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 2013  febbraio 04 Lunedì calendario

Economia a pezzi, disoccupazione record all’11,2%, consumi mai così bassi. E, a pagare l’aspro prezzo di questa crisi infinita sono sempre i soliti noti, vittime designate del cattivo capitalismo: i lavoratori, i risparmiatori e i cittadini comuni con in testa le donne

Economia a pezzi, disoccupazione record all’11,2%, consumi mai così bassi. E, a pagare l’aspro prezzo di questa crisi infinita sono sempre i soliti noti, vittime designate del cattivo capitalismo: i lavoratori, i risparmiatori e i cittadini comuni con in testa le donne. Ma chi si mangia i nostri soldi, chi specula e, soprattutto, con quale strategia e attraverso quali meccanismi stanno distruggendo il nostro benessere? E perché, se le banche perdono, i governi le salvano, mentre poco o nulla viene fatto a vantaggio dei comuni mortali? Una radiografia illuminante del sistema perverso che ha sottratto sicurezza agli italiani e ha ridotto in ginocchio una considerevole fetta di popolazione, si trova nel nuovo libro di Gianni Dragoni, Banchieri & compari, appena arrivato in libreria per Chiarelettere. L’autore, giornalista del Sole 24 ore e ospite fisso di Servizio pubblico, la trasmissione di Michele Santoro, è abituato a fare le pulci alla malafinanza. E, dopo i tanti saggi dedicati all’argomento e dintorni, Banchieri & compari fa ora emergere, con la consueta precisione e abilità, lo scenario contemporaneo con la ragnatela di scorrerie che penalizza tutti noi e che rischia di soffocare la collettività. Dragoni racconta come, periodicamente, si scatena la guerra dei soldi; come i debiti accumulati facciano virare i bilanci delle maggiori banche in profondo rosso, magari mentre i manager delle suddette continuano a percepire salari da milioni di euro. E come iniezioni di danaro distribuite a pioggia dal "bancomat di Francoforte", vadano a ristorare le casse degli Istituti di credito che, a loro volta, le usano per dare il via a speculazioni spericolate, che poi gli Stati devono riparare a colpi di nuove tasse. Il mezzo più rapido per fare cassa, ma il più doloroso per i cittadini e anche quello che penalizza lavoro e sviluppo. E, quanto al Belpaese, avverte l’autore nell’incipit di Banchieri & compari: "Tra la fine del 2011 e il febbraio 2012 la Bce ha elargito alle banche 1.019 miliardi in totale. Le italiane sono quelle che hanno ottenuto di più: circa 270 miliardi. Dove sono finiti tutti questi soldi?" Segue il racconto della finanza corsara in casa nostra. Ci sono storie di scalate e di colletti bianchi, di disastri economici e di banchieri nel libro di Dragoni ed è interessante leggere come quando e perché tutto questo sia avvenuto e stia ancora accadendo nel nostro Paese (che tanto fatica per risollevarsi e che chissà per quanto tempo dovrà ancora darsi da fare). Banchieri & compari mostra quel che non va nel rapporto tra Stato e politica e svela quella finanza corsara che è sempre in azione, grazie a triangolazioni, conflitti d’interesse più o meno evidenti e frodi fiscali. E Chiarelettere conferma la sua dote editoriale migliore, a garanzia dell’informazione eccellente. Speculazioni, artifici, in che modo banche e finanza guadagnano a scapito dei risparmiatori e dei contribuenti? "La mia critica è riferita soprattutto alle grandi banche, nate da concentrazioni perseguite in maniera ossessiva dai vertici. I supermanager spesso hanno ricevuto premi milionari solo per aver acquistato altre banche o essersi ingranditi attraverso fusioni, non perché abbiano migliorato i servizi o l’efficienza. Hanno creato organizzazioni pachidermiche che perseguono costantemente l’obiettivo di tagliare il personale, in basso. Questi gruppi sono supermercati del credito, hanno perso il contatto con il territorio, si sono allontananti dal modello sano di banca a stretto contatto con i depositanti e con i