Panorama 31/1/2013, 31 gennaio 2013
COSÌ INGROIA HA SPRECATO MILIONI DI EURO (PUBBLICI)
Massimo Ciancimino? Le sue dichiarazioni prive «di logica e di coerenza su fatti e soggetti» sulla presunta trattativa Stato-mafia? Le indagini, inutili, gestite dal procuratore aggiunto antimafia di Palermo (ora in aspettativa, causa elezioni) Antonio Ingroia? Sarebbero un affaire da Corte dei conti. Lo si deduce dal rapporto 2012 della Direzione nazionale antimafia, che riguardo alle false dichiarazioni di Ciancimino (bevute da Ingroia) è molto chiaro: «Le complesse ed articolate indagini a riscontro» hanno comportato «un enorme e inutile dispendio di risorse umane e materiali».
Fare i conti su quanto siano costate le ciance di Ciancimino e l’inchiesta di Ingroia non è facile. Ma nessuno è in grado di quantificare il denaro gettato al vento, né alle Procure di Palermo e Caltanissetta, né alla stessa Dna, che pure ha dedicato a Ciancimino (soggetto a «provvedimenti cautelari (...) per gravi delitti incluso quello di calunnia aggravata») una parte dell’analisi del sostituto Maurizio De Lucia.
Basterà annotare che solo per cercare il famigerato «signor Franco», l’agente dei servizi che secondo il superteste fasullo sarebbe alla base di tutti i misteri italiani dal dopoguerra a oggi, sono stati impegnati per 4 anni una decina di investigatori della Dia e cercate tutte le persone che si chiamano «Gros» o «Gross» entrate nel nostro Paese dagli anni Settanta a oggi.
Ma la ricerca di «Franco» non è che una goccia nel mare. Ci sono stati interrogatori, continue trasferte, intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, complesse perizie grafologiche e merceologiche, per datare alcuni scritti.
È stato analizzato, manco fosse la Sacra Sindone, con indagini ad altissima tecnologia, dirette a datare anch’esso, il famoso «papello» di Totò Riina.
Milioni di euro pubblici, dunque, spesi inutilmente. Fosse stato un normale amministratore pubblico, la Corte dei conti sarebbe intervenuta immediatamente. Sul caso Ciancimino, invece, nulla si può. In Italia, si sa, i magistrati sono spesso al di sopra della legge. Uno come Ingroia, poi, è anche al di sopra del denaro. Nostro.