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 2013  febbraio 04 Lunedì calendario

LA MIA ODISSEA NELLO SPAZIO PENSANDO A MARTE

[Luca Parmitano]

«Saranno sei mesi in orbita molto lunghi, ma credo che trascorreranno in fretta, perché gli impegni saranno molti. Cercheremo di comprendere meglio il comportamento del corpo umano in microgravità, per migliorare la nostra salute come terrestri, e anche per capire come preparare le future missioni di esplorazione interplanetaria». Luca Parmitano, astronauta italiano dell’Esa, si sente pronto. Sarà il secondo italiano (e tra i primi europei) ad effettuare una missione di lunga durata sulla Stazione spaziale internazionale e il quarto a entrare nella grande base orbitante, a cui l’Italia ha fornito un contributo rilevante.

Ufficiale e pilota dell’Aeronautica, medaglia al valore conferitagli dal presidente della Repubblica nel 2007, esperienza di 2 mila ore di volo, Parmitano verrà inviato nello spazio con una Sojuz il prossimo 28 maggio e il suo addestramento è sempre più intenso. Ci concede un po’ del suo tempo prezioso, mentre in questo periodo si addestra tra Mosca, presso il Centro Star City, e il Johnson Space Center di Houston della Nasa. Dopo una breve vacanza con la famiglia in New Mexico, ora è tornato a trascorrere ore e ore nei simulatori e nei test più complessi per l’impegnativo sprint finale in vista della sua impresa, la «Expedition 36».

Allora Luca, il grande sogno sta per avverarsi.

«Manca poco. I posti sono già assegnati sulla Sojuz: io mi siederò a sinistra, sul sedile di uno dei due ingegneri di bordo. Al centro ci sarà il comandante, il russo Fyodor Yurchikin, che ha il ruolo di primo pilota, e a destra l’americana della Nasa, anch’essa ingegnere di bordo, Karen Nyberg».

Che ruolo avrà?

«A bordo della Sojuz, alla partenza e al rientro, avrò quello di copilota e grazie all’addestramento ricevuto potrei, se necessario, prendere i comandi del veicolo spaziale, soprattutto per le operazioni in orbita di attracco alla Stazione e rientro».

È vero che quello dell’astronauta è stato il suo sogno fin da bambino?

«Sì, anche se in realtà di sogno ne avevo già realizzato uno. Fin da bambino, infatti, sognavo di pilotare aeroplani. E così ho fatto di tutto per entrare, dopo gli studi, in Accademia Aeronautica, a Pozzuoli. Ma quello di fare l’astronauta era un altro grande desiderio».

Ora si divide tra Russia e Usa, giusto?

«A Star City mi addestro con la navicella Sojuz e sul segmento russo della Stazione, mentre a Houston, Texas, mi preparo per la parte americana della Stazione, dove svolgerò la maggior parte delle mie funzioni. Inoltre lì mi addestro per le passeggiate spaziali con lo scafandro Emu: spero, davvero, di poterne compiere una».

A quali esperimenti scientifici dovrà lavorare?

«Svolgeremo test di fisiologia e procederemo con gli studi già avviati su come reagisce l’organismo alle lunghe permanenze spaziali. Sarò impegnato in uno studio che, se avrà successo, potrà permettere in futuro di studiare la spina dorsale non più solo attraverso la risonanza magnetica, che necessita di macchinari complessi e costosi, bensì con un piccolo e versatile strumento ad ultrasuoni tramite una normale ecografia. In orbita lo si può sperimentare con continuità, perché lassù la colonna vertebrale subisce delle alterazioni».

Lei è giovane: spera in futuro di prendere parte a una missione con le nuove navicelle, come la «Orion», realizzate da Usa ed Europa?

«Sicuramente. Sono curioso di vedere i nuovi sviluppi e il progetto del razzo americano “Sls” promette grandi cose. Vedremo. Ma per ora c’è questa missione, la “Expedition 36”, che per me è davvero importante».

Nella sua valigetta personale cosa porterà lassù?

«Abbiamo una “bag” per portare un chilo e mezzo di oggetti personali. Porterò musica e libri. In particolare brani di jazz, classica e fusion. Il rock, invece, lo ascolto quando faccio attività sportiva e a bordo dovremo fare molta ginnastica per combattere l’assenza di peso».

Qual è il suo messaggio agli italiani che la seguiranno nella sua avventura?

«Mi piacerebbe trasmettere la passione per la scienza e per lo spazio».