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 2013  febbraio 03 Domenica calendario

PAROLA DI RAIOLA HA VALENZA CULTURALE

LE VIGNETTE di Bucchi (ieri, un omaggio alla grande onda di Hokusai) giocano spesso con le parole (l’Italia è una repubblica ondata sul lavoro) e mettono voglia di continuare a giocare. In scia, direi che l’Italia è sfondata sul lavoro (mai tanti disoccupati), nonché sfrondata (quanti tagli) e sfrontata (solo aumenti per i grandi manager). Con le parole non ha giocato Berlusconi, invece. La storia di Balotelli mela marcia, inutile che i colleghi facciano domande. Certo che l’ha pronunciata. E poi s’è scusato, ha detto Balotelli. No, ha precisato Galliani, non si è mai scusato, ha semplicemente smentito di averla pronunciata. Un bel valzerino. Dopo il discreto numero di cabaret nel Giorno della Memoria al binario 21 della Centrale di Milano, Mussolini sparisce in due giorni, cancellato da Balotelli. Un po’ incauto il titolo in prima pagina della Gazzetta: “Balotelli gasa il Milan”.
Un personaggio qualificato e al disopra di ogni sospetto, Mino Raiola, dichiara che l’arrivo di Balotelli ha una forte valenza culturale per il nostro campionato. Evviva. Entusiasmo tra i tifosi del Milan: nel pomeriggio cercano di sfondare il cordone di polizia per entrare nell’ospedale di Busto Arsizio, dove Balotelli si sottopone a visite mediche, e in serata il clima di festa porta a scontri con la polizia fuori dal ristorante dove Balotelli cena con Galliani. Un vicequestore ferito alla testa, sette tifosi denunciati. Se avesse un avvocato in meno e un linguista in più, Berlusconi avrebbe potuto giocare con le parole. Se invece di parlare fosse stato zitto, sarebbe stato meglio. Se avesse scritto invece di parlare, sarebbe stato meglio. Avrebbe potuto usare i tre puntini o i trattini, non so quanto li usi (forse più Frattini che trattini) ed esprimersi così: Balotelli è una mela-marcia. Naturalmente tutti l’avrebbero frainteso, e commentato sulla mela guasta che rovina il cesto, ma non il costo. Invece, non aggettivo ma sostantivo poteva essere marcia. Mela, frutto molto simbolico, dall’Eden in qua. E marcia, trionfale, come quella dell’Aida. Meschino vederci un tentativo di rastrellare voti alle elezioni. Già provvedono a sufficienza gli schieramenti cosiddetti avversi, non c’era bisogno di spendere venti e rotti milioni per un giovanotto che in tre anni di Premier league ha giocato 50 ore e che perfino Mourinho
aveva rinunciato a capire.
Sempre sulle parole. Quasi tutti i giornali hanno usato il termine “stangata” per le sentenze del giudice sportivo sul finale di Juve- Genoa. A me è sembrata una specie di buffetto, non una stangata. Comportandosi come Conte, non penso che Mazzone o Novellino se la sarebbero cavata con due giornate, né con una un giocatore infortunato (Chiellini) che scende in campo per dirne quattro all’arbitro. Nemmeno 50mila euro di multa per gli sputi che hanno centrato gli arbitri al corpo e al viso sembrano molti. Poteva starci anche un turno a porte chiuse. Secondo la Stampa, sul referto c’è scritto che Conte ha urlato “non avete le p...”. E tutti a pensare a quelle cose lì. Ma, in assenza di registrazione, si poteva sostenere una tesi difensiva basata sulle assonanze. “Non avete le spalle”, cioè non fate gruppo, non vi aiutate tra voi, ognuno sta solo sul cuor della terra, e questa è la meno credibile. “Non avete le pialle”, il che spiega le asperità della partita. “Non avete le pale”, cioè non siete mulini a vento con sopra una folle banderuola stravagante. Stravagante a dir poco, semmai, è il mercato. L’Inter dei giovani sceglie Rocchi, ma non lo mette nella lista Champions. La Juve va a pescare in Cina lo stagionato Anelka, che ha fama di casinista e non gioca da ottobre. Il Psg si supera e ingaggia Beckham. Per sua moglie sarà più frequente lo shopping in rue Montaigne. Avete fatto bene a dircelo, chi ragiona solo in termini calcistici di questi tempi è piuttosto spiazzato.
Da spiazzato, piazzo due consigli per la lettura: due libri sul calcio, uno molto serio e l’altro neanche un po’.
Quello molto serio è “Il calcio ai tempi dello spread”, di Gianfranco Teotino e Michele Uva. Molte tabelle, ma anche analisi e suggerimenti. Ed. il Mulino. L’altro è “Atletico Minaccia Football Club”(ed. Einaudi) e smentisce chi sostiene che un bel libro sul calcio lo possono scrivere solo in Inghilterra o in Sudamerica. E’ la storia di Vanni Cascione, allenatore di serie infime, in Campania, che vive col mito di Mourinho, e della sua strampalata squadra. L’ha scritta un giovane napoletano, Marco Marsullo, con grande senso dell’umorismo e un linguaggio fresco, picaresco e puntuto. Da tempo non mi divertivo tanto, complimenti.