Paola Jadeluca, Affari&Finanza, la Repubblica 4/2/2013, 4 febbraio 2013
DA LINATE A SHARM-EL SHEIKH LE NUOVE ROTTE DEL BUSINESS PORTANO EASYJET NEL FTSE100
«L’esperienza ci mostra che quando easyJet entra in un nuovo mercato lo stimola, portando concorrenza a tariffe basse e permettendo a sempre più persone di viaggiare in maniera facile e accessibile», Frances Ousely, direttore per l’Italia di easyJet, si aspetta che i benefici della competizione si facciano sentire presto anche sulla rotta Roma Fiumicino-Milano Linate, dove easyJet si accinge a far decollare i suoi voli dopo che una sentenza del Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso dell’Alitalia e confermato la sentenza dell’Antitrust che dispone di cedere alcuni slot alla compagnia inglese.
In settimana ci dovrebbe essere una conferenza stampa nel corso della quale la compagnia probabilmente illustrerà i suoi piani di sviluppo. Bocche cucite, al momento. Ma tutti sono pronti a scommettere che il decollo sulla nuova tratta, che easyjet dovrebbe coprire con cinque voli giornalieri, scatenerà una nuova rivoluzione sulla Roma-Milano, rimettendo in discussione il sorpasso operato dai treni ad alta velocità sugli aerei. La sfida, ora, è centrare tariffe e strategie giuste per sferrare l’attacco al cuore di Trenitalia e Ntv, oltre che all’Alitalia.
Di sicuro i nuovi voli contribuiranno a dare maggiore impulso a un trend che già vede easyJet in forte crescita in Italia. «Dal gennaio 2008 al gennaio 2013 la quota di mercato di easyJet è passata dal 3,8% al 10% sui voli domestici interni, e dal 5,8% al 12% su quelli internazionali, da e per l’Italia», racconta Oliverio Baccelli, vicedirettore Certet-Bocconi.
Un’impennata che rispecchia quella globale del gruppo. L’Italia, infatti, è solo uno dei tasselli nel portafoglio di mercato della compagnia inglese low cost, che proprio nei giorni scorsi ha presentato una trimestrale da record - dopo due anni altrettanto splendidi - che ha fatto schizzare in alto il titolo alla borsa di Londra sopra le 9 sterline, al livello del target price medio indicato dagli analisti. Con 3,7 miliardi di capitalizzazione easyJet è diventata così la maggiore compagnia per capitalizzazione del Ftse 250 e si è posizionata in prima fila per entrare nel Ftse100, cosa che dovrebbe avvenire a marzo.
Cinque strong buy, undici buy e nove hold: una sfilza di rialzi nelle raccomandazioni degli analisti, a gennaio, e il titolo ha rapidamente ripreso quota dopo la lieve flessione dovuta ai contrasti tra il management e l’azionista di riferimento Stelios Haji-Ioannou. Quarantasei anni, rampollo di una dinastia di armatori greco-ciprioti, Haji-Ioannou è il fondatore della compagnia e nei giorni scorsi ha scritto una lettera al board in cui si è dichiarato contrario all’ampliamento della flotta, che negli obiettivi di sviluppo dovrebbe crescere del 3-5%.
«Basta - ha tuonato Haji-Ioannou se verranno sprecati altri soldi, allora la mia famiglia venderà le proprie quote». Con il 37% di azioni per un valore complessivo di circa 1,3 miliardi di sterline, potrebbe scatenare una forte turbolenza nelle finanze del vettore, oggi molto floride. Alle parole hanno fatto seguito i primi atti: Haji-Iannou ha venduto 200mila azioni. Un monito. I più maligni sostengono che è questo braccio di ferro ad aver indotto il presidente, Sir Mike Rake ad annunciare le sue dimissioni. La spiegazione ufficiale, però, è un’altra: Rake è già nel board di una società del Ftse 100 due incarichi sono incompatibili.
Tra i due litiganti, il terzo vola alto. E’ Carolyn McCall, Ceo del gruppo. Cinquadue anni il prossimo settembre, nata a Bangalore da una famiglia di espatriati, una laurea in storia all’University of Kent, e un Master in politica all’University of London, Carolyn McCall siede ai comandi di easyJet da giugno del 2010, dopo aver ricoperto incarichi come Ceo del Guardian e poi di Gmg, Guardian media group, in Lloyd’s e poi a Tesco, la più grande catena di grande distribuzione d’oltre Manica.
