Milena Gabanelli, Corriere della Sera 05/02/2013, 5 febbraio 2013
UN ANONIMO DEL 2011 ALLA CONSOB DENUNCIAVA IL «CLUB DEL 5%»
Martedì scorso, in un’intervista al Messaggero, il presidente della Consob Giuseppe Vegas dichiara «a seguito di un esposto anonimo ricevuto ad agosto 2011 che segnalava strane transazioni, ipotesi di riciclaggio, vendita anomala di titoli strutturati sono partiti gli accertamenti presso Mps». Cosa hanno prodotto quegli accertamenti in concreto? Nulla, visto che la pentola viene scoperchiata il 25 ottobre 2012 «quando Profumo e Viola ci comunicano di aver rinvenuto il mandate agreement dal quale emerge il collegamento tra l’operazione Alexandria e l’acquisto di Btp. Era la prova che la banca aveva occultato la vera natura dell’operazione».
Ma cosa c’era scritto in quella lettera anonima arrivata all’ufficio esposti della Consob in via Broletto a Milano il 27 luglio del 2011? Sorpresa: sono le stesse 4 pagine che erano arrivate alla mia attenzione a fine dicembre 2011, accompagnate da questa premessa: «Gentile Milena Gabanelli, sono un operatore dei mercati finanziari che da moltissimi anni lavora all’interno di Mps. Da mesi ho cercato di informare le autorità di vigilanza e di controllo di quanto sta accadendo dentro la banca, ma fino ad ora senza alcun risultato. Confido nelle vostre capacità investigative, e ritengo opportuno informarvi anche perché l’acuirsi della crisi sui mercati finanziari mette ogni giorno sempre più a repentaglio la continuità aziendale della banca stessa e la sicurezza di tutti i risparmiatori che in essa hanno investito». Segue la descrizione dettagliata delle operazioni, con cifre, nomi degli intermediari, dei broker, dei dipendenti a cui vengono retrocesse le commissioni. Elenco delle persone coinvolte nell’area finanza e altri uffici Mps.
Con il collega Paolo Mondani, e i mezzi a disposizione di un giornalista (cioè fare domande) decidiamo di approfondire. A maggio 2012 portiamo in onda la puntata «Monte dei Fiaschi» nella quale viene ricostruita l’operazione Alexandria con annessi e connessi.
Nell’esposto si legge che «persone di fiducia di Goldman Sachs, JP Morgan, Nomura, Csfb, tutti residenti a Londra, proponevano operazioni che richiedevano mediamente centinaia di milioni di euro di capitali da investire e il dottor Baldassarri, dopo riunioni formali con i collaboratori, decideva in piena autonomia in base non alle economicità delle stesse, ma soltanto in base ai favori ricevuti».
Nomi, cognomi e provenienza. Si dice che il massiccio acquisto di Btp per 3,5 miliardi con Nomura e le operazioni pronto contro termine hanno determinato «perdite non visibili a bilancio soltanto sul titolo acquistato da Nomura per più di 500 milioni di euro». Ancora, si legge nell’esposto che «quindi si fecero due operazioni a prezzi fuori mercato».
L’esposto è una lezione universitaria di finanza illegale: descrive didatticamente i metodi usati per stornare profitti personali da operazioni in derivati ai danni della banca e si chiude con un incredibile elenco delle persone coinvolte nel «club del 5%» con a fianco i reati ad essi ascrivibili. L’anonimo (che con ogni probabilità è il soggetto che in questi giorni sta collaborando con la Procura) si è preoccupato di fare un pezzo del lavoro per far capire alla Consob che la reale situazione finanziaria di Mps non era coerente con i bilanci e che quindi il mercato era in una piena bagarre informativa.
Quindi la Consob aveva più di un elemento per capire che queste operazioni strutturate non andavano in bilancio e comunque non venivano correttamente rappresentate e che quindi l’informativa finanziaria al mercato fornita dalla Banca fosse artefatta. Avrebbe dovuto e potuto guardare dentro a queste operazioni, ricostruirne i flussi, e i rischi, e se i conti non tornavano utilizzare i poteri di cui dispone (chiedere alla magistratura di sequestrare le email, di acquisire i tabulati telefonici, di fare perquisizioni), proprio perché il suo ruolo è quello di avvisare subito gli investitori quando è al corrente di anomalie nella situazione finanziaria di una società quotata. Oggi Vegas afferma di «aver fatto tutto il possibile, salvo non coinvolgere le competenze tecniche sui derivati dell’ufficio analisi quantitative». Chi conosce la materia potrà valutare, leggendo l’esposto che alleghiamo (su Corriere.it), se ad agosto 2011 ha veramente fatto tutto il possibile, o girato la testa dall’altra parte.
Inoltre, dopo il 25 ottobre 2012, quando la «pentola si è scoperchiata», cosa ha fatto la Consob? Dice di aver chiesto a Mps di inserire in un comunicato stampa di fine novembre 2012 «possibili fatti patrimoniali per 500 milioni di euro». La stessa cifra relativa a perdite non visibili in bilancio riportata nell’esposto di luglio 2011, comunicata con quasi un anno e mezzo di ritardo! Nel frattempo il titolo Mps volava in Borsa con un rialzo del 50% nei due mesi successivi, per poi crollare «inaspettatamente» nelle ultime due settimane.
È compito della Consob capire come stanno le cose per diffondere non «solo» la punta dell’iceberg, ma «tutta» l’informativa sulle società quotate in grado di influenzare il mercato. Vegas ha ritenuto di non farlo, nemmeno a pentola scoperchiata.
Milena Gabanelli