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 2013  febbraio 03 Domenica calendario

MIELE IN CAMBIO DI GOMME PER SALVARE I CONTI

Automobili con vino e riso. Pneumatici con miele. Videocamere con pesce nasello. Televisori con gamberetti. Sono decenni che in Argentina i governanti sperimentano formule economiche insolite, ma gli accoppiamenti usciti dal cilindro della "presidenta" Cristina Fernández Kirchner al fine di tenere la bilancia commerciale nazionale in attivo sono assolutamente senza precedenti.
La formula è tanto semplice quanto ampia. Ai produttori stranieri è stato detto che avrebbero potuto continuare a importare in Argentina senza problemi, purché dessero una mano alle esportazioni. La sinergia è a loro scelta. Basta che l’import sia compensato da un qualche export. Così la Porsche si è lanciata nel business dell’esportazione del vino, la Bmw del riso, la Pirelli del miele, la Jvc dei pesce nasello, la Sanyo dei gamberetti e così via.
C’è da dire che, per via dell’inaccessibilità al credito internazionale dovuta al default del 2001, il Governo argentino ha bisogno di mantenere il più possibile in attivo la propria bilancia commerciale. A estremi mali estremi rimedi, si potrebbe pensare a giustificazione dell’iniziativa voluta dalla presidenta Kirchner. Se il rimedio avesse un senso. E funzionasse.
Secondo esperti indipendenti quella dei gamberetti per i televisori è invece una pantomima che sta creando enormi difficoltà a produttori internazionali senza portare benefici sostanziali né a chi vuole esportare né alla bilancia dei pagamenti del Paese. Perché, con tutta la buona volontà, la Bmw non è certamente attrezzata per vendere riso argentino, così come la Porsche non ha la rete commerciale adatta per piazzare Malbec di Mendoza alla propria clientela.
Le grandi aziende importatrici si trovano in grande imbarazzo e preferirebbero non parlare di iniziative chiaramente estranee alla loro missione commerciale. Dopo una settimana di nostra insistenza, Bmw Argentina, per esempio, si è limitata a dirci che «non può fornire dettagli su questo soggetto».
Ma che i conti non tornino lo confermano le poche cifre disponibili. «Abbiamo una buona notizia per chi è dedito all’apicultura: l’impresa Pirelli, che importa prodotti per 100 milioni di dollari, esporterà 100 milioni di miele», aveva annunciato il ministro dell’Agricoltura e della pesca Norberto Yauhar in una conferenza stampa del marzo scorso. Quella previsione apparve del tutto improbabile a chiunque conoscesse il settore dell’apicultura, visto che il valore totale dell’esportazione di miele argentino nel 2011 era stato di 226,4 milioni di dollari. Che Pirelli potesse aumentare le esportazioni del 40% in un anno era del tutto impensabile. Ma il ministro evidentemente non si preoccupava della fondatezza dei numeri da lui dati. Di quanto fuori bersaglio sia andata la sua stima lo attestano le informazioni che il «Sole-24 Ore» ha avuto dalla stessa Pirelli su quanto e cosa è stato fatto nel 2012: «L’azienda ha concordato con i produttori locali di miele la possibilità di anticipare loro circa il 10% delle imposte sulle esportazioni, con la garanzia di un rimborso entro massimo 60 giorni. Lo scorso anno, questo accordo ha favorito esportazioni di miele pari a un controvalore di circa 800mila dollari e l’impegno di Pirelli è stato di circa 80mila dollari, completamente rimborsato dai produttori di miele».
Quanto di quel miele sarebbe stato esportato comunque non è dato sapere. In generale, esperti indipendenti come il consulente economico Mauricio Claverì ritengono che «sia molto difficile quantificare l’impatto di queste misure, ma è probabile che cambino poco in termini di bilancia commerciale». Perché le esportazioni sponsorizzate da compagnie automobilistiche o elettroniche sono probabilmente sostitutive piuttosto che aggiuntive.
Un impatto sulla bilancia commerciale le misure del Governo di Buenos Aires lo hanno però avuto: quello di deprimere le importazioni. «Il business dell’azienda nel Paese si è significativamente ridotto a causa delle restrizioni alle importazioni che sono state introdotte», ha dichiarato al «Sole-24 Ore» Neil Tunstal, direttore commerciale internazionale del gruppo Ariston/Indesit. Lo stesso è successo a Huawei, il gigante cinese delle apparecchiature di telecomunicazione, che nel 2012 è stato costretto a ridurre le proprie importazioni a un decimo del volume dell’anno precedente.
cgatti@ilsole24ore.us