Ilaria Lonigro, il Fatto Quotidiano 4/2/2013, 4 febbraio 2013
LA RIVOLUZIONE HARD ORA LA FANNO LE DONNE
[Registe, sessuologhe, scrittrici, blogger: sono loro che stanno trasformando il prodotto più cliccato dai maschi, cambiando il punto di vista] –
Firmano manifesti programmatici, sono laureate in regia, sessuologia, studi di genere e fotografia, scrivono libri sul sesso e tengono seminari: sono le nuove donne del porno, registe e produttrici che, dagli Stati Uniti alla Svezia, stanno trasformando il genere più cliccato dai maschi in un territorio di ricerca femminile, dove l’umiliazione della donna è bandita e si gira pensando al piacere delle spettatrici. Trame dettagliate, personaggi convincenti, dettagli sensuali - non necessariamente primi piani dei genitali - sono gli ingredienti di un buon porno per donne secondo Puzzy Power, la linea di film per adulte fondata nel 1997 dalla Zentropa, la casa di produzione di Lars Von Trier. Il regista danese ha sempre avuto interesse per i film erotici, ma ha lasciato che a gestire il progetto fosse Lene Børglum, produttrice di Dogville. Fanno parte della squadra anche una sessuologa, Gerd Winther, e una giornalista, Lilli Henriksen. Nei loro film non vedrete mai una donna sottomessa contro la sua volontà. E il pubblico scandinavo apprezza.
NEL NORD EUROPA il porno femminile è considerato materia di tutto rispetto. Non stupisce, quindi, che lo Swedish Filminstitute abbia finanziato Dirty Diaries, 12 corti “porno-femministi” diretti da Mia Engberg, che insegna regia all’Accademia di Arti Drammatiche di Stoccolma. Dalla Svezia arriva anche il fenomeno commerciale Erika Lust. Classe ‘77, gira porno satinati in cui, più dei centimetri, contano la colonna sonora e la fotografia. Lust ha pure firmato una guida al buon porno femminile, “Per Lei”, edita in Italia da Pink Books.
Ma la patina glamour delle nuove pornografe, emancipate e istruite, deve molto a un passato che di scintillante non ha niente. Era il 1980 quando Linda Boreman, in arte Lovelace, rivelò di essere stata costretta dal manager-marito Chuck Traynor a girare Gola Profonda, che lei definì senza mezzi termini uno “stupro”. Insieme alle femministe americane Catharine MacKinnon e Andrea Dworkin girò gli Stati Uniti denunciando la violenza dell’industria pornografica. Il femminismo si spaccò. Da una parte, quelle che vedevano il porno come la teoria della violenza sulle donne e cercavano di farlo proibire; dall’altra quelle contro la censura: meglio, pensavano, liberare il porno dallo stereotipo della donna oggetto e girarlo, finalmente, a uso e godimento anche del pubblico femminile. In altre parole, fare porno femminista. Alla loro battaglia dobbiamo le performance di Annie Sprinkle, la prima pornostar dottorata in Fotografia e laureata in Sessuologia; o il premio “Buon per lei” per il porno al femminile, a Toronto, giunto all’ottava edizione. A combattere il porno mainstream c’è anche l’inglese Matt McCormack, 25 anni, studente di filosofia, che ha fondato il movimento degli Uomini Anti Porno, a favore di un porno che non mortifichi le donne. Una sfida che deve fare i conti con secoli di pregiudizi: la stessa parola “pornografia”, del resto, significa proprio “rappresentazione di una prostituta”.
CHE IL PORNO mainstream non sia roba per donne lo sa anche Manuela Falorni, 53 anni, in arte La Venere Bianca. “È sicuramente un prodotto rivolto agli uomini, le stesse scene sono girate in modo da eccitare l’uomo, non certo la donna” dice a Il Fatto Quotidiano. E a proposito di donne sottomesse commenta: “Mi ha colpito lavorare con Mario Salieri. Nei suoi film la donna non è mai felice di fare sesso. La stessa saga di Concetta Licata vede rappresentate donne violentate. Se ci fossero film meno violenti ed espliciti, sono sicura che il pubblico femminile del porno crescerebbe. Io stessa ricevo molte email di donne incuriosite”. Sarà che le italiane praticano più autoerotismo che in passato, come rivela Marzio Barbagli, coautore di “La sessualità degli italiani” (Il Mulino). “E’ un costume - dice il sociologo - diffuso a partire dalle fasce giovani e più istruite”. Di nuovo l’istruzione. Che sia la base della rivoluzione del porno al femminile?