Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

L’ARIA È SEMPRE PIÙ INQUINATA ORA LO SMOG ENTRA ANCHE IN CASA

[Dai Pm all’ozono: cresce l’allarme per i nemici silenziosi che assediano cuore e polmoni] –
Una strage silenziosa. Secondo gli studi più recenti, le morti evitabili per inquinamento nel mondo sarebbero 1.300.000. In Italia 6 mila, di cui 400 in Lombardia e 200 solo a Milano. E, se si aggiunge il radon e l’amianto, nel nostro Paese i numeri raddoppierebbero.

È da questi dati che Pier Mannuccio Mannucci e Margherita Fronte sono partiti per il loro libro «Aria da morire» (Dalai). Smog e polveri sottili sono infatti i tormentoni dei discorsi degli italiani nelle grandi città in questa stagione. «Ma anche l’ozono ha le sue responsabilità - spiega Pier Mannuccio Mannucci, tra i più noti internisti e studiosi italiani sui legami tra inquinamento atmosferico e problemi cardiovascolari -. D’estate il sole interagisce sull’ossigeno e sulle polveri, liberando l’ozono che causa molte malattie cardiovascolari».

Sul banco degli imputati, 12 mesi all’anno, ci sono le componenti gassose e le particelle Pm. Il primo studio che ha accertato la loro dannosità risale già al 1952. «In quell’anno a Londra ci furono quattro giorni consecutivi con assenza di vento, alta pressione e freddo intenso, con un aumento nell’utilizzo di combustibili di cattiva qualità come il carbone: la cappa di smog al termine di quel breve periodo causò la morte di ben 12 mila persone».

In Italia. oggi, la «criticità» si concentra nelle città del Nord e, in genere, nella Pianura Padana. «L’aria da Nord-Ovest tende a ristagnare in un’area chiusa dalle Alpi e dagli Appennini». Le sostanze più pericolose, secondo gli studi epidemiologici, sono polveri sottili, ozono e ossidi di azoto. «Causate nel 70% dei casi dal traffico dei veicoli, dal 28% dagli impianti di riscaldamento e dal 2% dalle fonti di energia». Esistono però diversi modi per difendersi da questi «agguati». «Basterebbe ridurre il traffico o privilegiare i mezzi a trazione a metano e a Gpl. E, nelle città, estendere il car sharing e l’uso della bicicletta». E, se non basta, soccorre il buon senso. «Chi si muove a piedi o in bici deve privilegiare le strade larghe e a senso unico. I bambini è meglio trasportarli negli zainetti e nei marsupi anziché con il passeggino, per aumentare la loro distanza da terra. Poi bisogna adottare diete ricche di antiossidanti come frutta e verdura».

La classifica delle malattie vede al primo posto i problemi cardiovascolari, con un’incidenza dei due terzi sui casi totali, seguite dalle bronchiti e dalle crisi di asma. L’impatto nel breve periodo è, secondo le ricerche, devastante. «Un aumento di soli 10 microgrammi di polveri per metro cubo comporta una crescita globale della mortalità dell’1%. La riduzione o proibizione del traffico nelle città di domenica non farà molto, ma elimina qualche decesso, come dimostrato dall’esperienza degli Usa». Nel lungo periodo, però, le cose peggiorano. «Lo stesso aumento di 10 microgrammi comporta un +10% di morti». Poi, come se non bastasse, c’è il capitolo tumori. «Ogni 10 decessi, sei sono dovuti alle malattie cardiovascolari, due alle malattie polmonari e due ai tumori».

Ma quanto l’aria «cattiva» si sta diffondendo nel nostro Paese? «Rispetto a 20 anni fa le cose vanno un po’ meglio, anche se nell’ultimo biennio la situazione è di nuovo leggermente regredita. E, se è vero che si è fatto qualcosa, si potrebbe fare molto di più, perché parliamo di un rischio a cui è sottoposta la collettività». Controverso è pure il rapporto tra benefici e danni per chi pratica attività sportiva all’aperto. «Penso e spero che siano di più i vantaggi. Anche in questo caso, comunque, ci sono poche regole che sarebbe meglio seguire: mai correre dopo 3-4 giorni di sole, perché l’alta pressione porta inquinamento. L’ideale è andarci dopo la pioggia».

Ma l’inquinamento non è solo un fenomeno esterno. «La seconda parte del saggio, infatti, è intitolata «Nemmeno al chiuso si è al sicuro»: si spiega che negli edifici si accumulano le sostanze che ammorbano l’aria cittadina. Agli inquinanti tradizionali si aggiunge un variegato esercito di molecole nocive che si sprigiona da mobili, pitture e materiali da costruzione. Ma pure dal fumo delle sigarette, dai prodotti per la pulizia della casa, dai solventi, dalle candele e dai fornelli». I cosiddetti «Cov», cioè i composti organici volatili come benzene e formaldeide, sono cancerogeni. A ciò si aggiunge il radon, il gas radioattivo proveniente dal sottosuolo che raramente viene monitorato e che spesso si trova nei luoghi più impensati, come nel terreno delle campagne o di certe valli di montagna. Poi c’è il rovescio della medaglia degli edifici di nuova costruzione. «È vero che consentono un risparmio energetico, ma limitano il ricambio dell’aria. Riscaldare o rinfrescare una casa ben isolata è meno impattante sull’ambiente, se si considerano i gas serra. Ma, assieme al calore, all’interno restano intrappolati gli inquinanti». Non per nulla l’Ue ha finanziato uno studio che ha coinvolto 15 centri di ricerca in 11 Paesi per monitorare gli ambienti lavorativi negli edifici di nuova costruzione.