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 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

SU SIENA IL PESO DEI CREDITI A RISCHIO


Non c’era solo l’attitudine coltivata a Siena di fare della banca un gigantesco hedge fund pieno di derivati che servivano a occultare perdite. O di usare buona parte della raccolta per fare trading finanziario, impiegando quattrini dei correntisti per comprare titoli cercando lì di fare utili. Basti pensare a quel portafoglio tra titoli e derivati lievitato nel tempo fino alla cifra di 37 miliardi. Una cifra imponente che vale da sola il 25% dell’intero portafoglio prestiti e il 17% dell’intero bilancio della banca senese. La banca guidata negli ultimi anni da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni ha accumulato un primato negativo anche sull’attività tipica, quella cioè di prestare denaro.
Siena al top per le sofferenze
Ebbene, tra le prime 5 banche italiane Siena è tuttora quella con la peggiore qualità dell’attivo. In assoluto. Basti guardare i numeri del bilancio. I cosiddetti crediti deteriorati, cioè i prestiti a rischio della banca, hanno toccato la cifra record a fine settembre del 2012 di 17,4 miliardi di euro. Un valore (o meglio un disvalore) che sui 145 miliardi dell’intero portafoglio prestiti danno un tasso di prestiti a rischio del 12%. Alto, molto alto. Ma quel che preoccupa ancor di più e assegna a Siena un amaro primato è il rapporto dei crediti dubbi sul capitale netto.
Crediti a rischio a quota 173%
Quel rapporto è schizzato a fine settembre 2012 al 173%. Un livello che non ha confronti tra i big del credito italiano. La media in Italia di questo rapporto infatti si colloca poco sotto il 100% sul patrimonio netto tangibile. Mps quindi svetta su tutti e fa impressione la dinamica che mostra un’accelerazione senza soste. Nel 2009 i prestiti a rischio della banca senese stazionavano a 10,2 miliardi con un rapporto sui crediti al 6,8% e sul capitale netto del 60%. Come si vede siamo in presenza di un raddoppio delle partite di credito deteriorate sul portafoglio impieghi e a un balzo di tre volte sul capitale netto della banca.
Certo il problema del drammatico acuirsi della crescita esplosiva delle sofferenze è generalizzato ed è la spada di Damocle che pende da almeno tre anni sull’intero sistema bancario italiano che ha visto le sole sofferenze lorde passare da 60 miliari del 2009 a 122 miliardi nel novembre del 2012. Ma nel caso di Mps tutto si fa più complicato dato che in assoluto è tra le grandi banche quella più sofferente.
Pessima gestione dei prestiti
Segno inequivocabile di una gestione dei prestiti sotto la gestione Mussari-Vigni peggiore del resto delle grandi banche italiane. E questo apre più di un problema per il futuro. Quel lento accumulo dei crediti a rischio ha per Mps, come per le altre banche del resto, un pesante effetto collaterale.
Vuol dire dover mettere a bilancio sempre nuovi e più alti accantonamenti e rettifiche di valore che deprimono la profittabilità. Basti vedere gli ultimi anni: le rettifiche nette sui crediti sono costati ben 4,2 miliardi nel periodo che va dall’inizio del 2009 ai primi nove mesi del 2012. È questo in soldoni il costo che ha pagato la banca per il cattivo credito negli ultimi anni. Un bagno di sangue che ha infiacchito ancor di più un istituto che ha visto svanire solo per l’avviamento su AntonVeneta altri 5,9 miliardi.
Perdite oltre 6 miliardi
Una doppia sofferenza quella del costo del cattivo credito e dell’azzardo sull’acquisizione di Antonveneta strapagata che ha portato il Monte dei Paschi a cumulare perdite per oltre 6 miliardi dal 2011 a settembre del 2012. L’unica nota positiva per il mercato è che a fronte di tale mole di prestiti a rischio Mps ha condotto una politica di copertura previdente con tassi di copertura delle sofferenze in linea con i due big del credito e superiori alla media delle banche più piccole che hanno tassi di copertura più bassi. Ma questo vuol anche dire che le svalutazioni sui bilanci andranno avanti anche nei prossimi trimestri. Vale per tutte le banche certo ma Mps ha in più il fardello degli onerosi Monti-bond sul groppone. Un nodo difficile da sciogliere.