Fausto Biloslavo, il Giornale 3/2/2013, 3 febbraio 2013
IL DISPERSO? ERA NELLA LEGIONE STRANIERA
Si è mobilitata la polizia da Trapani a Torino, lo ha cercato Chi l’ha visto? , la fortunata trasmissione Rai e gli amici setacciavano internet temendo il peggio. Da martedì scorso non si avevano più sue notizie.
Alla fine Daniele Giovanni Mancuso, un giovane universitario siciliano trapiantato a Torino per gli studi, è saltato fuori. Non era stato rapito e tantomeno sparito nel baratro della droga. A 27 anni vuole semplicemente cambiar vita, alla ricerca dell’avventura, rincorrendo il fascino intramontabile della Legione straniera. Con un messaggio via facebook, indirizzato ad alcuni familiari, ha svelato il mistero: «Mi sono arruolato» nel reparto più leggendario della Francia. I Kepì Blanc , il mitico copricapo bianco che i legionari sfoggiano con orgoglio, quando sono sempre gli ultimi a chiudere la parata del 14 luglio sotto l’arco di Trionfo a Parigi. Il loro passo di marcia, lento e ondeggiante, è segnato da epiche e sanguinose battaglie, ieri a Dien Bien Phu ed oggi in Mali.
Lo studente universitario deve aver letto in rete queste semplici parole: «Qualunque sia la tua origine, la tua religione, la tua nazionalità, qualunque siano i tuoi diplomi, il tuo livello scolastico, qualunque sia la tua situazione familiare o professionale, la Legione Straniera ti offre una vera opportunità per una vita nuova».
Il fascino della sua gloriosa storia ha attratto circa 60mila italiani. Dai patrioti del Risorgimento a criminali, anarchici, fascisti e avventurieri cercarono tutti rifugio nel reparto d’elite. Mancuso, il giovane di Marsala, dato per disperso è solo l’ultimo ragazzo in cerca di una vita spericolata, che si è arruolato. Studente di ingegneria aeronautica, doveva ormai solo dare la tesi, forse neppure sapeva che il motto dei legionari, reso famoso da un grande film, è «Marcia o muori». Cosa può averlo spinto a rincorrere l’avventura ed il sacrificio, l’adrenalina della guerra ed il rischio di morire con un fucile in mano? Magari una delusione amorosa, scontri in famiglia, la paura di restare eterno bamboccione, laureato senza lavoro o con un impiego dove sei un numero. Non è solo il fascino dell’avventura a spingerti verso la Legione, ma una voglia fortissima a cambiar vita per lasciarsi alle spalle una società amorfa costellata da valori in declino se non scomparsi, dove fra i giovaniconta sopratutto l’ultimo modello di telefonino. Ad Aubagne, il centro di selezione vicino a Marsiglia, troverà un nuovo mondo di duro addestramento forgiato da uno spirito di corpo leggendario che lega i legionari in una grande famiglia dal 1831.
Non solo: La Legione, per vocazione, combatte oltremare. In Marocco, Algeria, Indocina, Africa nera, Libano, Balcani, Iraq, Afghanistan i suoi 11 reggimenti sono sempre stati schierati in prima linea.
Basta avere dai 17 ai 40 anni ed una decente forma fisica. La Legione ti da una nuova identitàe la cittadinanza francese dopo una prima ferma di cinque anni e la possibilità di rimanere per altri tre. Molti, in fuga dalla giustizia, ne hanno approfittato, ma solitamente si è chiuso un occhio su reati lievi. La paga è buona: da oltre 1200 euro appena arrivati a quasi 5mila facendo carriera, ma le reclute vengono falcidiate dall’infernale addestramento.
Film, romanzi e leggende hanno trasformato la Legione in un mito, che serve da calamita per giovani come Mancuso. Il vero fascino, però, lo subisci sui fronti di guerra. I baschi verdi con il gladio e fregio alato sono i primi ad attaccare e gli ultimi a ritirarsi. Soldati d’altri tempi con un radicato senso dell’ onore, che plasma uomini provenienti da mezzo mondo trasformandoli in legionari. Se resisterà alla dura prova che ha scelto, senza mai voltarsi indietro, sarà il destino di Daniele Giovanni Mancuso.
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