Sebastiano Vernazza, La Gazzetta dello Sport 5/2/2013, 5 febbraio 2013
IL MONDO DI MALESANI
Tanti anni fa, quando allenava la Fiorentina, gli dedicarono uno striscione in rima: «Non porta i pantaloni con le penze, ma ha portato il calcio a Firenze». Alberto Malesani predilige jeans e scarpe da ginnastica, odia giacca e cravatta. Viene dal lavoro vero - in un’altra vita girava il mondo per la Canon -, però è allenatore tra i più preparati. Gli allenamenti del «Male» vanno ancora a vederli in tanti.
Organizzato E’ nato nel 1954 a Verona e come molti della sua generazione è stato folgorato dal calcio totale degli olandesi. L’Ajax, Cruijff e dintorni. L’organizzazione prima di tutto. Ecco alcuni precetti base del suo credo. «Alle due fasi (offensiva e difensiva, ndr) deve partecipare tutta la squadra». E se qualche attaccante lavativo non collabora? «Si allena la squadra anche all’opportunità che ciò non si verifichi». Nello specifico, grande cura della linea difensiva, che deve avere «coordinazione». Anzi, «la linea deve rappresentare la partenza, è visivamente decisivo». A Coverciano è stato tra i primi, se non il primo, a parlare della «transizione», il tempo che intercorre per il cambio d’atteggiamento tra la fase di possesso palla e quella di non possesso. In generale le sue formazioni prediligono attaccare.
A suo tempo vincente Se si guarda agli ultimi anni, sono più gli esoneri dei successi. L’ultima fermata, al Genoa, non è stata esaltante. Ma al Bologna - penultima casella - il «Male» era andato alla grande e alla terz’ultima, al Siena, era stato protagonista di una magnifica retrocessione, nel senso che la squadra giocava bene, divertiva. Forse i più giovani non sanno che c’è stato un Malesani vincente, al Parma sul finire degli anni Novanta: Coppa Uefa, Coppa Italia, Supercoppa italiana. Forse non tutti ricordano che all’Empoli, nel 2007-2008, tirò su una nidiata di ragazzi mica da ridere: Marchisio, Abate, Giovinco, Pozzi, Antonini. Certo, è più facile andare su youtube e rifarsi due risate col video della sfuriata in Grecia, al Panathinaikos, quando Alberto stabilì il record mondiale di esclamazione della più nota imprecazione italiana, che lui tende pronunciare alla veneta, con la doppia s («Casso!). Sa Dio come finirà la sua avventura a Palermo, la situazione è così difficile che pure con Pep Guardiola si rischierebbe la B. Di una cosa però si può stare sicuri: se il gruppo seguirà il «Male», il Palermo giocherà a calcio, non a pallone.