Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

IL PROSSIMO CAPO DELLO STATO SARÀ GIORGIO NAPOLITANO


Molti pensano che la prossima legislatura avrà vita breve, soprattutto se la coalizione di sinistra non otterrà una maggioranza autosufficiente al Senato. A vedere com’è andata in passato, si potrebbe pensare l’esatto contrario. La coalizione di sinistra che ottenne la maggioranza nel 1996 era autosufficiente in ambedue i rami del Parlamento, ma si sfasciò dopo due anni perché non era in grado di accettare la richiesta (che oggi appare pazzesca) di una riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali a parità di salario, avanzata in modo ultimativo da Fausto Bertinotti. La legislatura, però, arrivò al termine per l’alleanza di Massimo D’Alema con i centristi di Clemente Mastella, cioè quando non era più autosufficiente. Paradossalmente fu la secessione dello stesso Mastella a far mancare la maggioranza alla seconda prova di governo di Romano Prodi, che in realtà disponeva fin dall’inizio di una maggioranza millimetrica al Senato.
In ogni caso sembra abbastanza probabile che, senza un’alleanza con i centristi, la coalizione di sinistra si troverà nel migliore dei casi (per lei) nuovamente con una maggioranza risicata in Senato, il che conferirà a Nichi Vendola un ruolo determinante, com’è stato, per due volte, quello di Bertinotti, con le conseguenze note.
Se la legislatura apparirà destinata a incagliarsi rapidamente, la prima decisione che spetta al nuovo Parlamento integrato da rappresentanze regionali, quella dell’elezione del successore di Giorgio Napolitano, ne sarà inevitabilmente condizionata. C’è chi, per ora solo dall’area centrista, comincia a parlare della possibilità di confermare il mandato a Napolitano, che effettivamente appare come l’unica personalità che gode ormai della stima di una larghissima maggioranza. Il centrodestra, forse senza la Lega Nord, potrebbe accettare questa soluzione per evitare l’incoronazione di Romano Prodi, e il diretto interessato, che già si è dichiarato indisponibile più volte, potrebbe accettare per spirito di servizio, con la volontà di dimettersi appena il quadro politico assuma un livello sufficiente di stabilità. Bersani non potrebbe opporsi, anche se la conferma al Quirinale avrebbe il senso di una certificazione della debolezza della sua coalizione, anche se risultasse maggioritaria in ambedue i rami del Parlamento.