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 2013  gennaio 31 Giovedì calendario

DANNO DA 100 MILIONI PER CHI HA COMPRATO DAL BROKER AMERICANO

La debacle di Borsa di Saipem è matematica. Piazza Affari ha fatto i conti giusti sulla nuova guidance fornita dal management alla vigilia: utile per azione di 1 euro sul 2013, utile per azione di 1,6 euro sul 2014. Poichè – nei suoi periodi di "normalità" – la società viaggiava in Borsa a multipli p/e di 16 volte, il conto è presto fatto: il prezzo "giusto" è compreso tra 16 e 25,6 euro. Il mercato ieri si è collocato a metà strada con il titolo che ha chiuso la seduta in caduta di oltre il 34% a 20 euro tondi.
Ma il punto è che il mercato i conti li ha potuti fare solo ex-post. All’indomani cioè del profit warning lanciato dal nuovo management della società che in conference call, a Borsa chiusa, ha gelato gli interlocutori ipotizzando per quest’anno un Ebit di 750 milioni, gettando così sconcerto tra gli analisti che avevano rivisto sì le stime al ribasso dopo la repentina uscita di scena del vertice operativo per lo scandalo delle tangenti, ma avevano ancora come riferimento un consensus sul risultato operativo di 1,66 miliardi. Mai successo. La spiegazione non è stata sufficiente a dissipare tutti i dubbi, perchè la società ha motivato la drastica rettifica con «un approccio più conservativo assunto dal nuovo management nella stima dei margini e nei tempi di assegnazione ed esecuzione dei contratti».
Per la cronaca, il 15 gennaio era uscito un report di Mediobanca securities sul settore petrolifero che non arrivava a immaginare lo sconquasso di due settimane dopo – tant’è che il target price veniva indicato ancora a 29,7 euro rispetto a un range di oscillazione delle quotazioni di 39,92-29,03 euro nei dodici mesi precedenti – però metteva in guardia sul processo di revisione dei contratti in essere, citandolo tra gli elementi di cautela di cui tener conto dopo l’approdo in Saipem della nuova squadra operativa. Il report aggiungeva poi l’osservazione che i multipli del titolo non erano poi così attraenti data la «modesta visibilità» sugli utili al 2014. Considerato oltretutto che lo scandalo delle tangenti in Algeria avrebbe potuto ancora impattare sul bilancio 2012, col rischio, nello scenario peggiore, di dover effettuare accantonamenti dell’ordine di 350 milioni per sanzioni collegate all’illecito.
Alla doccia fredda del profit warning si è aggiunto il giallo del pacchetto, pari al 2,3%, ceduto sul mercato lunedì, cioè appena il giorno prima, con un’operazione di accelerated book building gestita da Bofa-Merrill Lynch. Chi ha venduto sapeva, o è stato particolarmente fortunato? La Consob indaga. Fidelity, che era l’unico investitore istituzionale evidenziato nelle comunicazioni ufficiali come detentore di una quota superiore al 2% ha precisato di non aver venduto. E allora chi? Bofa aveva fatto sapere che con la vendita la posizione istituzionale era stata liquidata.
Come è possibile che chi aveva più del 2% da cedere non avesse comunicato in precedenza il superamento della soglia? In teoria sulla carta le spiegazioni sono tre. La prima: è qualcuno che ha venduto prima che fossero passati cinque giorni da quando aveva superato la soglia. Ma non avrebbe senso: avrebbe venduto in perdita, visto che nelle sedute precedenti le quotazioni erano sempre state superiori, e inoltre con lo sconto del 2,9% legato alla cessione in blocco. La seconda: si trattava non di un investitore, ma di più investitori. Anche questo ha poco senso perchè normalmente l’accelerated book building è organizzato per un singolo cliente. La terza (e probabilmente la più logica): l’investitore che ha venduto si è avvalso dell’esonero di comunicazione che dal giugno dell’anno scorso consente agli istituzionali di non segnalare il superamento della soglia del 2%, ma solo il superamento del 5 per cento.
Ciò detto il "pacco" rifilato di fatto a chi ha acquistato le azioni dell’anonimo venditore è dell’ordine di 100 milioni: tanti ne sono stati bruciati nel giro di 24 ore con il crollo delle quotazioni da 30 a 20 euro su quel pacchetto di quasi 10 milioni di titoli. Tant’è che nelle sale operative ci si aspetta che gli acquirenti beffati dagli eventi denunceranno la compravendita (ci sono tre giorni di tempo per la liquidazione), aprendo un contenzioso con Merrill Lynch, che avrà il suo bel daffare a spiegare che non sapeva o non poteva sapere.