Gianni Barbacetto, Il Fatto Quotidiano 3/2/2013, 3 febbraio 2013
LA VERITÀ DI CONSORTE: “ECCO I SEGRETI DELLA FINANZA ROSSA”
[due pezzi, un box alla fine]
Rivincita? Sì, questo potrebbe essere il momento della rivincita. Lui, Gianni Consorte, era il “cattivo”, il “furbetto rosso” che nel 2005 si lancia, in pessima compagnia, alla conquista di Bnl durante l’estate delle scalate. Quelli del Monte Paschi erano invece i “buoni”, quelli che si erano tenuti lontani dalla “razza mattona” dei Ricucci e compagnia, dicendo un sonoro no a Massimo D’Alema e Piero Fassino che li avrebbero invece voluti al fianco di Consorte nell’assedio a Bnl.
Sfida tra Bologna e Siena
Nell’estate 2005 si è combattuta (anche) una disfida tra Bologna e Siena. Una guerra fratricida che ha spezzato il cuore della finanza rossa. Oggi Giuseppe Mussari e gli uomini della vecchia gestione Mps sono travolti dallo scandalo. “Cattivi” anche loro. Chissà se Consorte assapora il gusto della vendetta. “Ma no. Non mi interessa infierire sui miei vecchi avversari che oggi provano cosa vuol dire essere attaccati ogni giorno dai giornali. A me interessa soltanto ristabilire la verità dei fatti di allora, che forse spiega anche quello che sta succedendo oggi”.
L’ex presidente, amministratore delegato e padre-padrone di Unipol è stato processato per le scalate. “E assolto per l’aggiotaggio su Bnl”, dice. Nel gennaio 2006 si è dimesso da ogni carica. Ha lasciato la compagnia di via Stalingrado, a Bologna, “l’assicurazione dei comunisti” diventata grande azienda, buttata nei giochi pericolosi della finanza italiana, senza stare troppo a guardare i compagni d’avventura. “Quando me ne sono andato”, dice, “ho però lasciato un gruppo con 300 milioni di utile, un patrimonio netto di 6,2 miliardi, un giro d’affari di 10,5. Non voglio fare confronti con altre situazioni”.
Ora assiste al crollo dei suoi vecchi nemici. “Ma le cose non sarebbero andate così”, continua Consorte, “se Mussari e gli altri del Montepaschi mi avessero dato retta. Avremmo conquistato Bnl e loro non si sarebbero svenati per comprare Antonveneta”. Nel 2005 Consorte tentò di coinvolgere Mps nella scalata alla banca romana. D’Alema, indicato come il gran regista politico dell’operazione, era d’accordo. Fassino non faceva solo il tifo, ma telefonava ripetutamente a Franco Ceccuzzi, allora segretario dei Ds senesi, per convincerli a schierare Mps al fianco di Unipol.
Il no di Ceccuzzi
Siena disse no. Non voleva stare in una cordata con il comando a Bologna. E Ceccuzzi spiegava: “Saremo anche medioevali, noi di Siena, ma abbiamo le calcolatrici e i computer: abbiamo fatto i calcoli, l’affare non ci conviene. Con quei compagni di strada, poi...”. Peccato che un paio d’anni dopo, abbiano comprato Antonveneta pagandola carissima. Da qual momento, è stato tutto un rilanciare di derivati e contratti segreti, swap e fresh, un poker folle con molti bluff per tentare di aggiustare i conti, o almeno di nascondere quelli veri.
L’opa su Bnl in contanti
“Le racconterò una cosa che smentisce seccamente questa storia delle calcolatrici”, dice Consorte. “Nell’aprile 2005 io e il vicepresidente Ivano Sacchetti abbiamo proposto a Mussari di fare lui l’operazione: un’opa su Bnl in contanti che gli avrebbe permesso di arrivare attorno al 60 per cento e avere così il controllo della banca. Avevo calcolato che gli sarebbe costato 4,8 miliardi. Alla fine, Mussari avrebbe fuso Mps con Bnl e il Monte Paschi sarebbe diventato la più grande banca italiana. A noi avrebbe dato due o trecento filiali che avrebbero razionalizzato la sua rete e fatto crescere la nostra Unipol Banca. Sa la verità? Ero già d’accordo con l’allora governatore di Bankitalia Antonio Fazio. Anzi, era stato lui a chiederci di fare l’operazione, così da fermare i baschi di Bbva, il Banco di Bilbao che aveva lanciato una Ops (offerta pubblica di scambio) per conquistare Bnl. Loro pagavano con la carta, scambiando titoli, noi avremmo pagato cash. Avremmo vinto”. Contenti tutti, anche Fazio, impegnato a garantire “l’italianità delle banche”.
