Gregorio X (che non era cardinale quando fu eletto Papa) per evitare che una Vacanza si prolungasse troppo nel tempo. Nei decenni precedenti alla sua elezione, i cardinali attesero per diverse volte persino alcuni mesi prima di eleggere un nuovo papa, senza mettersi d’accordo. Lo stesso Gregorio X fu eletto dopo una Sede vacante durata quasi tre anni! Il successore di Celestino V — Bonifacio VIII — fu eletto il 24 dicembre 1294, undici giorni dopo le dimissioni di Celestino V. Fu dunque allora rispettato il periodo dei dieci giorni imposto dal decreto che istituiva il conclave, ancor oggi punto di riferimento importante per l’inizio di un conclave.
L’apertura del conclave avviene con la celebrazione nella Cappella Sistina di una messa solenne e con il tradizionale canto del
Te Deum.
Porre il conclave sotto la protezione dello Spirito Santo è una tradizione molto antica, che risale ai primissimi secoli della storia del papato.
Per la prima volta, il conclave per la successione di Benedetto XVI sarà celebrato secondo regole decise da Giovanni Paolo II, poi in parte ridefinite dallo stesso papa dimissionario. Un elemento fondamentale che risale al XII secolo, ossia il fatto che l’elezione di un nuovo Papa è valida se l’eletto riceve i due terzi dei voti dei cardinali presenti in conclave, continua a essere in vigore. Si trattava allora di una procedura rivoluzionaria, perché nei secoli precedenti il Papa veniva eletto — come del resto tutte le altre cariche ecclesiastiche (abati, vescovi e così via) dalla “maggioranza più grande o più sana” — senza alcuna precisazione numerica. Precisare il numero dei voti aveva lo scopo di dare una validità indiscutibile all’elezione, evitando una delle grandi crisi che aveva contraddistinto il
papato nei due secoli precedenti, il susseguirsi di scismi.
Anche il prossimo conclave sarà segreto, ma le televisioni del mondo intero potranno filmare i cardinali quando si sposteranno in processione. Anche quando fu eletto Benedetto XVI esistevano i telefonini e i moderni mezzi di comunicazione. Ma quali regole saranno
adottate perché il segreto
funzioni veramente?
L’elezione di un non cardinale è possibile. Persino l’elezione di un laico, come già nei primi secoli del papato. Ma è prevedibile che anche su questo punto si rispetti la tradizione, valida dal conclave del 1378 in poi, ossia che il nuovo Papa sia scelto tra i cardinali. L’annuncio di un nuovo Papa, la scelta del nome, e ovviamente anche il suo abito — manto rosso e tonaca bianca — sono già presenti nel rituale medievale. Ma anche il volo delle colombe — che simboleggiano lo Spirito Santo — sono tradizioni antiche che rivedremo presto. Il nuovo Papa non sarà invece incoronato con la tiara, che fu abbandonata ufficialmente da Paolo VI nel 1964.
In conclave entreranno soltanto i cardinali che non hanno compiuto l’età di ottant’anni. Questa decisione fu annunciata da Paolo VI il 1° settembre 1966 durante la visita di Castel Fumone che all’epoca fu considerata un segnale alla curia e al mondo di possibili sue dimissioni… A Castel Fumone, infatti, Bonifacio VIII aveva tenuto rinchiuso Pietro del Morrone fino alla sua morte (19 maggio 1296). Da allora, Castel Fumone è rimasto nella memoria storica legato alle vicissitudini, per molti versi drammatiche, che avevano accompagnato le dimissioni del papa del “gran rifiuto”.
Ma anche le dimissioni di Papa Benedetto XVI fanno riapparire il problema delle modalità di “convivenza” che si dovranno instaurare tra il nuovo Papa e il Papa dimissionario. E anche per questo motivo, le dimissioni di Benedetto XVI, che hanno sorpreso il mondo intero, sono un evento straordinario e ricco di incognite.