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 2013  gennaio 31 Giovedì calendario

SE INTERCETTANO LE RAGAZZE E NON I BANCHIERI

Cari lettori, la coscienza, quel poco che ho, mi impone di confessare: ho sempre avuto un debole per le intercettazioni telefoniche. Mi piacciono da morire. Ogni volta che un giornale ne pubblica una, non resisto: mi tuffo nella lettura e mi beo di ogni particolare, specialmente se scabroso. Ricordate il bunga bunga? Le olgettine? La Procura di Milano ci sapeva fare: ha fornito alla stampa materiale squisito di cui ci siamo nutriti per mesi, che dico?, anni. Comunicazioni attizzanti tra le favorite del Cavaliere, tra questi e varie altre persone, conversazioni a luci rosse e a luci spente, battute salaci, barzellette, colloqui scurrili. Uno spasso. La mattina aprivi il Corriere della Sera (gran giornale dove mi onoro di aver lavorato per 15 anni dandomi, da provinciale quale sono, un sacco d’arie), aprivi il Corriere , dicevo, e ti trovavi davanti a sette colonne di piombo rovente, soprattutto eccitante: Patrizia D’Addario svela i suoi rapporti intimi con Silvio Berlusconi. Impossibile voltare pagina, ti bevevi l’intero racconto con voluttà. Lui che la prende, che la gira e rigira nel lettone, poi si fa la doccia, quindi ritorna sul materasso e giù ancora. Di brutto. Altro che letteratura osé. Questa era roba vibrante, un sollazzo non solo per guardoni ed erotomani: giornalismo verità, non balle.
Per anni gli italiani sono stati informatissimi sui burlesque dell’ex premier, sui suoi sospiri, i sussurri, i gemiti, anche i peti, gli amplessi veri e/o immaginari. Ci eravamo fatti l’idea di un presidente inesauribile, inappagabile, assatanato. Le scopate di Berlusconi sulla Repubblica erano diventate una rubrica fissa, come le previsioni del tempo: ieri sette, oggi cinque; va in calando? Che non stia bene? Titolo: tutti gli amplessi del Cavaliere minuto per minuto. Non si scriveva e non si parlava d’altro. Infatti, le intercettazioni imperversavano, si vendevano un tanto al chilo. Altra epoca. Da quando a Palazzo Chigi c’è quel sant’uomo di Mario Monti, è tramontata la gnocca e dominano le banche, le tasse, la sobrietà, i burroni, i precipizi. Dio mio che noia, che barba che noia. Pensate, cari lettori, che da settimane pubblichiamo la rava e la fava sul Monte dei Paschi di Siena e non abbiamo ancora letto una, nemmeno mezza, intercettazione, neanche lo straccio di una chiacchierata (tra banchieri e similari) registrata dai solerti investigatori. Vigliacco se c’è un pm che abbia preso l’iniziativa di sentire gli interessanti dialoghi telefonici tra i dirigenti dell’istituto di credito senese. Zero intercettazioni.
Il condominio delle olgettine era sotto controllo h 24. Agli zelanti spioni mobilitati dalla giustizia non sfuggiva nulla, neanche un orgasmo simulato, neanche un «culo flaccido». La vita delle ragazze è stata spiattellata in ogni piega, anche la più sordida. Di quanto avveniva nei palazzi sontuosi frequentati dal management nominato dal Partito democratico non si sa un tubo: solo indiscrezioni, ipotesi, congetture. Sparivano, comparivano e scomparivano di nuovo, all’insaputa di tutti, montagne di miliardi. Poi dicono che il segreto bancario è stato abolito. Come abolito? Non un magistrato si è fatto venire il sospetto che fosse necessario mettere qualche cellulare sotto sorveglianza. D’altronde non ha sorvegliato una mazza neanche la Banca d’Italia, se è per questo.
Però, come sono rispettosi, adesso, i sostituti procuratori della privacy dei banchieri. Ascoltare le loro confabulazioni? Ma siamo matti! E se poi finiscono sui quotidiani? Cosicché non c’è più bisogno di una legge che tuteli il cittadino (tutti i cittadini) da intromissioni nelle sue relazioni interpersonali. Gli inquirenti non ritengono sia indispensabile intercettare, a meno che non si tratti di bunga bunga e generi affini. Ovvio: va garantita la libertà di furto nelle banche, ma non la libertà di gnocca nelle case private di Tizio, Caio o Sempronio.
In conclusione. I capitali si possono spartire, sottrarre, distrarre; e se ci smenano i risparmiatori, chissenefrega. Se poi è lo Stato a essere chiamato a tappare i buchi con 3 miliardi e 900 milioni di euro, uffa, cosa volete che sia? Se invece è l’avversario più temuto dal Pd a fare le porcate nella propria dimora, allora è lecito intercettare e divulgare, in modo che il popolo sappia: mentre lui scopa come un mandrillo,tu paghi l’Irpef.
Ciò che maggiormente fa soffrire è che non ci siano i magistrati vecchia maniera, quelli che non guardavano in faccia a nessuno, nemmeno al Cavaliere. Oggi non si fanno le bucce neppure a chi gratta miliardi: i suoi traffici stiano nell’ombra per non turbare il mercato, il credito, gli affari, inclusi quelli loschi.