Il tradimento di Generali
“Unipol era dal 2001 che cercava di comprare azioni Bnl”, racconta Consorte. “Assicurazioni Generali si era impegnata con noi per cederci il suo pacchetto dell’8 per cento. Poi, nel 2004, l’amministratore delegato di Generali, Giovanni Perissinotto, comincia a raccontarci balle, ci dice che l’accordo era decaduto e intanto si era messo d’accordo con Diego Della Valle e Bbva. È a quel punto che io cerco un’altra strada. Propongo a Mussari di fare lui l’opa. Mi risponde di no. Allora parto da solo. Cerco un accordo con Bbva. Poi nel giugno 2005 chiedo a Mussari di venderci il loro pacchetto di Bnl: Montepaschi aveva un 4-5 per cento, se non ricordo male, tanto che esprimeva un uomo nel consiglio d’amministrazione della banca romana. Mussari mi ha risposto ancora di no. Allora, tra il 1 e il 15 luglio 2005 – non un giorno prima – avvio contatti con gli uomini del cosiddetto ’contropatto’ Bnl (da Francesco Gaetano Caltagirone a Stefano Ricucci, da Danilo Coppola a Vito Bonsignore), che non avevo mai visto prima, per acquistare le loro azioni Bnl”.
Si accalora, Consorte, mentre racconta la sua verità. “Mi hanno fermato. Riempito d’accuse infondate. Processato. Sa, non mi stupisce di aver avuto contro gente come Diego Della Valle o Luca Cordero di Montezemolo. Quello che mi ha ferito è l’avversione di interi settori della sinistra. Io sono e resto un uomo di sinistra. Ho vissuto quegli attacchi come un tradimento. Sì, mi sono sentito tradito”.
Con Gillo, ma di sinistra
Che cosa voterà Consorte, alle prossime elezioni? “Non mi faccia parlare di politica. Non glielo dico, per chi voto”. È stato scritto che il “furbetto rosso” è passato a sostenere Beppe Grillo e il Movimento 5 stelle. “Ma no. Io sono andato, è vero, ai banchetti di Grillo qui a Bologna, a mettere anche la mia firma affinché il movimento potesse presentarsi alle elezioni. Questo sì, ma mi sembra un elementare dovere di democrazia. Ma per chi voto non glielo dico, altrimenti lei prova a farmi parlare di Massimo D’Alema e di Pier Luigi Bersani... Le dico soltanto che io sono e resto un uomo di sinistra. Ma indipendente”.
Il rastrellamento segreto
Meglio tornare a parlare di azioni e di scalate. “Buono, poi, Della Valle. Mica conferisce i suoi titoli ai baschi del Banco di Bilbao, alla fine. Se li tiene stretti, per poi venderli a caro prezzo a Bnp Paribas, come fanno infine anche i baschi di Bbva”.
È stato scritto in questi giorni che Mps avrebbe comunque aiutato Consorte, rastrellando segretamente azioni Bnl. “Una balla. Monte Paschi non mi ha aiutato per niente. Anzi: se ha comprato azioni Bnl, lo ha fatto per danneggiarci, perché gli acquisti alzano il prezzo del titolo, rendendo così meno appetibile la nostra offerta, che era molto buona, di pagare nell’Opa 2,70 euro ad azione. Monte Paschi in quelle settimane ha fatto invece un’altra operazione, secondo quanto leggo sui giornali: ha speculato sul titolo Unipol senza pagare le tasse, tanto che ci sarebbe un’indagine fiscale in corso. Ma questo io non lo so, lo apprendo dalla stampa”.
La politica, in questa grande storia che incrocia partiti e banche, passioni e interessi, per Gianni Consorte resta sullo sfondo. “Io lo so lei dove vuole arrivare, ma io di queste cose non parlo. Glielo ripeto: resto un uomo di sinistra. Indipendente da tutti”.
IL BANCHIERE DECADUTO SEMPRE TENTATO DALLA POLITICA–
DI LUI resterà celebre la telefonata con Piero Fassino in cui l’allora segretario dei Ds gli diceva “Abbiamo una banca” (c’è un processo, quella intercettazione non doveva essere trascritta). Gianni Consorte qualche anno fa era il perno della finanza rossa, o almeno di quella metà che ruotava attorno alle coop bolognesi di Unipol (grande gruppo assicurativo che ora si è fuso con Fonsai) e non al Monte dei Paschi di Siena. Voleva conquistare la Banca nazionale del lavoro, nella famosa estate dei “furbetti del quartierino” nel 2005, che poi è finita ai francesi di Bnp Paribas. Lascia Unipol nel 2006, coinvolto nelle indagini sulle scalate. A dicembre 2012 la Cassazione ha confermato la sua condanna a un anno e sette mesi per insider trading, assieme all’allora ad di Unipol, Ivano Sacchetti.
Oggi, a 64 anni, è tornato a lavorare nella finanza. Con Intermedia ha partecipato al salvataggio del Bologna calcio. Ma dopo la conferma della condanna in Cassazione si è dimesso dalla presidenza di Intermedia.