Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 03 Domenica calendario

GIOVANARDI E QUELLE FRECCIATE CHE AVVELENANO SOLTANTO LUI - È

più facile coltivare con fermezza opinioni temerarie che essere assennati. Carlo Giovanardi, ospite di una trasmissione radiofonica, ha di nuovo infierito su Stefano Cucchi, il ragazzo deceduto nel 2009 durante la custodia cautelare. Non contento degli esiti processuali (i periti incaricati dalla Corte hanno stabilito che il giovane è morto a causa delle mancate cure dei medici), per l’ennesima volta e con un accanimento che sconcerta, l’ex ministro lo ha tirato in ballo.
Poi, con insolente cinismo ha attaccato la sorella di Stefano: «È evidente che sta sfruttando la tragedia del fratello. Come succede in Italia, su fatti come questi si costruisce una carriera politica».
Qualcosa del genere lo aveva sostenuto già nel novembre del 2009, stessa radio, stesso tono spregiudicato: «Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto, è morto, e la verità verrà fuori, soprattutto perché pesava 42 chili». All’epoca, si era meritato la risposta ironica di Erri De Luca che andava a colpire la sua presunta carità cristiana: «Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro... Infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato».
Le parole di Giovanardi hanno riaperto una ferita sociale difficile da rimarginare, hanno aggiunto di proposito dolore al dolore, come se il dolore non fosse già un enigma sufficiente a spiegare tutti i drammi che faticano a trovare una risposta. Le idee troppo risolute (nella fattispecie contro i gay e Stefano Cucchi) sono quasi sempre segno d’ipocrisia, se non di distorsione intellettuale. Tanto più ossessive, quanto più storte.
Con crudele euforia Giovanardi ha scoccato una freccia che, però, gli si è ritorta contro, ed è il solo ad averne ricevuto il veleno.
Aldo Grasso