la Repubblica 31/1/2013, 31 gennaio 2013
MPS, IL RUOLO DEI DIRIGENTI
Caro direttore, nell’articolo “La panna montata e lo scandalo di Siena” Eugenio Scalfari fa riferimento genericamente a «un gruppo di mascalzoni che si impadronì della fondazione e della banca […]», le cui responsabilità dovranno essere accertate dalla magistratura, che non vanno però confusi con i 150 dirigenti da lui citati, cacciati perché, secondo l’analisi, appartenenti ai settori della banca più compromessi. Chiedo di rettificare questa affermazione non corrispondente al vero, poiché larga parte di quei lavoratori appartengono alla «dirigenza di base», inseriti in settori che nulla hanno a che vedere con le speculazioni finanziarie e i maquillage di bilancio, e sono stati licenziati dal dottor Profumo semplicemente per abbattere i costi ed assorbire gli effetti di operazioni spregiudicate e forse anche illecite, messe in campo dal precedente top management. Spesso, quando si parla di banche, si fa confusione tra i top manager, «paracadutati dall’alto» e beneficiari di retribuzioni e stock option milionarie, e la dirigenza di base che non ha potere decisionale sulle scelte strategiche aziendali. Ristabilire la verità gioverà non solo a quei dirigenti del Monte dei Paschi licenziati senza colpa, ma anche ai restanti – oltre 30.000 – dipendenti della Banca, preoccupati per il loro futuro ed interessati ad un veloce accertamento delle
reali responsabilità.
Maurizio Arena
— Segretario generale DirCredito
Nell’articolo pubblicato domenica scorsa ho scritto che un gruppo di «mascalzoni » si è impadronito della Fondazione e della Banca. Questo gruppo ha un nome che è quello di Giuseppe Mussari, presidente per molti anni della Fondazione e poi della Banca stessa. Gli altri che lo hanno coadiuvato nel malgoverno di Fondazione e Banca sono un gruppo di dirigenti e collaboratori esterni che la magistratura ha già individuato e sottoposto a indagine. Nell’articolo suddetto ho anche constatato che sono stati licenziati centocinquanta dirigenti e impiegati della struttura Finanza. Non li ho affatto inclusi nell’elenco dei «mascalzoni», ho semplicemente dato la notizia di quel licenziamento. Sarà stato per diminuire i costi e forse anche, per alcuni di essi, per sospetti di connivenza con il malgoverno di Mussari, ma questo non l’ho scritto per il semplice fatto che non posso saperlo. Un dato comunque è certo: i dipendenti della sezione Finanza ammontano ad almeno cinquecento; di questi solo centocinquanta sono stati licenziati. Le motivazioni che hanno condotto a questa selezione punitiva sono conosciute soltanto dai nuovi di