Paolo Colonnello, La Stampa 5/2/2013, 5 febbraio 2013
DERIVATI AL COMUNE DI MILANO C’ERA MALAFEDE SUI DUE FRONTI
Da una parte le “ingenuità” interessate delle giunte Albertini e Moratti preoccupate di mostrare bilanci in attivo a ridosso delle campagne elettorali. Dall’altra il comportamento truffaldino delle principali banche internazionali, tese a margini di profitto sempre più alti senza il rispetto delle regole informative sui rischi di uno strumento come i derivati. Risultato: Comune di Milano indebitato per una truffa da 100 milioni di euro (da cui è uscito con un accordo extragiudiziale nel 2012 ottenendo un risarcimento per 450 milioni di euro).
Si fa presto a dire “bomba derivati”. Ma poi, quando si scende nel dettaglio come nella motivazione della sentenza con la quale nel dicembre scorso sono state condannate 4 banche internazionali e i rispettivi manager, si scoprono malafede, complicità e furbizie degne di sapienti “stangate” da far ricadere regolarmente sulle spalle dei contribuenti.
«Insomma, da qualsiasi parte lo si guardi e in qualsiasi lingua lo si legga scrive il giudice Oscar Magi nelle motivazioni depositate ieri - il comportamento del Comune di Milano nella vicenda in esame è stato, a dir poco, non all’altezza della situazione». E aggiunge: «C’è da restare piuttosto sconcertati e fortemente perplessi: un direttore generale che spinge a fare in fretta (su input della parte politica) perchè altrimenti il bilancio comunale avrebbe avuto un buco non facilmente giustificabile di fronte agli elettori...; un gruppo di lavoro all’interno del Comune che non può permettersi abbonamenti a siti finanziari specializzati come Bloomberg per verificare se i numeri forniti dalle banche fossero corretti; un direttore centrale delle finanze che non parla inglese ed è costretto a valutare, a Londra, la correttezza dell’operazione; un esperto finanziario nominato direttamente dal sindaco Albertini due sere prima che a Londra si effettui il pricing dell’intera operazione...». Non c’è da meravigliarsi se il giudice parla di «formidabile ingenuità».
Né Albertini, né Moratti (il contratto fu rinegoziato 6 volte) ne escono bene da questa storia. Ma ancora peggio, ne escono le banche che misero il Comune nella trappola dei derivati, fungendo da venditori e da “advisor” al tempo stesso, cioè da controllati e controllori. Una pacchia. «Guai a lasciarsi sfuggire un cliente importante come il Comune di Milano, guai a non far parte della più grossa emissione di bond in Europa di tutti i tempi e, quindi, guai a non gestire in modo piuttosto disinvolto i calcoli di convenienza, gli swap inevitabilmente connessi all’emissione di bond e quant’altro offriva il mercato...». I funzionari così, «si sono in qualche modo sentiti “costretti” ad agire nell’interesse patrimoniale» della banca «non quale frutto di autonome determinazioni...quanto come puntuale esecuzione di precise direttive dirigenziali». Risultato: Deutsche bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank sono state condannate a una sanzione pecuniaria di un milione di euro ciascuna con una confisca di 90 milioni di euro già disposta dal pm Robledo durante le indagini. Condanne invece da 6 a 8 mesi condizionali per i 9 manager e funzionari imputati. «Questo processo - conclude Magi non è stato e non vuole essere un processo al sistema bancario nel suo complesso o agli strumenti derivati, ma solo al cattivo uso degli stessi in una circostanza storicamente determinata»