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 2013  febbraio 02 Sabato calendario

CHRISTOF INNERHOFER MI SONO MESSO A POSTO

Tra l’uomo dei Mondiali e l’uomo di mondo il confine può essere imponente come le montagne della Valle Aurina (Sportweek l’aveva incontrato lassù due anni fa) o rarefatto come la lounge di un hotel milanese di lusso, dove ci si rivede stavolta. Quale che sia la dimensione, per Christof Innerhofer fa lo stesso: abita a Gais ai piedi delle Alpi e ai Mondiali di Schladming arriva come il numero uno della nostra straordinaria pattuglia di uomini jet. Eppure con la medesima sfrontatezza con cui ha domato di recente la Lauberhorn di Wengen, bazzica sempre più spesso le grandi città. Milano soprattutto. «Basta combinare le due dimensioni», dice. «Resto un ragazzo di paese, però mi sento molto a mio agio in città. Andare a Milano mi consente di staccare un po’ dalle gare».

E quando torna a casa qualcuno le dà del milanese?
«No, più che altro vogliono vedere le foto che ho scattato. E qualche amica mi commissiona un acquisto griffato. È più probabile che del fighetto me lo diano i compagni in Nazionale».

E lei si sente un fighetto?
«Sono solo uno un po’ pignolo nella cura del corpo, ma ai photo shooting a petto nudo mica potevo arrivare peloso come un orso. Di creme non ne uso il barbiere è il solito da anni. Sta a Brunico, vado da lui prima di ogni trasferta lunga: con i capelli lungho non mi sento a mio agio».

Parlava dei suoi compagni. Tra di loro c’è qualche urban style come lei?
«Nessuno. Anzi. Sono ancorati alle loro radici. Prendi Dominik Paris, per esempio. A mo’ di battuta, dico sempre che se lui dovesse scegliere tra due bionde, a una ragazza bionda preferirebbe una birra… Qualche allenatore invece, quando vado alle sfilate di Armani, di cui sono testimonial, mi ha scritto: “mi raccomando, facci fare bella figura».

Restiamo alle ragazze: di recente ha dichiarato per la prima volta il suo status di fidanzato.
«Questo conferma quanto sia importante il rapporto con Martina. Anche in passato, pur avendo una donna fissa, non lo dicevo, ma allora era per, come dire… non chiudermi altre porte. Adesso invece lo dichiaro: sono cresciuto e ho messo la testa a posto. Insomma, ho superato la fase in cui dovevo memorizzare sul cellulare una ragazza con il nome della sua città».

Messo la testa a posto? Intende dire che se fosse maturato prima la sua carriera sarebbe stata diversa?
«No, prima delle gare non ho mai fatto lo stupido: potevi mettermi in camera una bionda, una mora e una rossa e io le avrei mandate via. (Quando lo dice, la mimica facciale non lo tradisce; ndr). Però subito dopo andava diversamente».

Martina è una sciatrice?«No, è di Bolzano ed è giornalista, in un settimanale. Forse verrà a vedermi anche a Schladming per i Mondiali, ma per carattere preferisce restare nell’ombra».
Lei in che cosa si sente cambiato?
«Prima stavo bene da solo, sentivo che ad avere una persona di fianco avrei avuto degli obblighi, mentre adesso, oltre allo sci, so (e sono molto contento) di avere a casa una donna che mi aspetta. E lei sa che può fidarsi, anche l’ultima volta che sono stato a Milano le possibilità di farsi una bella serata ci sarebbero state, ma se tradisci la tua donna una volta la tradisci per sempre. Quindi: mai cominciare».

Torniamo alle città. Lei quando ne vide una per la prima volta?«A 12 anni. Francoforte. Dovevo prendere l’aereo per il Canada dove avrei partecipato al "Topolino International"».

Altre mete?
«L’anno scorso sono andato a Dubai».

Perché proprio lì?
«Mi serviva un posto dove abbinare ma rè e attrazioni alternative. Più che altro, andandoci con una ragazza che non conoscevo tanto bene, se avessi scelto un atollo e con lei non fosse filato tutto liscio sarei stato "ingabbiato"».

Com’è finita?
«Non tornerei ne a Dubai ne con la ragazza. Nessuna delle due mi ha convinto. Del luogo salvo però i giochi d’acqua delle fontane a ritmo di musica. Molto belli».

Che cosa la infastidisce della città?
«Niente. Neppure il traffico, in macchina a Milano mi muovo senza problemi. Però non ci userei mai la bici, questo no».

Quindi a fine carriera non lascerà Gais per la metropoli?
«Impossibile. Magari comprerò una casa a Milano, dove già abitano i miei cugini e dove mi sono costruito un bei giro di amici e amiche. Dovrebbe arrivarmi un’offerta di lavoro straordinaria per farmi lasciare i boschi e le montagne».

Facciamo il punto su quanto è urbano e mediatico Innerhofer, allora.
«Partecipo alle sfilate, faccio fotografie, in tv sono andato a Verissimo e ad Amici, due programmi molto popolari. Tutto sommato è diventata una parte importante della mia vita. Più che un hobby, ormai la definirei una passione».

E come iniziò tutto?
«Per caso, tre o quattro anni fa, quando un amico di Brunico proprietario di un negozio di abbigliamento mi chiese di fargli da modello per alcune foto. Misi quegli scatti su Facebook e sul sito e da lì la ruota ha iniziato a girare. Prima è arrivato Tezenis, poi Armani... Così oggi c’è l’Innerhofer sciatore e, ma non dovrei dirlo io forse, c’è il modello. Sono orgoglioso di quest’immagine extrasportiva così positiva che sono riuscito a costruire».