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 2013  febbraio 03 Domenica calendario

DE GIROLAMO: ANCHE MIA NONNA FACEVA LA CONTADINA

«Nooo... ancora con questa storia?».
Già.
«Uff!... Guardi che io non ho mai detto che il Veneto è una terra di contadini. Mai, mai e poi mai!».
(Se Nunzia Di Girolamo, candidata del Pdl in Campania 2, non l’ha detto, forse l’ha però lasciato intendere. È successo venerdì, ad Agorà, su Rai3: ieri lungo articolo del Corriere Veneto, ripreso da Corriere.it, e subito tra i più cliccati).
È scoppiato un putiferio, onorevole. Poco fa, su Twitter, l’hashtag #siamotutticontadini era il quarto, qui in Italia.
«Lo so, ma io sono incolpevole».
Ricostruiamo.
«Stavo lì, ospite di Andrea Vianello, che tra l’altro è bravissimo, e si parlava di politica estera, di stragi... della Siria, credo. Ad un certo punto s’è inserito Specchia, il giornalista di Libero, e con la Puppato del Pd ha cominciato a ragionare sugli scenari politici del Veneto...».
Continui.
«Io allora ho detto: ma come? Dovevamo parlare della Siria e siamo passati al Veneto? Altro che provinciali, noi siamo proprio contadini in Italia, quando facciamo politica».
Beh, insomma.
«Va bene, d’accordo: potevo uscirmene con una frase più netta, tonda, più comprensibile. Comunque io volevo solo dire che invece di volare alto, avevamo come sempre ricominciato a volare basso, a fare discorsetti rurali, da paese, da contadini, appunto».
La Puppato s’è molto indignata.
«Senta, vogliamo dircela tutta? Bene, diciamocela: io non volevo essere sprezzante nei confronti del Veneto e dei contadini, e se però ho usato espressioni fraintendibili, eccomi qua, chiedo scusa a tutti. Detto questo, la domanda successiva è: perché la Puppato s’affanna a indignarsi? Che male ci sarebbe a dire che, comunque, il Veneto ha una storia contadina?».
Dipende dai toni, onorevole.
«E i miei sono toni giusti, lasci stare. Sa che lavoro faceva mia nonna Nunzia?».
Non posso saperlo.
«La contadina!».
Però.
«Lasci stare i però. E sa che lavoro fa mio padre?».
Non trasformiamo questa intervista in un indovinello...
«Mio padre Nicola è direttore di un consorzio agricolo. E le racconto questo, per dimostrarle che io so cosa significhi essere contadini, e io che vengo dal Sannio, che sto facendo campagna elettorale in queste terre magnificamente coltivate, non mi sognerei perciò mai di valutare in modo negativo un territorio che ha tradizioni contadine. La verità... la verità è che alcune mie frasi sono stata strumentalizzate».
No, la prego: non usi questa parola.
«Strumentalizzate?».
Eh...
«Lo so, lo so... i politici spesso si difendono affermando di essere stati strumentalizzati. Però, stavolta, un po’ è successo davvero. Del resto ho il timore che tutto sia involontariamente nato dalla redazione di Agorà, dove una delle autrici... facendo il suo lavoro, sia chiaro... per raccontare cosa stava accadendo in trasmissione, e metterci un po’ di pepe, ha scritto un tweet piuttosto forzato... Così da lì...».
Per cinguettare siamo tutti obbligati alla sintesi.
«Il problema è che adesso ho tutto il Veneto che mi si è scatenato contro».
Suo marito, Francesco Boccia, candidato in Puglia per il Pd, cosa le ha detto?
«No no, per carità del cielo... lasci fuori mio marito! Ci manca pure che... Scriva che siamo illuminati dal sole dell’amore e che di politica, proprio per questo, non parliamo mai».
(La Di Girolamo — Benevento, 10 ottobre 1975 — divenne celebre all’inizio della scorsa legislatura. Una mattina, durante un voto di fiducia, Berlusconi inviò a lei e alla Giammanco un bigliettino galante che si concludeva così: «Molti baci a tutte e due!!! Il Vostro presidente». Di lì a poco, la Di Girolamo s’innamorò però di Boccia, e il Cavaliere, appresa la notizia, si dette una calmata).
Fabrizio Roncone