clienti che vengono finanziati. Hanno un bisogno disperato di incrementare costantemente i ricavi, non lo fanno solo con le commissioni sui conti correnti e sulle operazioni su titoli, ma cercando di piazzare ai risparmiatori quanto più possibile obbligazioni, polizze, fino a titoli ad alto rischio. I casi più clamorosi dei bond Cirio e Parmalat hanno visto coinvolti nomi molto importanti, dall’ex Banca di Roma a società controllate da banca Intesa. Ci sono casi più recenti di bond spazzatura rifilati ai clienti, come quelli di Finmek e dell’Irlanda. Questo può avvenire anche in conflitto di interessi, perché le banche sono azioniste anche delle società di gestione del risparmio, i fondi d’investimento: chi ci garantisce che i fondi non usino i soldi dei risparmiatori per comprare azioni di società di cui le stesse banche loro proprietarie sono azioniste? Per esempio Intesa è azionista di Telecom insieme a Mediobanca e alle Generali, come è azionista della Pirelli. Unicredit dal 2011 è azionista della Fondiaria-Sai, passata di recente da Ligresti al controllo di Unipol". Spread, allarme economia, lavoro e sviluppo; perché i governi passano per le banche, ma non riescono mai a risolvere i problemi sul tappeto? "Nella grande crisi che alla fine del 2011 è arrivata a minacciare l’euro e alcune democrazie in Europa, i governi hanno partorito i finanziamenti illimitati a tutte le banche europee, prestiti triennali al tasso ridicolo dell’uno per cento annuo, attraverso la Bce. Una piccola impresa, un artigiano, una famiglia si vedrebbero sbattere la porta in faccia se pretendessero di avere credito a simili condizioni. I sostenitori di questo progetto, compresi i vertici dell’Associazione bancaria italiana, sostenevano che le banche avrebbero quindi rimesso la liquidità nel circuito dell’economia e della produzione, ma questo non è avvenuto. Era una grossa bugia fin dall’inizio. Le banche non si fidano neppure tra loro a prestarsi i soldi. Di fronte a una crisi cominciata negli Stati Uniti più di cinque anni fa i governi non hanno voluto capire che bisogna fare cambiamenti radicali nel modello dei Paesi occidentali se si vuole ripartire. Bisogna prendere atto che alcuni mercati sono saturi, in Italia e in molti Paesi europei probabilmente non si tornerà a comprare automobili come in passato, nell’immobiliare ci sono prezzi troppo alti e molto invenduto. Un antidoto contro la disoccupazione è quello di rendere i Paesi più competitivi, bisogna ridurre le tasse e gli elevati contributi che opprimono sia le imprese, sia la produzione, sia le buste paga dei lavoratori. Questo andrebbe fatto subito, dire che si deve prima recuperare l’evasione fiscale significa che non si farà mai". Come può il risparmiatore difendersi dalla malafinanza? "Il punto di partenza è una maggior informazione, un aumento della consapevolezza. Il risparmiatore, il consumatore deve essere più selettivo. Essere più consapevoli significa anche leggere e informarsi di più, riflettere, non solo pretendere che siano i controlli o altri a risolvere i problemi. Abbiamo visto, almeno in Italia, che il sistema dei controlli e delle autorità di vario tipo è molto debole. Dobbiamo imparare a difenderci da soli. E non prendiamocela solo con la politica o gli impresentabili al governo e in Parlamento. Nella finanza, nel potere economico, agiscono forze e gruppi potentissimi che prosperano nella penombra, impermeabili ai cambiamenti politici. Se l’Italia da vent’anni non cresce, è colpa anche di molti capitani d’industria poco propensi a investire (più prenditori che imprenditori) e di un sistema di potere finanziario basato sui salotti, sull’ossessione della stabilità perseguita con i patti di sindacato e gli assetti in cui comandano sempre i soliti noti. Intanto le imprese non crescono, si indeboliscono e aumentano i disoccupati". Gianni Dragoni Banchieri& Compari Chiarelettere Pag 158, euro 15.