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 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

IL BANCHIERE VENUTO DA FUORI CHE DOVEVA RISANARE I CONTI

[Dopo il Monte, Morelli passò a Intesa-Sanpaolo e poi a Bofa] –
Quando Marco Morelli sale alla ribalta del Monte dei Paschi, nel giugno del 2006, viene notato per due anomalie. E’ il più giovane vice direttore generale del gruppo che ci sia mai stato - è nato nel 1961 - e non è senese. Dal canto suo, di Mps non conserverà un buon ricordo. Romano di nascita, laurea alla Luiss, contrariamente alla «tradizione» di Mps arriva nella città toscana con un curriculum già pieno di ruoli di primo piano in grandi banche d’affari. Un gran viaggiatore: parte da Kpmg, va a Bruxelles a lavorare per Bbl, poi a Londra per Ubs e infine a Jp Morgan dove diventa country manager per l’Italia. Fonda nel 2002 una società di consulenza con Roberto Poli, poi presidente dell’Eni. Ma nel 2003 lascia e arriva a Siena dove resterà ben sette anni. Nel giugno 2008 sale ancora un gradino e diventa direttore finanziario, di fatto il numero tre della banca dietro il presidente Giuseppe Mussari e il direttore generale Antonio Vigni. Schivo, molto sportivo, faccia da duro, non si ambienterà mai veramente nelle liturgie senesi fatte di solidarietà incrociate di partito, sindacato e contrada.

Al momento del suo arrivo, a Siena si disse che la scelta era caduta su di lui perché serviva un uomo di finanza per mettere ordine nell’area corporate e grandi clienti. Non a caso toccherà a lui sistemare la partita di Hopa, la finanziaria bresciana di Emilio Gnutti uscita con le ossa rotte dalla stagione delle scalate bancarie del 2005 e nella quale Mps era azionista. Sarà proprio Morelli, si disse allora, a trovare la soluzione che permetterà alle banche di tirarsi fuori da quell’impiccio: un matrimonio tra Hopa e l’altra finanziaria bresciana - ma di tutt’altro orientamento e ben più solida -: la Mittel di Giovanni Bazoli.

Nel marzo del 2010, quando Morelli racconta chi lo conosce - ormai stanco delle dinamiche senesi e sempre più ai margini rispetto al tandem Mussari-Vigni cercherà un altro lavoro, lo troverà in Intesa-Sanpaolo. Qualcuno azzarda anche che Morelli si sia tirato fuori per tempo, consapevole dei rischi che stava correndo la banca. Di certo è rimasto per due anni nella anomala posizione di un direttore finanziario che non aveva potere sull’area finanza, quella guidata da Gianluca Baldassarri, che rispondeva direttamente a Vigni.

Arriva a Torino in un ruolo per lui uomo di finanza completamente nuovo, quello di direttore generale con delega sulla Banca dei territori. Ovvero la rete, gli sportelli, la parte della banca che deve dare «solidità» al tutto. E ci arriva nel momento peggiore, quando due anni di crisi hanno schiantato la capacità di risparmio degli italiani. Prende posto in piazza San Carlo, finestrone con affaccio nel salotto buono della città, chiamato a sostituire un altro uomo di finanza prestato alla banca vecchio stile (quella dove si raccolgono i risparmi e si impiegano) come Pietro Modiano. Quando il consigliere delegato Corrado Passera viene chiamato al governo da Mario Monti, il suo nome è tra quelli candidati a sostituirlo. La scelta cade invece su Enrico Cucchiani e tra i due non scatterà mai l’amore, diciamo. E forse neppure la simpatia. Così appena può torna al punto di partenza, le grandi banche d’affari, in Bank of America-Merrill Lynch.