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 2013  gennaio 31 Giovedì calendario

OPERAZIONE CASAFORTE, MPS RISCHIA IL BOOMERANG

Il dossier è sul tavolo dell’amministratore delegato Fabrizio Viola e del presidente Alessandro Profumo. Si tratta di Casaforte, una cartolarizzazione di 683 immobili di Siena per 1,7 miliardi collocata in gran parte ai risparmiatori clienti Mps. L’operazione, oggi, produce per Rocca Salimbeni una potenziale perdita: perché quando qualche cliente desidera rivendere i titoli Casaforte, Mps è obbligata a ricomprarli a un prezzo prestabilito (molto elevato), quando ormai i titoli nella realtà valgono molto meno. Per ora Mps è riuscita ad arginare il problema, rivendendo a sua volta ad altri clienti i titoli acquistati. Senza accollarsi perdite. Tanto che ieri sera Rocca Salimbeni ha comunicato che nell’operazione non sono «connessi rischi di perdite straordinarie». Ma i vertici della banca vorrebbero comunque risolvere il problema alla radice: ristrutturando in parte l’operazione o, quantomeno, le clausole più onerose. Hanno pensato anche di chiudere l’intera operazione Casaforte.
Questa cartolarizzazione è nata, nel 2009, come tante altre operazioni finanziarie di Mps: per rafforzare il patrimonio della banca senese che aveva appena acquistato AntonVeneta. Da sola, l’operazione Casaforte aumentava il patrimonio cosiddetto «Tier 1» dello 0,40%. Affinché questo beneficio ci fosse, però, la vendita degli immobili doveva essere vera. Effettiva. Senza elastico. Senza che i rischi tornassero a Siena. Ecco perché l’operazione Casaforte è stata molto complessa e solo nel 2011 il beneficio patrimoniale è stato annunciato dalla banca. L’operazione è stata effettuata in tre fasi proprio perché le prime non erano sufficienti per garantire il beneficio a livello di patrimonio.
Per prima cosa Mps ha venduto gli immobili a una società veicolo (chiamata Perimetro) partecipata dal gruppo bancario solo all’8%. Gli immobili oggetto del trasferimento sono stati concessi in affitto alla stessa Mps (erano filiali e sedi della banca). La società Perimetro, che per definizione è una scatola vuota, non aveva però i soldi sufficienti per comprare questi edifici: per farlo si è fatta dunque finanziare dalla stessa Mps. Questo finanziamento è stato poi ceduto ad un’altra società-veicolo (Casaforte), la quale nel 2010 ha emesso obbligazioni garantite dai canoni d’affitto. I bond Casaforte sono stati poi in gran parte collocati ai risparmiatori. Con una garanzia, esplicita nel prospetto: chiunque volesse rivendere i titoli prima della loro scadenza, troverebbe Mps disposta a ricomprarli a un prezzo prestabilito (attualmente al 96% del valore nominale).
Il problema nasce qui: questa garanzia offerta ai risparmiatori, rischia di diventare un boomerang per la banca. Se troppi risparmiatori vendessero questi titoli, e Mps ne ricomprasse troppi, i benefici patrimoniali verrebbero infatti vanificati: perché sarebbe come se Mps si ricomprasse, attraverso i titoli Casaforte, gli immobili ceduti. È per questo che è stata congegnata una terza fase dell’operazione: Siena ha fatto un accordo con Banca Imi («accordo di affiancamento»), nel quale l’istituto del gruppo Intesa Sanpaolo si impegna a riacquistare i titoli "di troppo" che eventualmente tornassero in Mps. Il diavolo, però, sta nei dettagli: cioè nel prezzo. Siena ha infatti l’obbligo di riacquistare i titoli al 96% del valore nominale dai risparmiatori, ma attualmente quei titoli valgono molto meno. Alcuni esperti di mercato, sentiti dal Sole 24 Ore, li valutano a 55. Altri ritengono che valgano 83. Sta di fatto che, riacquistandoli a 96, e rivendendoli a Banca Imi al valore effettivo, Mps ci perde. Poco o tanto che sia, ci perde. Per non contare le commissioni, perché l’accordo con Banca Imi costa 21 milioni di euro l’anno.
Per arginare queste perdite, anzi per non incassarle proprio, Mps ha da sempre adottato una strategia precisa: rivendere i titoli "di troppo", acquistati dai risparmiatori, ad altri risparmiatori. I titoli Casaforte vengono dunque spesso abbinati ad altre offerte, per esempio al Conto Forte che ha rendimenti aggressivi. per gli sportellisti di Siena rivendere i bond Casaforte è una priorità. E fino ad oggi ce l’hanno sempre fatta, dato che – secondo indiscrezioni – Banca Imi non ha mai comprato nulla. Il problema è che negli ultimi giorni le vendite da parte dei clienti sono aumentate. E se continuassero, potrebbe diventare difficile ripiazzare questi titoli sempre ad altri clienti. Così, prima o poi, Casaforte potrebbe ritorcersi contro i suoi creatori. Quel giorno sì che le perdite, piccole o grandi, si manifesterebbero.