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 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

SLOWFOOD GENESI DEL MOVIMENTO PIù GOLOSO DEL PIANETA

MILANO «Quel fazzoletto rosso, che tu porti al collo/ la ben che ti voglio, la ben che ti voglio. Quel fazzoletto rosso, che tu porti al collo/ la ben che ti voglio, ma dammelo per me». Impossibile sbagliare: il signore barbuto che si esibisce in virtuosismi da street dance cantando a squarciagola sulle note di
Rosa Rosella
(canzone popolare franco-italiana) è il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini. Le immagini dell’ultima edizione di
Cantè j’euv
(Cantar le uova) chiudono virtualmente il docu-film
Slow Food Story,
che il 12 febbraio verrà proiettato al Festival di Berlino nella sezione “Kulinarischen Kino”, dedicata ai connotati sociali del cibo.
Una presenza fortemente voluta dal direttore del festival Dieter Kosslick, membro di Slow Food International, che quattro anni fa aveva ospitato a Berlino il docu-film
Terra Madredi
Ermanno Olmi. Del resto, la cronaca della
festa contadina più mattocchia delle Langhe, processione notturna di cascina in cascina per chiedere un cesto d’uova in cambio di una cantata collettiva, è la sintesi perfetta di quanto la gioiosa macchina da guerra di Slow Food abbia rappresentato in Italia e nel mondo dalla sua nascita a oggi. A raccontare la storia di una rivoluzione lenta e cocciuta come la chiocciola scelta venticinque anni fa a mo’ di logo, dalla campagna albese alla copertina di
Time
è stato chiamato Stefano Sardo, giovane cineasta figlio di Piero, storico braccio destro di Petrini, che presiede la Fondazione Slow Food per la Biodiversità. Un’ora abbondante e divertente di video d’antàn e interviste, foto ingiallite e immagini dell’ultimo Salone del Gusto-Terra Madre (ottobre 2012), che ruotano ineluttabilmente intorno al lìder maximo Carlo Petrini, detto Carlin, visionario e carismatico fondatore del movimento più responsabilmente goloso del pianeta.
Tutto comincia là, dove l’alleanza straordinaria tra buon bere e buon cibo — siamo nella terra di Barolo e tartufo bianco — affonda le sue radici nella cultura contadina e nella condivisione dei saperi. Ma a Carlin e Azio, amici inseparabili fin dall’asilo (lo sono tutt’ora: Azio è uno dei pochi che Petrini ascolti davvero e rispetti immensamente), non basta. Mentre nelle città divampa la contestazione operaia e studentesca, Azio e Carlin fondano una radio recuperando un trasmettitore sopravvissuto alla guerra (era su un carro armato). La battezzano Radio Bra Onde Rosse, si-
gla iniziale,
L’Internazionale.
Del resto, non c’è campagna dove
il Manifesto
venda così tante copie, racconta divertita Luciana Castellina: «Alle elezioni comunali il Pdup di Bra prende il
15% dei voti, si faceva a gara per andare a fare i comizi a Bra, perché i compagni ci portavano a mangiare e bere benissimo». La radio, naturalmente, viene chiusa — c’era ancora il monopolio
Rai — e a difenderla arriva un battagliero Dario Fo: «Figurarsi che cosa potevo difendere, ero appena uscito di prigione...».
Tra i
Cantè j’euv
e l’attività della radio, nasce il “Boccon di vino”,
osteria di Bra dove Carlin e amici servono ai tavoli, mentre in cucina c’è la mitica signora Maria, che confessa a Petrini: «Per i miei
tajarin,
quaranta rossi per kg di farina, speriamo che non facciano male
ai clienti». Alle Feste dell’Unità, si comincia a votare il ristorante migliore, suscitando scandalo e divertimento tra i militanti. Poi lo scandalo del metanolo, i morti, la nascita di una sezione Arci dedicata
ai vini per cercare di ridare dignità a un settore in ginocchio, l’ArciGola. In sequenza, nascono il
Gambero Rosso,
inserto di otto pagine del
Manifesto,
che coniuga cibo e politica, e la guida dei vini.
A fine anni 80, il passaggio da ArciGola a Slow Food, che nasce a Parigi il 10 dicembre 1989, «perché la rivoluzione non può essere di un paese solo, diceva Troszky. E nemmeno il cibo». Carlin non ha mai smesso d’inventare il futuro, nemmeno durante la malattia che all’inizio del 2000 l’ha quasi ucciso, stupendo e guadagnando alla causa del cibo sostenibile i più importanti uomini del mondo. Oggi, Slow Food ha sedi in 150 paesi, ha creato un’università, una banca del vino, i Master of food. Il concetto di ecogastronomia ha conquistato migliaia di cuochi e produttori da una parte all’altra del pianeta. Ma Carlin non ha dismesso l’anima giocosa. Sentirlo cantare «Amore mio ti lassio, me ne vado ad Alassio» al Premio Tenco, vale da solo il film.