Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 2/2/2013, 2 febbraio 2013
MUSSARI DAVA LEZIONI DI ETICA
Le fondazioni devono contribuire di più a costruire un modello finanziario diverso, ci deve essere una nuova battaglia etica che giustifichi la nostra presenza». Parole di chi ? Di Giuseppe Mussari, al Meeting dell’amicizia. Ancora: «Bisogna sensibilizzare le banche sulla vendita dei prodotti finanziari ad alto rischio come i derivati. È questo uno degli obiettivi che le fondazioni, come soggetti partecipanti al capitale delle banche, dovrebbero perseguire. Essere banche del popolo significa negare a queste banche l’accesso a certi prodotti come i derivati che il Financial Times ha definito armi finanziarie di distruzioni di massa».
Insegnava ai ciellini l’etica della finanza. Sì, proprio Giuseppe Mussari fu più volte ospite del Meeting dell’amicizia, l’annuale raduno (a Rimini) degli adepti di Comunione e liberazione e del suo braccio operativo, la Compagnia delle opere. Il presidente dell’Abi e di Mps (allora ben in sella) era chiamato a spiegare ai giovani in che modo coniugare il mondo bancario e finanziario coi comandamenti di correttezza e solidarietà proposti da Cl.
Vediamo allora che cosa disse Mussari ai giovani ciellini, in un’epoca in cui all’orizzonte non vi era ancora il terremoto delle operazioni allegre e oscure di Mps (ma c’era già la polvere, in gran quantità, nascosta sotto il tappeto). Siamo nel 2010, la sala, alla fiera di Rimini, è affollata perché l’ospite è di riguardo.
Lui sale sul palco e dal microfono si rivolge all’attento uditorio di matrice cattolica: «Dobbiamo stare insieme alle imprese e alle famiglie: la trasparenza o è semplice o è un simulacro. Le regole servono per fare capire al cliente quello che deve capire, non ad altro. Dobbiamo costruire un sistema di comunicazione con responsabilità e linearità, cercare di trovare la soluzione giusta per rendere il credito qualitativamente più facile, meno costoso e più giusto». Applausi. E Mussari continua: «La crisi ci lascia un vantaggio, sostanzialmente lo lascia a noi e al Canada, i due sistemi bancari che di fatto sono usciti indenni da questa situazione. Non che tutto si debba misurare a nostra immagine e somiglianza, sarebbe eccessivamente pretenzioso, però….».
Poi la difesa delle fondazioni da iniziative di legge tendenti a limitarne i poteri e si comprende oggi bene il perché se si pensa al rapporto incestuoso tra Mps e la sua fondazione: «Non si va avanti con i decreti che dicono cosa si può fare e cosa no», sentenziò Mussari nel 2005. «Se il fine, poi, è quello di aprire maggiormente al mercato, come dicono i sostenitori del decreto, e non quello di mettere da parte le fondazioni, a quali soggetti si vuole aprire? Perché non ce lo dicono? Queste cose devono essere chiarite prima di agire in un settore tanto importante e delicato. E non si può nemmeno sostenere che le nostre organizzazioni manchino di chiarezza e trasparenza, perché sono come case di cristallo che pubblicizzano il più possibile ciò che fanno».
Case di cristallo? Comunque il decreto è quello proposto da Giulio Tremonti che voleva bloccare al 30% i diritti di voto delle fondazioni all’interno dei cda delle banche.
«Un provvedimento singolare », lo definisce Mussari. «Siamo stati cattivi azionisti? Guardate il patrimonio delle fondazioni. Mi chiedo quale è l’obiettivo di questo emendamento, sostituire le fondazioni e con chi? Bisogna dirlo prima di approvare il provvedimento. Quale è il problema che si vuole risolvere? Efficienza? Trasparenza? Intromissioni?»
Tra Mussari e la Compagnia delle opere si sviluppò un flirt tanto che Mps e la Compagnia firmarono una convenzione «che prevede condizioni vantaggiose per le aziende associate alla Compagnia e ai loro dipendenti e familiari», è scritto nel comunicato che lo annuncia.
«Le condizioni economiche proposte sono un segno di attenzione al mondo della Compagnia delle opere, con una gamma di offerte dedicate che guarda sia ai bisogni aziendali che familiari. L’impegno reciproco è altresì promuovere un rapporto di confronto e conoscenza nel territorio, favorito dalla capillare diffusione territoriale della Compagnia e di Mps, che guardi al valore della persona ed al crescere insieme».
Mussari è puntualmente presente al Meeting, quasi ogni anno. Nel 2006 parla di Mps: «La banca ha un proprio piano industriale e lo porteremo avanti migliorando la redditività e riducendo i costi. Bisogna guardare al lungo periodo e lavorare».
Del resto, aggiunge, «il rilancio economico del Paese necessita di un progetto di sviluppo e innovazione in cui credere, in cui ciascuno può rinunciare anche a un pezzo di reddito personale per vederlo poi tornare ai suoi figli con gli interessi».
Nel finale però avverte il popolo ciellino: «Solo aumentando la trasparenza si potranno evitare in futuro casi come quello dei Cirio bond e delle obbligazioni argentine».
Infine, a margine, detta ai giornalisti la sua ricetta politica: «Non credo ai Ronaldinho nel governo. Abbiamo bisogno di mediani di gruppo. Certamente servono anche le azioni singole, da fuoriclasse, ma l’obiettivo di distruggere le rendite di posizione, che non determinano una crescita reale, dev’essere comune».
Ipse dixit. Gli organizzatori stanno redigendo il programma della prossima edizione del Meeting, agosto 2013. Giuseppe Mussari sarà assente giustificato.