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 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

INVITI A CENA E WEB. L’ALTRA CAMPAGNA DEI «NON LEADER» —

Mario Tronti, storico filosofo della Classe operaia, classe 1931, Facebook non lo frequenta granché: «Sono scettico su queste cose virtuali. Preferisco di gran lunga il contatto con i corpi». Candidato con il Pd, ha un’impostazione solida ma un po’ classica: «Niente teatrini televisivi. Manifesti? No, che cosa odiosa vedersi rappresentati in immagine. Piuttosto ho incontri con il mondo intellettuale, scrivo sull’Unità e sono aperto a un discorso sulla questione antropologica e sociale». La giovane candidata del Movimento Cinque Stelle, Roberta Lombardi, classe 1973, si definisce una «smanettona» e ha aderito con entusiasmo a un’iniziativa che unisce il massimo dell’interazione virtuale con il massimo del contatto diretto: «Si chiama "Invita a cena un candidato". Su Facebook chi è interessato ci contatta e noi si va a cena. Stasera in un’osteria di Primavalle mi aspettano una ventina di persone». Niente aragoste e niente cene offerte, inutile dirlo: «Si fa alla romana».
La campagna elettorale cambia. Pochi comizi, scomparse o quasi le sedi di partito. Vuoti Arci e Case della Cultura. Sono cambiati tempi, media e anche la legge elettorale. Lo spiega Tronti: «C’è la personalizzazione. Tutto è legato ai candidati premier, gli altri scompaiono. Non che sia un male, per me: questa idea che si vota prima per il partito e poi per i candidati, viene demonizzata, ma ha le sue virtù».
La pensa così un candidato che non potrebbe essere più distante da Tronti, Augusto Minzolini, già direttore del Tg1, candidato con il Pdl: «Contano molto i leader. Noi dobbiamo stare molto sul territorio. E, certo, sulla rete». Minzolini ha avuto qualche disavventura, con l’account Twitter sospeso per eccesso di virulenza verbale, addebitata poi all’esuberanza del figlio: «Ma quale sospeso, a me non risulta affatto. E comunque la questione è nata per lo squadrismo, lo dico tra virgolette, del mucchio selvaggio di 400 grillini organizzati». Quanto a Facebook, c’è un «Minzolini fan club» con 13 mila adepti: «Ma non lo gestisco io. È aperto da anni, mi stupisce che ci sia tanta gente che scriva ogni giorno un notiziario su di me».
CasaPound, il movimento appena investito da un’inchiesta giudiziaria, sceglie il Carnevale per la sua campagna: a Firenze Saverio di Giulio e altri militanti sfilano con le maschere di Monti, Berlusconi e Bersani. Josefa Idem, la campionessa di canotaggio candidata con il Pd, invece, macina chilometri, passando da un’azienda di ceramica di Castelbolognese a un incontro a Novi: «Niente manifesti, è una scelta del partito. Ma io sono stata la seconda più votata in Emilia Romagna e quindi mi conoscono. Meglio andare nei mercati: qui si incontra molta rabbia verso la politica, c’è da faticare per convincerli a votare». Antonio Razzi (Pdl), sorpresa, usa molto la Rete. La sua pagina Facebook lo vede protagonista, con lettori che lo paragonano a Lincoln e altri — inconvenienti del web — che postano il video di La7 con le sue parole: «Io penso ai cazzi miei». Razzi si fa «intervistare» in un video da una voce off, con sfondo di alberi brulli. È «il mio programma». Comincia così: «Nella mia Regione manca tante cose. Siamo fortunati di avere una regione dove ha il mare e ha la montagna». Poi enumera i suoi impegni in Abruzzo: il volo Zurigo-Pescara, i tornei di tennis e calcio di Francavilla a Mare e Montesilvano per i terremotati.
Domenico Scilipoti, l’altro protagonista del ribaltone filoberlusconiano, preferisce andare sul campo, in Calabria, dove è stato candidato tra le polemiche: «Sono stato a Rosarno, Polistena, Gioia Tauro, Cotrone». Cotrone? «Sì, scusi, come si chiama?». Crotone? Cotronei? «Senta... Comunque ho messo già due uffici qui e sarò presente almeno due volte ogni dieci giorni». Scilipoti batte il territorio: «Sono appena stato alla discarica Petrosi di Casignana e ho parlato con il commissario ai rifiuti: subito risolto, una grande vittoria». Tra le battaglie in corso, la restituzione dei resti del brigante Villella: «Sono ingiustamente custoditi a Torino: li riporterò in patria».
Alessandro Trocino