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 2013  febbraio 04 Lunedì calendario

UMILTÀ E CIVETTERIA SALOTTIERE L’ALTRO VESPA “STREGATO” DA TWITTER


«Giornalista, scrive libri, ama l’arte, la musica, il vino e l’Italia». Non megadirettore Rai, non conduttore di Porta a porta, non insomma il grande ciambellano della tv e del potere: ci si para davanti nella biografia su twitter in una versione, abbiate fede, imperdibile. Seguitelo subito. Se Mike Bongiorno per Umberto Eco incarnava l’intrattenimento allo stato puro, lui ha incarnato l’informazione Rai nella sua essenza, almeno per come siamo stati abituati a conoscere l’informazione Rai noi quarantenni, dall’edizione straordinaria del tg1 su Aldo Moro assassinato alla lunga stagione del salamelecco al Cavaliere. Se accendevi la tv non c’era solo Vespa: il fatto è che la tv era, Vespa. Ora la tv è su twitter, l’elefante è nella cristalleria.

Fenomenologia di @vespabruno, come ha scelto di chiamarsi: se volete capire questi anni anche questa vi toccherà. «Detesto mettere prima il cognome, ma mi dicono che @brunovespa è uno straniero poco attivo ma presente. Quindi per riguardo a lui...». Si inizia tra «riguardi» e civetterie salottiere, come se twitter fosse la prosecuzione dell’Angiolillo con altri mezzi; ma con l’astuta umiltà di chieder consiglio a qualcuno («mi dicono che...»). Il primo tweet però è un altro, anti-iettatorio e abbastanza simpatico: «Festeggio su Twitter la mia sopravvivenza. In barba a #Wikipedia che mi volle defunto ieri a Milano». Alché una gli scrive «quindi non apriamo lo sciampagna?»; e lui, con certo savoir faire, «Sandra, beviamo insieme?».

Il terzo tweet è un esempio di post-democristianeria social. @vespabruno ringrazia «chi mi ha dato il benvenuto», assicura con umiltà «rispetto chi non mi ama», e promette dimessissimo «cercherò di farmi capire meglio anche da lui». Se Minzolini esordisce su twitter litigando a destra e a manca e facendosi subito squalificare dall’arbitro, Vespa esordisce annunciando che proverà a spiegarsi. Mi spiego ma non mi piego, falchi e colombe.

Il re della tv in cinque giorni ha scritto un’ottantina di tweet, non pochi. Ancora non del tutto nudo, si reca sulla pubblica piazza dove sa che l’azzanneranno, perché allora compie questo rito? Mistero, con risvolti psicologici. A una tipa assicura «non ha senso far rispondere lo staff. Mi scuso percio se lo faro’ con pochi», insomma, promette che sarà lui a scrivere, non come i politici. Scrive «percio» senza l’accento e a chi glielo fa notare si scusa, «hai ragione, non so fare la o accentata. Abbiate pazienza, sono un principiante...». Usa una tastiera americana, o non usa molto la tastiera.

La fenomenologia di @vespabruno non contempla particolari infantilismi espressivi, punti esclamativi o wow alla Monti. Ma quella specie di bambineria che afferra tanti davanti a twitter non risparmia nemmeno il grande Ciambellano. Mimun gli scrive che in due mesi avrà centomila follower, e lui «no, Clem (eccolo, l’infantilismo), non ci arriverò in tutta la vita». Oppure, uno che gestisce la terza camera della Repubblica telepolitica si scopre a constatare «è strano. Parlo da anni a milioni di persone e per la prima volta con Twitter mi sento in una comunita’ tangibile...».

O ancora: «Niente confronti tv. Peccato. Chi è in vantaggio - ieri Berlusconi, oggi Bersani - non dà spago all’ inseguitore». Sono dettagli, ma twitter (che lui, intimidito, scrive maiuscolo) questo può. Può fare che @vespabruno, il fratello hi tech di Bruno Vespa, si metta anche a criticare Berlusconi.