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 2013  febbraio 05 Martedì calendario

IL CAV VORREBBE IL MEZZO MILIONE


Marginalmente, ma sintomaticamente, Silvio Berlusconi si occupa di Oscar Giannino, ossia della lista Fare per fermare il declino, che il giornalista economico è riuscito, con indubbia sorpresa dei politologi, a presentare ovunque, comprese perfino tre ripartizioni estere (su otto). La settimana scorsa, da Radio Monte Carlo, il Cav aveva lanciato un appello: «Approfitto dell’ultimo secondo per dire agli italiani di andare a votare, di non pensare che siano gli altri a decidere e di non disperdere i loro voti ai piccoli partiti come Monti, Fini, Casini e Giannino, che ha l’1.4% di voti. Lui lo sa, ma insiste in maniera non responsabile nel sottrarre voti ai moderati».
Domenica, in un’intervista al Tempo, Berlusconi (o chi fra i suoi collaboratori ha steso le risposte, ma questo poco importa) si è ripetuto, invitando a non disperdere il voto. Gli italiani stanno comprendendo, ha detto il Cav, che «la coalizione di Monti con Fini e Casini non ha alcuna possibilità di vittoria e si prepara già da tempo a fare da stampella alla sinistra». E ancora: «Aggiungo una notazione sul partitino di Oscar Giannino, Fermiamo il declino. In tutti i sondaggi è stimato all’1,4%. Non arriverà mai al 4% necessario per ottenere una rappresentanza in Parlamento. Tutti gli elettori che compongono questo 1,4% sono dei moderati che quindi Giannino sottrae esclusivamente alla nostra coalizione di centrodestra, favorendo così la sinistra. Mi permetto di rivolgere al ’liberale’ Giannino un appello di tutto cuore: ritiri la sua lista, non si renda colpevole di un aiuto, magari determinante, alla sinistra».
Giannino ha risposto nell’unica maniera ovvia, per chi sia sceso in lizza: no. Sul Tempo ha così ieri replicato: «Di tutto cuore e con rispetto, respingo l’appello. Berlusconi ha una concezione patrimoniale anche dei voti. Non sono voti suoi, sono voti che ha perso». L’irrisione espressa da Giannino a proposito sulla proposta anti Imu del Cav ha poi causato una bordata di Alessandro Sallusti sul Giornale, contro il «campione a parole di liberismo», «l’eccentrico giornalista neo politico» che «si comporta come il più irriducibile comunista».
Di fatto, a poco più di due settimane e mezzo dal voto i sondaggi negano a Fermare il declino la possibilità di entrare in Parlamento, anche solo con quella pattuglia di testimonianza che Giannino ha più volte auspicato. L’8% in una qualsiasi regione, Lombardia compresa, pare un mito. Quanto al 4% nazionale necessario per entrare alla Camera, fuori delle coalizioni, non è accreditato da alcuno.
Qualche sondaggio assegna a Fermare il declino anche più del 3%, ma si tratta di ricerche condotte in rete, che all’evidenza sovrastimano le reali possibilità della lista di Giannino (come gli stessi sostenitori correttamente riconoscono). È probabilmente vero, come B. asserisce, che i potenziali voti a Giannino arrivino dai moderati; più esattamente, da delusi del Cav. Molto meno numerosi appaiono gli elettori che dal centro-sinistra si spostano verso lidi liberali, quali sono quelli di Fermare il declino.
Giannino, dopo gli iniziali tentativi di convergenza con Italia futura di Luca Montezemolo, ha seguito una strada che l’ha portato a presentarsi solitario, puntando molto sulla polemica con gli uomini del passato. Dal deposito delle liste in poi ha agitato un no secco sia al centro-destra, sia al centro-sinistra, sia al centro, un’opposizione a 360°, che indubbiamente gli conferisce visibilità e gli permette di sostenere di non avere responsabilità alcuna. È, in buona sostanza, la condizione dei grillini; ma, diversamente da costoro, le ricette proposte sono liberali.
In tal modo giungono simpatie da frange di elettori che hanno creduto nella rivoluzione liberale e che oggi non se la sentono di ridare fiducia al Cav. Il quale, a sua volta, nella corsa a riprendere i voti perduti deve guardare pure a quel mezzo milione che ha già deciso di votare Giannino, ma che potrebbe sentire il richiamo del voto utile e, col timore di favorire solo la sinistra disperdendo il suffragio, alla fine potrebbe convincersi a dare fiducia, di nuovo, a Berlusconi.