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 2013  febbraio 03 Domenica calendario

E IL SENATO SI CONVENZIONA COL DEPUTATO PEPE

ROMA
— Il Senato si convenziona con lo studio medico di proprietà della moglie del deputato Mario Pepe, ex Pdl, ex “responsabile”, ora del gruppo Misto. E lo fa il 7 gennaio, 16 giorni dopo lo scioglimento delle Camere da parte del capo dello Stato. A soli quarantotto giorni dalle prossime elezioni. Pepe, vale la pena di ricordare, è quel deputato che s’era lamentato del fatto che lo stipendio dei parlamentari è bassissimo, «come quello degli impiegati». E aveva definito una miseria il vitalizio di “soli” 3 mila euro al mese degli onorevoli. Insufficienti tutti quei soldi (aveva spiegato a Radio24), per lui che, in un anno, era stato ventuno volte testimone di nozze. E dunque costretto a finanziare altrettanti costosi regali matrimoniali.
Nel dare a tutti i senatori la notizia della recentissima convenzione medico-ambulatoriale, il capo dell’Ufficio per i servizi ai senatori, Claudio Tosi, s’è ben guardato dal segnalare il fatto non trascurabile che Ornella Malato, socia di maggioranza della Medical Service 88, è la consorte dell’onorevole Pepe. Mentre la quota di minoranza è in mano alla trentaduenne Gabriella Pepe. La srl, presente sul mercato di Roma da 25 anni, aveva nel 2011 un fatturato di un milione e 120mila euro, con centomila euro di utile.
La convenzione con la Medical Service 88, ha spiegato il solerte Tosi in una circolare a tutti i senatori, comprende non solo analisi cliniche e strumentali, ma anche l’assistenza specialistica in tredici branche della medicina, fra queste andrologia, proctologia, urologia, gastroenterologia. Nonché l’assistenza infermieristica domiciliare.
Ma i rapporti familiari che legano la srl fresca di convenzione al deputato Pepe non sono passati inosservati, soprattutto perché la notizia arriva a pochi giorni da quella del concorso “segreto” per assumere a tempo indeterminato, al Senato, due medici: quello di Schifani e quello di Calderoli. Nei paludati corridoi
di Palazzo Madama tutti ne parlano, sottolineando come invece alla Camera gli analoghi uffici per i servizi dei deputati si siano rifiutati di sottoscrivere la convenzione in odor di conflitto di interessi.
«Stento a credere che questa convenzione sia vera», commenta, indignato, Luigi Zanda, vicecapogruppo dei senatori pd. «Ma se fosse vera — aggiunge — diventa assolutamente necessaria la spiegazione da parte della presidenza del Senato sulla modalità con cui l’appalto è stato assegnato». Renato Schifani, in sostanza, secondo Zanda dovrà «spiegare il motivo per cui questa decisione è stata assunta praticamente a Senato sciolto, quando tutte le regole di buona amministrazione suggeriscono sempre di rinviare le decisioni al nuovo collegio che verrà eletto tra poche settimane dai cittadini».