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 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

NON SOLO MONTEPASCHI


È un piccolo esercito, in gran parte sommerso. Libero ne ha contati 1.137 soldati in tutta Italia, ma è sicuramente una cifra difettosa. È l’esercito dei poltronisti a cui Pier Luigi Bersani e i suoi dirigenti hanno dato una seconda chance dopo una vita passata al servizio del partito. Una chance di riserva, una poltrona di consolazione che il Partito democratico non nega mai a nessuno. Così oggi questo piccolo esercito ha conquistato gran parte delle società pubbliche italiane: autorità e spa nazionali, municipalizzate, cariche pubbliche di ogni tipo e grado. Hai fatto il sindaco del piccolo comune e non puoi più essere rieletto? Non ti preoccupare, arriva per te la presidenza della municipalizzata della zona. E se da quelle parti posto non c’è, puoi stare tranquillo perchè la poltroncina di consolazione salterà fuori altrove. È accaduto a man bassa al termine della scorsa legislatura, quando Valter Veltroni aveva preso le redini del Partito democratico e voleva dare un segno di rinnovamento nelle candidature per il nuovo Parlamento. La medicina è stata amara per molti dei non ricanddati. Ma non per tutti: il 20% degli esclusi ha infatti ottenuto un premio di consolazione (gran parte degli altri si sono candidati per comuni, province o Regioni): una poltrona di prestigio in una società pubblica nel proprio territorio. La politica lì è padrona dei consigli di amministrazione, il premio di consolazione non costa nulla al Pd: le indennità da presidente, amministratore delegato o semplice consigliere di amministrazione sono pagare dal bilancio delle società- talvolta interamente pubbliche, talvolta con qualche azionista privato. Il premio di consolazione è quindi sempre offerto dai cittadini italiani, o interamente o chiedendo un piccolo sforzo anche ai soci privati.
LA CONSOLAZIONE
Anche ora che Matteo Renzi ha costretto Bersani a rinnovare un bel po’ le sue liste, per gli esclusi arriverà il solito premio di consolazione: magari la tornata elettorale aiuterà, consegnando al Pd qualche ente locale fra ora e la primavera prossima, e naturalmente le poltrone controllate nelle municipalizzate. Si è già visto un assaggino con la nomina di Antonello Soru, deputato Pd (ed ex capogruppo) a Garante per la privacy, che ha ampiamente lenito la ferita della quasi certa non ricandidatura. O con quella di Giovanna Melandri, altra leader del partito con lunga carriera alle spalle, alla guida del museo Maxxi di Roma.
Basta però scorrere gli elenchi di società municipalizzate di tutta Italia e controllare i consigli di amministrazione per capire come presidenze, deleghe e poltrone varie siano per tradizione un premio di consolazione a politici di lungo corso che non hanno più possibilità di essere rieletti. Qualcuno è approdato lì dopo qualche delusione poitica (bocciato dagli elettori), qualcun altro per lasciare libera la corsa a colleghi più giovani. Millecentotrentasette poltrone pubbliche conquistate non sono però uno scherzo. Perchè lì vi siedono non professori o tecnici di area, magari solo graditi o stimati dal partito. Sono tutti politici di professione che vantano alle spalle una carriera da consigliere comunale, provinciale, regionale, da sindaco, da deputato o da senatore. Evidentemente quando gli azionisti pubblici devono nominare qualche manager, inciampano sempre in una pioggia di curricula di qualche ex collega. Non si spiegherebbe in altro modo la vera e propria invasione che il Pd ha compiuto ai vertici delle autorità portuali italiane.
PORTI OCCUPATI
Alla guida di quella di Livorno c’è Giuliano Gallanti, ex consigliere regionale della Liguria. In cima a quella di Piombino c’è Luciano Guerrieri, ex assessore provinciale. A capo di quella di Salerno c’è Andrea Annunziata, ex deputato della Margherita e sottosegretario del governo di Romano Prodi. Guida il Porto di Venezia Paolo Costa, ex sindaco Pd della città, ex europarlamentare, ex ministro del governo Prodi. Luigi Merlo è presidente della autorità portuale di Genova, ma prima è stato vicesindaco della città e assessore regionale ligure dei democratici di sinistra. Il povero Francesco Mariani, comunque alla guida della Autorità portuale del Levante, può vantare alle sue spalle solo un ruolo da dirigente dei Ds. Era responsabile dei trasporti del partito: meglio che niente, e la poltrona è saltata fuori lo stesso.
Non sono pochi i deputati non più rieletti ad avere ritrovato una poltrona di prestigio in una società pubblica nazionale o locale. L’ex senatore Roberto Barbieri è stato nominato dal sindaco diTorino, Piero Fassino amministratore delegato del Gtt, holding dei trasporti. In quella stessa società il presidente è Francesco Brizio, ex sindaco Pd di Ciriè. L’ex onorevole Ernesto Abaterusso è presidente di Italia navigando (gruppo Invitalia), dove siede in cda anche Bernardo Mattarella, figlio del compianto Piersanti e nipote di Sergio, nonché ex deputato alla Regione Sicilia. Era deputato Ds anche Mauro Chianale, che ora a Torino presiede l’Environment park. Ex onorevole Luigi Polli, che ad Arezzo guida la Coingas. Come Riccardo Marone che a Napoli guida la Bagnoli futura. Un esercito che fa capire bene in che mani oggi sia il potere in Italia.