Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 04 Lunedì calendario

I POCO ONOREVOLI RECORD DELLA CASTA DEI BANCHIERI


Banchieri battono deputati e senatori 1136 a 945 soltanto nei primi dieci gruppi bancari italiani. Ma mentre per la riduzione del numero degli eletti alla Camera e al Senato c’è una campagna che quasi tutti sostengono a parole, il numero dei banchieri e assimilati cresce ben oltre il necessario - visti anche i risultati - senza che nessuno batta ciglio. Se solo le principali banche hanno 1.136 tra top manager, consiglieri d’amministrazione e altri personaggi di vertice nei consigli di sorveglianza e di gestione, vuol dire che l’intera ’classe’ dei banchieri, considerata anche la miriade di società in Italia e all’estero che fanno capo agli istituti, è - per usare un termine molto di moda - una casta immensa, composta di decine di migliaia di persone. L’unica voce che si è levata un po’ timidamente contro il proliferare delle poltrone bancarie è stata quella del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, costretto oggi a difendersi per le accuse di scarsa incisività nella denuncia dello scandalo del Monte dei Paschi di Siena. La Banca d’Italia si è difesa lamentando gli scarsi poteri di sanzione che le consente la legge e citando il fatto che fin dal settembre 2009 al direttore generale del Monte dei Paschi Antonio Vigni fu inflitta una multa di 64.555 euro. Poco più che un caffè per un banchiere che ogni anno guadagnava milioni di euro. Anzi, secondo la classifica stilata da Gianni Dragoni, autore del libro ’Banchieri e compari’, Vigni è stato il banchiere più pagato con 5,4 milioni, compresa una buonuscita di 4 milioni, nonostante il rosso nei conti del 2011 e il disastro già annunciato venuto alla luce nei giorni scorsi. Anche se un po’ tardivamente, palazzo Koch ha poi congelato la buonuscita del direttore generale perché ’non giustificata’ dalle circostanze, mettendo sotto accusa la generosità del consiglio d’amministrazione. Ma ha voglia il governatore Visco di appellarsi alla moderazione negli stipendi e nei bonus dei banchieri, ben poco coerenti con la crisi. I consigli d’amministrazione e i comitati che decidono le retribuzioni purtroppo se ne infischiano dei suoi buffetti. Nel 2011, in piena crisi, Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, ha incassato di stipendio 2,93 milioni e il presidente Renato Pagliaro 2,59; Pier Francesco Saviotti, amministratore delegato del Banco Popolare 2,03 milioni; Federico Ghizzoni, di Unicredit 2,01 milioni; Giovanni Bazoli, presidente di Intesa San Paolo 1,62 milioni e l’ex amministratore delegato Corrado Passera 3,26 milioni. Il suo successore Enrico Cucchiani ha ottenuto uno stipendio di 1,8 milioni. Al fisso vanno naturalmente aggiunti i bonus e i benefit, il cui valore talvolta si avvicina a quello di un altro stipendio. Intanto, nonostante tutti i favori ricevuti, i banchieri si lagnano, resistono ai necessari aumenti di capitale e centellinano il credito, salvo quello agli amici già con loro superindebitati. Per dare un piccolo segnale e tentare di attenuare il discredito che ormai la circonda, l’Associazione Bancaria Italiana, la lobby ufficiale dei banchieri che ha appena nominato Antonio Patuelli dopo la deposizione di Giuseppe Mussari, potrebbe cominciare a chiedere ai suoi soci di ridursi stipendi e bonus finché la crisi non sarà superata. Ma voi ci credete?
a.statera@repubblica.it