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 2013  febbraio 05 Martedì calendario

EUFORIA E PARAGONI IL MONDO PARALLELO DEL DOTTOR GALLIANI


Tutte le cronache del lunedì dallo stadio Meazza di Milano contengono la stessa frase: Adriano Galliani è euforico. C’è una foto della Reuters che lo testimonia. L’amministratore delegato del Milan ha la faccia dell’imitazione di Teocoli mentre va al funerale di Caccamo, ma si sistema gli occhiali sul viso perché ci vede doppio. È questo a esaltarlo. Qualunque sia la causa, l’effetto è che è stato proiettato in un mondo parallelo in cui, sono straparole strasue: «Il Milan assomiglia al Barcellona», «Balotelli ha il carisma di Ibrahimovic» e «Allegri ricorda Ancelotti ». Solo Galliani è rimasto Galliani, inamovibile come un’antenna, aspettando il primo comico che gli monti un guardrail
di finto pelo sulla testa e gli faccia
dire: «Anch’io ho fatto la cresta!».
Nell’attesa, esulta. È stata una domenica speciale in cui ogni sua dichiarazione contiene parole d’ordine e merita un’attenta esegesi. L’uomo che l’anno scorso voleva stravendere Pato ma non l’ha potuto fare («E signore non ve lo dò per trenta e non ve lo dò per venti: ve lo dò per sette!») si è finalmente preso la sua rivincita, facendo ingoiare al capo il boccone marcio. Non era la mela amara? E chi l’ha detto? Il capo non sbaglia mai, anche quando lo fa. Nessuno lo sa meglio di lui. Adesso però è il tempo dell’euforia. E vai con i paragoni. Il primo è il più bello. Rispunta spesso. Per la precisione: ogni volta che il Milan deve incontrare il Barcellona. Peccato che, negli ultimi tempi, poi passi il turno il Barcellona. L’anno scorso il capo aveva detto che, prendendo i giocatori singolarmente, le due squadre erano alla pari, anzi era meglio il Milan. Lasciando intendere che se la somma degli addendi era diversa, la colpa era del professore e della sua lavagna. Galliani fa qualche precisazione. Il Milan è come il Barcellona
“ora”, “in attacco”, “ma senza Messi”. Che matematicamente tradotto significherebbe: 3 a 1 per loro. Poi ci si può sempre mettere “il destino” ieri evocato come allenatore finalmente sensato, capace di lasciar fuori Pazzini all’ultimo e mandare dentro quell’ira di Dio che ha segnato una doppietta. Chi? Quello che assomiglia a Ibrahimovic, solo abbronzato. In che cosa gli somiglia? Nel carisma. Uno può sperare che Balotelli faccia gli stessi gol dello svedese, ma che abbia un carattere opposto. Galliani no, si coccola la ribalderia, lui lo vuole così: egoista, attaccabrighe, squalificato. Ha un debole per l’uomo forte, sennò come
avrebbe tollerato una vita con il capo?
Ha portato il Milan nel futuro riportandolo al passato. Comprando giovani controfigure ed evocando fantasmi nobili. Allegri che camminava sul filo e già pendeva verso il vuoto ora è come l’allenatore dell’ultima Champions sollevata. Niente è più come prima, Balotelli ha riscritto il presente. Per Galliani «siamo all’anno uno», senza passare per lo zero, che sarebbe poca cosa. «L’atmosfera è cambiata, è tornato il grande Milan». E da che cosa lo capisce? «Dalla reazione degli sponsor». In primis. Il capo fa politica, Galliani fa cassa. Quello invoca l’etica e Galliani domanda: «Quanto ci costa?
». Se la risposta è: «Troppo», lascia stare, convince il superiore, che non dev’essere poi questa gran fatica. Da sempre il sospetto è che i due recitino, tipo poliziotto buono e poliziotto cattivo. Io dico che quella cosa è inammissibile, tu la fai, poi andiamo al bar e ci facciamo una risata alle spalle di tutti quelli che ci hanno ascoltato. O meglio, il capo ci mette la rista (e la pacca), Galliani ci mette la spalla. A volte gli sembra che Berlusconi abbia il carisma di..., poi si spaventa del suo stesso paragone e tace.
Ci sono cose che è meglio non dire, altre che è meglio non vedere. Prima del rigore decisivo che ha regalato (regalato?) assegnato (meglio, vero?) la vittoria al Milan, Galliani era già lontano dalla tribuna e non ha potuto dire se era giusto o no. Con una bestemmia in chiesa ha aggiunto: «Non ho neppure guardato la televisione». Sarebbe da cartellino rossonero, non fosse che in una domenica speciale si perdona tutto, perfino l’eresia. Spero perdoni anche Galliani. Di solito ogni volta che nomino il Milan in questa pagina emette fatwa per questo giornale e per tutti quelli su cui ho scritto, che ho letto o con i quali ho pulito i vetri. Sembra Khomeini, ma non lo è, giusto? Ci vediamo a Milan-Barcellona. Che poi alla fine, quando si scambiano le maglie, son più o meno la stessa squadra. Anche se la migliore avrà vinto.