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 2013  gennaio 31 Giovedì calendario

L’ECCESSO DI ORO DELLE BANCHE SVIZZERE. IL BRUTTO DI ESSERE TROPPO ATTRAENTI

La fatica dell’essere attraenti. Che oggi è la fatica di essere svizzeri. Ieri, il quotidiano Financial Times riportava la notizia che le due maggiori banche del Paese, Ubs e Credit Suisse, hanno un problema che in qualche misura si può definire di troppo oro: da secoli, il sistema creditizio della Confederazione, ritenuto solido e sicuro, è la meta di chi — privati, fondi pensione e d’investimento, hedge fund, altre banche — vuole investire nel metallo giallo. E, fino a non molto tempo fa, gli istituti di credito elvetici incoraggiavano questi ricchi clienti a investirlo in cosiddetti conti «non allocati» (unallocated). Si tratta sostanzialmente di conti di risparmio che invece di essere contabilizzati in una valuta lo sono in once d’oro. L’investitore ritiene di comprare il metallo prezioso ma in realtà non lo possiede, semplicemente diventa un creditore di oro dalla banca. La quale prende il denaro e lo usa (ciò nonostante, invece di pagargli un interesse chiede una commissione).
Il problema, oggi, è che in questo modo il bilancio delle banche svizzere si gonfia e, dopo la crisi finanziaria, le autorità di controllo internazionali esigono ed esigeranno nei prossimi anni riserve di capitale proporzionalmente più alte che in passato. Ubs e Credit Suisse avrebbero dunque aumentato le commissioni sui conti «non allocati», per spingerne fuori i clienti e costringerli a comprare direttamente lingotti e magari lasciarli nei loro depositi blindati.
Il fatto è che in tempi di crisi molta, troppa ricchezza va in Svizzera. In dicembre, le stesse due banche hanno imposto tassi d’interesse negativi sui depositi a breve per scoraggiare gli investitori che escono dall’euro e vogliono entrare nel franco. Soprattutto, la banca centrale da tre anni sta stampando moneta a tutto vapore per comprare euro, nel tentativo di contenere la forza del franco che altrimenti farebbe impennare i prezzi delle esportazioni del Paese. È il brutto di essere troppo belli.
Danilo Taino