Da quando è arrivata lei la compagnia ha ripreso il controllo del mercato, dopo una serie di turbolenze legate anche agli alti e bassi del mercato in piena crisi mondiale. E per questo Mc-Call è stata premiata “donna dell’anno” da Women 1st shine award. «Un esempio soprattutto nel settore dell’industria aerea, dove le donne sono poche», recita il premio. Per essere nuova del settore, ha saputo tenere testa a un insieme di contingenze che definire negative è poco: la guerra in corso tra il management e il fondatore Haji Ioannou, già allora ai ferri corti; il fermo dei voli dovuto al vulcano islandese in eruzione, che ha messo in ginocchio il settore ; e dopo la cenere del vulcano, ci s’è messa la nuova ondata di crisi e l’impennata del petrolio che hanno reso ancora più oscuro l’outlook.
In questo scenario fosco McCall è riuscita a riprendere il controllo del timone. Invece di ripiegare al fronte, ha deciso l’attacco e ha strappato il consenso, dopo lunghe trattative, a Haji-Iannou per siglare nuovi accordi e nuovi impegni, come quello con VisitBritain, l’ente per il turismo britannico, e il ministro della Difesa inglese, per esempio, un deal del valore di circa 9 milioni di sterline.
In particolare è stata una la strategia vincente: coltivare la clientela business, la più remunerativa. Una grande differenza rispetto a Ryanair, il concorrente low cost storico che è invece focalizzato sui passeggeri turistici. «Un modello di business studiato apposta, che vede easyJet con concentrazione forte sugli scali delle grandi aeree metropolitane d’Europa, mentre Ryanair e le altre low cost sono presenti su scali più decentrati», spiega Baccelli.
Il risultato: con 603 rotte coperte tra 131 aeroporti di 29 paesi, easyJet è diventato il primo network del trasporto aereo europeo, con 55 milioni di passeggeri l’anno, più di British Airways, Bmi e Virgin Atlantic messe insieme. «Risultati migliori di ogni aspettativa», sostiene Andrew Light di Citi. Tutti i fondamentali, dal fatturato al tasso di occupazione dei posti a bordo, sono in crescita. E ora si accinge al nuovo balzo.
C’è grande fermento sui cieli della Grande Europa. In vista dell’Opensky che dovrebbe completarsi entro il 2015, si aprono nuove rotte e nuovi business. «Sono in corso trattative per ridiscutere i diritti di traffico anche verso il Mediterraneo e l’Europa centro- orientale, e easyJet sta facendo da apripista su queste direttrici», racconta Baccelli. Turchia, Giordania, Egitto, Ucraina: tutte rotte raggiungibili in 4-5 ore di volo. McCall ha di nuovo saputo giocare d’anticipo: si è aggiudicata la rotta Manchester-Mosca. E a breve punta a Sharm-El Sheikh. E poi, via via sul resto. Una rivoluzione nello stesso modello di business delle low cost. Finora nessuno si è spinto oltre l’Europa. Ryanair ha appena tentato un atterraggio in Marocco. Ma le normative che regolamentano questo settore sono un ginepraio, sono diverse le logiche adottate e i singoli mercati non vengono aperti a tutti. «Sulla Menchester-Mosca l’apertura è stata limitata alla Gran Bretagna, e rispetto al concorrente Virgin, easyJet è stata prescelta per credibilità aziendale, capacità di sviluppare nuove rotte con aeromobili nuovi. La stessa logica è stata applicata nella scelta per la copertura Roma Fiumicino- Milano Linate ».
L’espansione della flotta rientra in questo programma di sviluppo. Sono in corso trattative sia con Airbus, fornitore storico, che con l’americana Boeing e la canadese Bombardier, dicono i rumor. In vista c’è anche la sostituzione di velivoli più vecchi con quelli dotati di motori più efficienti, a basso consumo energetico. Carolyn McCall dalla sua ha un’arma di persuasione sugli azionisti: nonostante gli investimenti si sono praticamente dimezzati debiti mentre il dividendo è salito di oltre il 109%.