Walter Galbiati e Francesco Viviano, la Repubblica 3/2/2013, 3 febbraio 2013
IL PRIMO PASSO PER L’OPA L’INCONTRO CRUCIALE CON BOTIN ECCO LE MOSSE DI MUSSARI
[L’agenda del 2007 dell’ex presidente Mps] –
SIENA
— L’agenda è quella del 2007, l’anno prima della “grande” operazione Antonveneta. E gli appuntamenti sono quelli degni di un presidente della terza banca del Paese. Giuseppe Mussari, numero uno del Monte dei Paschi, annota gli incontri con tutti i grandi della finanza italiana da Bazoli e Passera (Intesa) a Profumo (Unicredit), da Gotti Tedeschi (Ior) a Iozzo (SanPaolo) fino a De Benedetti e Zonin. Ma anche con i personaggi minori, locali, che danno l’idea dei rapporti che ruotano intorno a Rocca Salimbeni. Tra una lezione di inglese, un pranzo in qualche associazione e l’inaugurazione di una chiesa in contrada del Drago, Mussari piazza gli appuntamenti per l’acquisizione del secolo.
A gennaio 2008 il Monte dei Paschi presenterà alla Banca d’Italia l’istanza per rilevare Antonveneta dal Banco Santander. Ed è tra il 15 novembre e il 28 novembre dell’anno prima che Mussari si gioca la partita. Le date sono importanti, perché potrebbero rivelare come gli spagnoli siano stati solo il tramite per far arrivare la banca italiana nelle mani del Monte dei Paschi. L’8 ottobre 2007 il Santander annuncia solennemente di aver chiuso con successo l’offerta pubblica di acquisto su Abn Amro, ma già ad agosto, Emilio Botin, capo dell’esecutivo della banca decide di cedere la controllata padovana. L’incontro con Mussari è fissato per il 15 novembre. È decisivo, al resto ci dovrà pensare l’advisor, Rothschild. Sarà Alessandro Daffina con cui Mussari ha un appuntamento il 28 dello stesso mese a fissare il prezzo definitivo. Dagli 8 miliardi di ottobre si arriva a 9 miliardi e l’operazione si chiude. Tutto avviene in pochi mesi e senza due diligence sui conti di Antonveneta, come ha denunciato l’ex sindaco della banca Tommaso Di Tanno, oggi indagato, come se già prima di acquistare Abn Amro, il Santander sapesse che la controllata padovana sarebbe finita in mano al Monte dei Paschi.
Certo gli affari con Botin sono importanti, ma Mussari non può venir meno al rapporto col territorio e con la politica che gli ha consegnato lo scettro della banca. Le relazioni sono a 360 gradi. Se l’appoggio del Pd locale è scontato, Mussari deve comunque badare al consenso dei possibili oppositori. Il 28 maggio di quell’anno incontra Casini, probabilmente il leader dell’Udc e genero di Francesco Gaetano Caltagirone, azionista e vicepresidente del Monte dei Paschi. Incontra più volte Andrea Pisaneschi, consigliere dell’Mps grazie all’appoggio di Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl e padre padrone del Credito Cooperativo fiorentino, la banca finita sotto la tutela di Banca d’Italia per i prestiti facili agli amici degli amici. Un giochetto di contrade nel quale è rimasto invischiato anche il Monte dei Paschi. I magistrati fiorentini stanno infatti scavando sulle modalità di un prestito da 150 milioni di euro concesso da un pool di banche, tra cui il Monte dei Paschi e il Credito di Verdini, alla Btp, la società del gruppo Fusi finita nelle indagini sui grandi eventi della protezione civile.
Mussari non dimentica di occuparsi nemmeno dell’aeroporto di Siena. Il 28 e il 29 maggio ha una riunione con i rappresentanti del Fondo Galaxy che dovranno sviluppare lo scalo toscano, sul quale è aperta un’altra inchiesta della procura senese. A novembre, tre altri appuntamenti importanti: il 6 con l’avvocato Lombardi Stronati, presidente del Siena Calcio, cacciato poi per far posto al vertice del club del calcio all’immobiliarista romano Mezzaroma, il 7 con Marco Morelli, ex capo della finanza dell’Mps per l’Opa su Sopaf, la società dei fratelli Magnoni e l’8 novembre con il tributarista di Tanno che ai tempi si occupava per la banca anche della maxi multa per l’esterovestizione della Bell, la cassaforte lussemburghese con la quale Emilio Gnutti e Roberto Colaninno con l’appoggio dell’Mps, avevano scalato la Telecom. Per chiudere l’anno in bellezza, a metà dicembre Mussari incontra Prodi, (Romano, a meno di casi di omonimia) e Salvatore Ligresti, anche lui azionista, prima di cadere in disgrazia della banca toscana.