Marino Longoni, ItaliaOggi 4/2/2013, 4 febbraio 2013
TASSA SU COLF E BADANTI
Licenziare, per qualsiasi motivo, una colf, una badante o una baby sitter, potrà costare molto caro. I datori di lavoro, cioè le famiglie, dovranno infatti versare una tassa sul licenziamento di 473 euro per ogni anno di servizio fino a un massimo di tre anni. Tutto nasce dalla riforma Fornero che ha inserito il nuovo balzello all’interno della revisione del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali. L’imposta andrà versata all’Inps e alimenterà il fondo che eroga l’indennità di disoccupazione. Avrebbe dovuto entrare in vigore già dal 1° gennaio 2013, ma al momento, al ministero del lavoro, evidentemente, hanno cose più importanti da fare, perciò nessuno si è preoccupato di dare la benché minima istruzione su chi, come e quando vada versato. Si potrebbe anche mettere in dubbio che i datori di lavoro domestico possano essere i destinatari di una misura così penalizzante. A loro infatti non si applicano molte delle regole generali che disciplinano il mercato del lavoro. E il rapporto che lega la famiglia con il collaboratore domestico è un contratto di lavoro speciale. Ma l’Inps, sentita da ItaliaOggi, ha confermato che non ci sono esclusioni di sorta. Anche Assindatcolf, sindacato che riunisce i datori di lavoro domestico, ha emanato una circolare nella quale conferma l’obbligo del versamento di questo ticket.
La situazione è kafkiana: in mancanza di certezze, ognuno fa quello che vuole. L’Inps prende tempo, sperando che qualcuno le tolga le castagne dal fuoco. Il ministero del lavoro aspetta. Le famiglie o sono all’oscuro di tutto oppure si stanno chiedendo come fare per evitare di sottoporsi anche a questa stangata. Che, secondo i calcoli fatti da ItaliaOggi, gli porterebbe via fino a 200 milioni l’anno. Come se le badanti e le baby sitter fossero un bene di lusso. Forse il governo dei tecnici non sa che in genere una famiglia si mette in cerca di un collaboratore quando, per la presenza di bambini o di anziani invalidi, non ce la fa più a tenere insieme i ritmi del lavoro e delle attività domestiche. È questo che si vuole penalizzare?
Altro piccolo dettaglio trascurato dai professori che hanno scritto questa riforma: non c’è dubbio che un balzello simile sia un incentivo fortissimo al lavoro sommerso e alla ricerca di soluzioni per aggirare il salasso, per esempio proponendo, con la scusa della crisi, un peggioramento delle condizioni di lavoro, in modo da costringere il lavoratore a dare le dimissioni (in questo caso il ticket non è dovuto). In ogni caso, una tassa incivile che farà aumentare il tasso di inciviltà del Paese.
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