Paolo Berizzi, la Repubblica 3/2/2013, 3 febbraio 2013
“SE MARONI VINCE, IL NORD SI STACCA MA SE SBAGLIA SI CAMBIA SEGRETARIO”
[Bossi: “I sondaggi di Silvio pitturati, mica basta Balotelli”] –
ALZANO LOMBARDO
— Dice il vecchio leone che i «bossiani» non mollano mai, rispolverando un “brand” autoreferenziale che da molto tempo Umberto Bossi non usava più.
Maroni prenderà la Lombardia?
«Penso di sì. Nell’ultimo sondaggio è in testa. A questo giro possiamo davvero cambiare la storia».
In che senso?
«Che ci stacchiamo dallo Stato centrale, quello che munge le mammelle del Nord. Basta, andiamo per conto nostro: senza più minacce o secessioni. Adesso c’è una legge europea che ce lo permette. Maroni è stato intelligente, ha portato avanti il mio vecchio progetto della macroregione europea».
Non la chiamate più Padania?
«È qualcosa di più. È un’area più vasta, a gestione autonoma. Vinciamo anche in Lombardia, prendiamo il Nord e lo agganciamo ad altre regioni della bassa Europa, i cantoni Svizzeri, la Francia meridionale. I soldi resteranno qui. È quello che ci chiedono i cittadini».
Mettiamo che Maroni non ce la fa. Che succede?
«Maroni è il segretario federale, se sbaglia si cambia. In Lega si può sempre cambiare, siamo tutti utili e nessuno è inamovibile».
Beh, l’ultimo più che un cambiamento è stato un terremoto. Molti, a partire da lei, sono stati spazzati via dalle «scope padane ». A proposito: aveva annunciato che in veste di presidente avrebbe fatto rientrare nel movimento molti espulsi. Lo ha fatto?
«Certo, sono rientrati. Funzionari e segretarie che erano stati cacciati ingiustamente in un momento un po’ particolare».
E i big, quelli del vecchio cerchio magico inviso a Maroni? Le Rosy Mauro, le Monica Rizzi...
«Sto valutando anche loro, vedremo».
Molto è cambiato, nella Lega, ma non le alleanze: siete ancora lì con Berlusconi. Quanto ha pesato la parola dell’ “amico Umberto” in questa ennesima riedizione dell’asse Lega-Pdl?
«Si è accorto Maroni da solo. All’inizio era l’unico modo per stare in piedi e provare a portare a casa qualcosa. Adesso gli equilibri si stanno rovesciando: al Nord siamo noi che tiriamo il carro dell’alleanza. Il candidato in Lombardia è nostro».
I sondaggi dicono che Berlusconi è in rimonta. È davvero cosí?
«Si sta battendo come una tigre, va in televisione, la campagna elettorale la sa fare. Ma i suoi sondaggi sono un po’ «pitturati». E poi la politica non si fa con Balotelli».
Gliel’ha detto?
«No, è da un po’ di tempo che non lo sento».
Rapporti più tiepidi?
«Lui abita a Arcore, io a Varese... »
Ha sentito l’uscita su Mussolini?
«Ha detto una stupidata, troppi processi lo mandano in confusione. Io lo capisco».
Che cosa pensa del premier Monti adesso che è sceso in campo per guadagnarsi i voti?
«È un furbacchione. Uno pieno di sé. Ora è uscito il suo vero volto, ma che ci avrebbe preso gusto l’avevo capito subito, appena Napolitano lo ha messo su con un colpo di mano. Monti è l’uomo delle banche, è lontano dal popolo, infatti ha candidato gente con la puzza sotto il naso. Quanti voti riuscirà a tirare su, poi, è ancora tutto da vedere».
Di Napolitano lei un tempo aveva stima, diceva che da lui si sentiva garantito. Che cosa è cambiato in questi anni?
«Napolitano è la causa di tutto il casino dell’Italia, è quello che un bel giorno ha chiamato il “Professùr” e gli ha detto “Vai, adesso pensaci tu”. E così la riforma federalista, dopo tutto il mazzo che ci eravamo fatti per costruirla, è andata a gambe per aria. Il popolo della Lega si è imbufalito, non gliel’ho perdonata».
Ammetterà che con il governo Berlusconi-Lega era l’Italia che stava andando a gambe per aria. Con tanto di figuracce internazionali legate alle vicende private e pubbliche dell’ex premier.
«Ma poi è andata ancora peggio, hanno chiuso le aziende, la gente è finita sul lastrico, uccisa dalle tasse. È stata una rapina di Stato. Se sono riusciti a mandare in crisi il Nord, che ha sempre trainato l’Europa, pensi il resto d’Italia. Le uniche che ci hanno guadagnato, coi loro maneggi, sono state le banche».
Che cosa pensa della vicenda Monte dei Paschi?
«Un pasticcio della sinistra, ma non solo della sinistra. Ci vorrebbe una banca che finanzi le piccole imprese, che le aiuti a rinascere. Basta con le eurobanche che rubano soldi».
Ancora favorevole all’uscita dall’euro?
«Spero che l’euro si sfasci, e che si ritorni alle monete dei popoli. La democrazia è fatta di popoli, non di Stati e di banche centrali. L’intuizione mia e della Lega è stata questa, lo dicevamo 30 anni fa. La storia ci sta dando ragione e tra un po’ ci arriviamo».
La sua candidatura è stata una scelta solo onoraria, un riconoscimento al vecchio capo?
«Eh no, non sono ancora in pensione. Sono vivo, lotto. Chi pensa che ormai sia solo il grande vecchio della Lega sbaglia, i bossiani non mollano mai, e la politica è il mio pane».
Ma il vostro candidato premier è Alfano si o no?
«Mah. Noi puntiamo su Maroni governatore, ci interessa la Lombardia, non Roma. Dopo il voto andiamo da soli e facciamo la macroregione. È inutile far finta di niente o girarci intorno. Lo sa anche il Pdl».
Scusi, ci spiega il ruolo di Tremonti? È un po’ indefinito.
«Tremonti è con noi, ed è già molto».
La convincono i magistrati in politica?
«Sono bravi solo a litigare tra loro. Per ora non vedo molte altre qualità».
E Grillo? L’M5S ricorda molto la Lega picconatrice delle origini.
«Noi avevamo e abbiamo un progetto preciso. Grillo fa casino, usa il bastone e sprona la gente. Però prenderà voti. Come la Lega ».