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 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

POLITICI, SINDACALISTI E CELEBRITÀ LOCALI NEI CDA DEL MONTE FINISCE IL BENGODI

[Taglio di 200 poltrone: rischiano ex sindaci e i figli di Aceto e Berlinguer] –
SIENA
— La terapia Profumo-Viola è iniziata così: 16 cda e 200 poltrone di consiglieri e sindaci falciati in pochi mesi, sostituzione di nominati esterni con manager interni, risparmio previsto 1,5 milioni. Ma la cura è lunga e difficile perché all’obiettivo dichiarato — abbattere i costi — se ne aggiunge un altro: recidere il legame con la politica locale che si spartiva i posti nei cda. Ragionieri e maestri di scuola elementare, funzionari di partito e impiegati di banca, molti sono ancora lì a fare i banchieri, a volte con doppi e tripli incarichi nelle diverse società (oltre 30), per compensi vari, da gettoni di poche migliaia di euro a ricchi emolumenti: il top era di Giuseppe Mussari (713.000 euro), miglior contribuente tra i 23 ammini-stratori del gruppo Mps che negli ultimi decenni hanno versato somme al Pd.
In questi anni la potente Fisac-Cgil non ha solo sponsorizzato carriere interne (quella dell’ex dg Antonio Vigni, ad esempio), ma ha anche piazzato uomini nei cda: nel board della capogruppo fino ad un anno fa c’era Fabio Borghi, ex segretario generale della Cgil di Siena, che resta membro di controllate (un suo successore nel sindacato, Claudio Vigni, è nel cda di Mps Capital services). In quota centrodestra c’era Carlo Querci, padre del manager Mediaset Niccolò. Ma se si allarga lo sguardo alle società della galassia non bancarie (immobiliari ad esempio) e riferibili anche alla Fondazione, negli ultimi tempi si trova la presenza di tutta la politica locale di vertice: dal leader di Popolari-Margherita Gabriello Mancini (presidente della Fondazione) ai molti membri dello stesso Ente, dall’ex segretario provinciale dei Ds Luca Bonechi (Immobiliare Sansedoni), agli ex presidenti della Provincia di Siena Alessandro Starnini (Immobiliare Novoli) e Fabio Ceccherini (vice presidenza di Mps Capital Services), ex assessori regionali come Moreno Periccioli (Antonveneta e Mps leasing&factoring) e provinciali Michele Logi (Banca popolare di Spoleto), ex consiglieri comunali a Siena sia di maggioranza come Mauro Rosati (Antonveneta) che di opposizione come Leonardo Bandinelli (Banca Popolare di Spoleto). E poi ci sono «i figli»: Aldo Berlinguer, quotato professore universitario ma anche erede di Luigi, e Antonio Degortes, fondatore del primo circolo di Forza Italia a Siena ma da allora più dedito all’impresa che alla politica, figlio del fantino del Palio Aceto (amici entrambi di Mussari un cui cavallo ha vinto un Palio) e inviato dall’ex presidente nel cda di Monte Paschi Banque in rue Meyerbeer a Parigi.
Le banche all’estero, una riserva protetta. Nel cda di Banca Monte Paschi Belgio due amministratori di origini cielline, l’imprenditore senese Marco Paglialunga e Alberto Tirelli, assessore alla casa a Firenze con Primicerio sindaco (centrosinistra), una vita politica passando da Margherita a Pdl e ora la benedizione di Denis Verdini per il posto al Monte. A Parigi, nel board con Degortes dal febbraio 2011 c’è Stefano Bruzzesi, traghettato direttamente dalla segreteria regionale del Pd dove continua a fare il responsabile enti locali, uomo in quota ad Alberto Monaci, area cattolica dei democratici. A Parigi c’era Pierluigi Piccini, già capo ufficio della banca e sindacalista Fisac-Cgil prima di essere eletto sindaco Ds di Siena negli anni Novanta, finito nella capitale francese dopo che l’allora segretario Pd Franco Ceccuzzi gli preferì Mussari per la presidenza della Fondazione Mps. Piccini fu allora ricompensato con un esilio dorato e un salto di carriera niente male: da vice capo ufficio a vice direttore generale. Da dicembre Piccini è fuori dal Monte. E’ uno dei 100 dirigenti che hanno lasciato la Banca, pensionati o incentivati dalla cura Profumo-Viola.