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 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

UN ALTRO MONDO È POSSIBILE A TREDICI ANNI LUCE DALLA TERRA

ROMA «Dove sono tutti? ». Con il paradosso che porta il suo nome, Enrico Fermi si chiedeva come mai ancora nessun extraterrestre si fosse mai fatto vivo con noi. Alla domanda del fisico italiano oggi dà una parte di risposta la Nasa. «Pensavamo di dover cercare a grandi distanze un pianeta simile alla Terra. Ora sappiamo che potremmo trovarlo nel cortile di casa, in attesa solo di essere scoperto » ha spiegato ieri in una conferenza stampa all’università di Harvard l’astronoma Courtney Dressing. Il “pianeta gemello”, secondo i calcoli della Nasa, potrebbe trovarsi a 13 anni luce da noi. Abbastanza vicino da sognare una missione per raggiungerlo, anche se i 120 mila miliardi di chilometri da superare sono al momento un passo troppo lungo per le nostre gambe.
Il paniere del cacciatore di pianeti simili alla Terra — quel telescopio spaziale chiamato Keplero e lanciato dalla Nasa nel 2009 — sta diventando di giorno in giorno più ricco. Sono finora più di duemila i pianeti individuati nella Via Lattea dalla sonda. Tutti ruotano attorno a un loro Sole e hanno caratteristiche simili al nostro. La metà di questi “cugini” ha una massa compresa fra 1,25 e quattro volte quella della Terra. Ma si tratta ancora di una goccia nel mare. La Nasa infatti ha stimato che i corpi celesti potenzialmente abitabili da forme di vita intelligenti o meno potrebbero essere decine di miliardi.
Il calcolo — secondo gli astronomi americani — è presto fatto. Le stelle nella nostra galassia sono circa 100 miliardi. Le nane rosse
— quelle che più di frequente ospitano pianeti orbitanti — sono la quota principale: 75 miliardi. I dati inviati da Keplero ci fanno sapere che una nana rossa su sei è accompagnata da un “cugino della Terra”. Se al momento una missione per tentare di raggiungere uno di questi pianeti è impensabile, uno dei telescopi spaziali in progettazione — il James Webb — potrebbe darci informazioni sull’atmosfera, la temperatura e la composizione chimica di questi mondi potenzialmente abitabili.
«Non c’è bisogno che un pianeta sia un esatto clone della Terra per essere ospitale» spiega Courtney Dressing. Infatti molti dei candidati alla vita ruotano assai vicino al loro Sole o presentano sempre la stessa faccia ai raggi della stella. Dal momento poi che
le nane rosse hanno un carattere particolarmente irascibile e periodicamente lanciano nello spazio getti di luce ultravioletta in grado di distruggere ogni forma di vita, è necessario che il pianeta
sia schermato da un qualche tipo di atmosfera. Gli eventuali abitanti di questo nuovo mondo avrebbero avuto tutto il tempo di raggiungere un livello di civilizzazione più elevato del nostro. Le
nane rosse sono infatti stelle più piccole, ma più longeve rispetto al nostro Sole (che è una nana gialla). «Potremmo anche trovare una Terra che ha 10 miliardi di anni» ipotizza la Dressing.
A scoprire un pianeta gemello ancora più vicino a noi, un giorno, potrebbe anche essere un semplice amatore anziché un astronomo della Nasa. L’immensa mole di dati raccolta da Keple-
ro, infatti, è inserita in rete. La stessa agenzia spaziale americana invita gli amatori a scavare fra i risultati. Già un paio di pianeti giudicati interessanti per le loro similitudini con il pianeta azzurro sono stati individuati da semplici appassionati attraverso i siti
planethunters. org
e
zooniverse. org.
Il lavoro di Keplero d’altronde richiede una pazienza da amanuense, nonostante il livello di tecnologia presente a bordo. Il telescopio sceglie un gruppo di stelle in una sezione della galassia e le fissa per un certo periodo di tempo. Quando un pianeta orbita di fronte al disco della stella, si crea un’eclissi. L’infinitesima differenza di luminosità viene percepita da Keplero, che è in grado di risalire alle dimensioni del pianeta e al tipo di orbita.
A spulciare tutte le caratteristiche di questi nuovi mondi, anche gli scrittori di fantascienza troverebbero miriadi di spunti. Dalle lenti di Keplero e dei suoi predecessori sono infatti spuntati pianeti con due Soli (ma qui la scienza arriva seconda) che hanno dunque ottostagioniall’anno.Oatmosfere talmente torride e pesanti da far piovere rubini e zaffiri. Ci sono pianeti con un cuore di carbonio a pressione tanto alta da trasformarsi in diamante. Altri al contrario sono così leggeri da essere composti solo da vapore. In molti dei corpi celesti che si trovano assai vicino al loro Sole, l’effetto serra potrebbe aver raggiunto livelli insostenibili. Sapere come forme di vita più intelligenti di noi hanno affrontato e risolto il problema potrebbe rivelarsi utilissimo.