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 2013  febbraio 05 Martedì calendario

UN BORGHESE MEDIO MEDIO

Visto che ormai vale tuttoe visto che impera la dittatura dell’immagine lasciatemi detestare l’effigie pubblica di Mario Monti con tutto me stesso: perché non la sopporto, mi dà proprio fastidio fisicamente. Non sopporto la sua eleganza rotary scambiata per sobrietà, il suo vestire come valore sottratto, il finto loden (perché il vero loden, inteso come lana infeltrita e garzata, in blu non esiste) e poi le cravatte celestine per-non-sbagliare, le camicie bianche con collo né italiano né francese, la pettinatura da fotografia dei vecchi barbieri, l’aura di grigio comunque si agghindi. E poi l’espressione altera, fredda, la tonalità da pievano di paese, l’allure da varesotto, la prosodia alla tedesca senza chiaroscuri, senza modulazioni e la risata da vecchia con la bandiera dell’Europa sempre tra le palle. Poi la postura: è esattamente così da tutta la vita che mi prefiguro il caro e vecchio disprezzo borghese milanese per la cosa pubblica, la mancanza di cultura politica («che è una cosa sporca») come se fosse un valore anziché ignoranza del mondo: là dove le passioni sono nemiche del bene, e il perbenismo è una religiosità del perbenismo, e i conti a posto un feticismo da brava personcina ordinata. Guardiamo Mario Monti e percepiamo come delle nostre vite non sappia un accidenti se non leggendo dei tabulati. Lo sento parlare e mi viene da rifondare le Brigate Rosse.