Maria Teresa Cometto, CorrierEconomia 04/02/2013, 4 febbraio 2013
GOOGLE. L’ATTACCO NASCOSTO ALLA MELA
Fa le prime dieci applicazioni scaricate gratis sull’iPhone ci sono le Google Maps e YouTube. «Semplici, utili, belle», come le ha volute il cofondatore Larry Page da quando è diventato ceo di Google nell’aprile 2011. Appena ha preso in mano le redini della società che aveva creato nel 1998 con Sergey Brin, Page ha dato il via a una vera e propria rivoluzione del design che non solo ha reso esteticamente più attraenti i suoi prodotti, usati da oltre 1 miliardo di persone, ma soprattutto li ha fatti diventare uno strumento fondamentale per attaccare Apple dal di dentro. Un baco che mangia la Mela producendo profitti per Google, secondo un’azzeccata immagine degli analisti di Business insider.
Mosse strategiche
Quasi tutti i guadagni di Google vengono dalla pubblicità legata ai suoi servizi — dal classico motore di ricerca alla posta elettronica (Gmail), dalle cartine stradali (Maps) ai video (YouTube) — e la sua strategia è renderli accessibili sul maggior numero possibile di apparecchi mobili.
Apple ha cercato l’anno scorso di respingere l’invasione: ha cancellato YouTube e Google Maps dalle applicazioni installate automaticamente sugli iPhone e iPad, lanciando in alternativa le proprie mappe, con un risultato così disastroso — per il loro cattivo funzionamento, con indicazioni stradali sbagliate — che il responsabile dell’iniziativa ha dovuto dimettersi. Così Google ha rilanciato la sfida, ridisegnando le sue applicazioni per il nuovo sistema operativo iOS dell’iPhone 5 ed è riuscita a infiltrarsi di nuovo dentro la Mela.
Cabarettista
Dietro il nuovo look di Google non c’è un unico genio del design come Jony Ive alla Apple, racconta il sito TheVerge: ci sono diverse squadre di designer che lavorano su vari prodotti e progetti e che collaborano con una mentalità «open source», in linea con tutta la filosofia di Page.
New York è il cuore degli sforzi creativi di Google: è la sede sia di Google creative lab, un team di designer impegnati soprattutto in iniziative di marketing (come gli spot televisivi), sia di Google Uxa, «un nuovo gruppo incaricato di disegnare e sviluppare una vera struttura di interfaccia con l’utente che trasformi il web in una piattaforma bella, matura, coerente e accessibile per Google e i suoi utenti», come lo descrive Jonathan Lee, uno dei suoi componenti, aggiungendo «è assolutamente divertente».
Ma nel Googleplex, il quartier generale di Mountain View in California, a tirar le fila e coordinare idee e proposte c’è un «capo designer»: un texano di 37 anni, Jon Wiley, con un carattere e un curriculum molto diversi da Ive, ma come lui incaricato di interpretare la visione del fondatore e ceo. Nel suo primo giorno a capo di Google, meno di due anni fa, Page mandò un messaggio proprio a Wiley chiedendogli «Se tu potessi ridisegnare Google, che cosa faresti?»; un segnale di liberazione della creatività dei designer, fino ad allora repressi, messi in secondo piano rispetto alle priorità di lanciare in modo veloce prodotti solo «utili», anche se non «belli».
Allo stesso modo Steve Jobs, appena tornato alla Apple nel ’97, aveva chiamato Ive e gli aveva affidato la missione di reinventare il look della Mela. Ma mentre il designer britannico inventore dello stile minimalista dell’iPhone ha avuto una formazione specifica per questo mestiere fin dal college ed è una persona riservatissima, Wiley ha cominciato la sua carriera come attore di cabaret e tuttora si diverte a recitare in video comici, visti online da milioni di persone. Nell’esilarante The Autocompleter, per esempio, fa finta di essere un impiegato di Google che davanti a un pc completa le parole scritte dagli utenti sul motore di ricerca, anticipandone il pensiero.
Nato e cresciuto ad Austin — famosa per i suoi festival di musica dal vivo e la sua ampia comunità di giovani alternativi e le numerose aziende high-tech — Wiley ha cominciato a disegnare siti fin dal 1995, mentre frequentava l’Università del Texas. Il suo primo sito l’ha fatto per una rassegna di cabaret. Poi con alcuni soci ha aperto e gestito il Bad dog comedy theater, sempre ad Austin, fino al 2002 quando è fallito come molte dot-com della città. Dopo un paio d’anni di lavoro per il sito del governatore del Texas Rick Perry e per Hoover’s, dal 2006 si è trasferito a Mountain View per Google. Dove ha fra l’altro ridisegnato il logo della società e ha contribuito al design di tutti i prodotti. Senza mai perdere lo spirito «weird» — bizzarro — della sua Austin.
Maria Teresa Cometto