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 2013  febbraio 04 Lunedì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 65 (

Riccardo Muti, «Verdi, l’italiano. Ovvero, in musica, le nostre radici») –

(vedi anche biblioteca in scheda 2225974
e database libro in scheda 2227065)

Verdi, alle radici della musica

Suono

Il suono verdiano è quello che ci ha lasciato Toscanini, che prima di diventare direttore d’orchestra aveva suonato il violoncello in orchestra diretto dallo stesso Verdi.

Suono muto

Nel Macbeth (1847) Verdi chiede all’orchestra un «suono muto», al cantante una «voce soffocata». Altre indicazioni: «senza suono», «con voce oscillante».

Va’ pensiero

Teatro alla Scala, 7 dicembre 1986: Muti inaugura la stagione dirigendo la sua prima opera come direttore musicale del teatro milanese. Nabucco di Verdi. «Quando finimmo il “Va’, pensiero”, l’urlo del pubblico fu una delle cose indimenticabili della mia vita… Fare il bis poteva in qualche modo sancire il mio successo, ma sapevo benissimo che, dai tempi di Toscanini, i bis erano banditi, giustamente, perché sono un’interruzione dell’opera». Il bis si fece, il pubblico in sala apprezzò, seguirono accese discussioni.

Mezza coda

Teatro alla Scala, 3 giugno 1995: La Traviata in locandina, con Muti sul podio. A sala già gremita gli altoparlanti annunciano uno sciopero dell’orchestra. Recita sospesa, boati del pubblico, Muti decide di accompagnare lui i cantanti al pianoforte. In teatro è disponibile solo un mezza coda, che sul palcoscenico, per la forte pendenza del pavimento, tende a scivolare verso la buca dell’orchestra. I macchinisti rimediano. Il corpo di ballo, che non è in sciopero, si mette tutt’intorno al pianoforte, «come in un salotto ottocentesco a Parigi». Traviata si fa così, è un grande successo, la notizia dell’esecuzione senza orchestra in poche ore fa il giro del mondo.

Venti minuti

Ballo in maschera, secondo atto, duetto d’amore: un accordo e un arco di poche parole per creare un’atmosfera erotica, sensuale. «Wagner ci avrebbe impiegato almeno venti minuti».

Gobbo

Rigoletto, la più commovente ma anche la più moderna nella concezione drammatica, la più audace tra le opere di Verdi. Quando, già avanti negli anni, gli fu chiesto quale delle sue opere avrebbe salvato, rispose: «Il mio gobbo». Rigoletto, strutturato in pratica tutto su una nota: il Do naturale con cui l’opera inizia e su cui si svolge il tema della maledizione.

Chi comanda

Rigoletto conciso e veloce, Il Trovatore vasto, di spazi e di suoni. Opera di pianissimi. In un punto, poco prima del finale della seconda parte, indicazione 15 volte piano. Opera con l’orchestra del tutto subordinataaicantanti.IlcontediLuna,baritono, il personaggio più degno di compassione. Sua l’aria più bella dell’opera.

Cairo

Aida, commissionata dal khedivè egiziano Ismail Pascià non per l’inaugurazione del canale di Suez, come in genere si dice, ma per l’apertura del nuovo teatro dell’opera, al Cairo.

Requiem

Il Requiem, ideato dopo la morte di Rossini, nel 1869, ma composto dopo la morte di Manzoni, nel 1873, e a lui dedicato. Diretto per la prima volta da Verdi nella chiesa di San Marco, a Milano, il 22 maggio 1874, primo anniversario della morte dello scrittore. L’accordo finale di Do maggiore (adoperato per secoli nella storia della musica come un accordo di luce, di gioia, di serenità) è un punto interrogativo: non sappiamo esattamente se siamo in Do maggiore o nella dominante di un Fa minore.

1848

«Sì, ancora pochi anni, forse pochi mesi, e l’Italia sarà libera, una, repubblicana. Tu credi che io voglia ora occuparmi di note, di suoni? Non c’è, né ci deve essere che una musica grata alle orecchie degli Italiani nel 1848. La musica del cannone!» (Verdi al librettista Francesco Maria Piave nell’aprile del 1848).

Diapason

Verdi voleva che il diapason nell’Otello fosse molto basso, 430, un quarto di tono sotto gli abituali 442: «L’orecchio sente un cambio di colore più che un cambio di altezze nei suoni: Verdi lo richiedeva perché l’Otello acquistasse un colore bronzeo. Alla Scala facemmo l’Otello con diapason 436… Per le repliche di Parigi dovemmo far fare degli strumenti apposta».

Falstaff

Il Falstaff, un’idea di Camillo Boito per il 76enne Verdi: «Avete mai pensato alla cifra enorme de’ miei anni? So bene che mi risponderete esagerando lo stato di mia salute, buono, ottimo, robusto… E sia pur così: ciò malgrado converrete meco che potrei essere tacciato di grande temerità nell’assumermi tanto incarico. E se non reggessi alla fatica? E se non arrivassi a finire la musica?» (Verdi a Boito, il 7 luglio 1889).

Teatro

«Verdi è prima di tutto un uomo di teatro… Ogni accordo, ogni croma, ogni semicroma ha una sua ragion d’essere che è sempre di natura teatrale e drammatica».

Notizie tratte da: Riccardo Muti, «Verdi, l’italiano. Ovvero, in musica, le nostre radici». A cura di Armando Torno, Rizzoli, euro 18,50.