Roberto Giardina, ItaliaOggi 30/1/2013, 30 gennaio 2013
LA CORTESIA REGNA SULL’AUTOBUS
Il Messaggero intitola «Incredibile ma vero» il messaggio di un lettore, il signor Piero: «Questa mattina alle 8 circa, salendo sull’autobus linea 994, incrociando lo sguardo con l’autista, questi mi ha salutato con un “buongiorno”, con piacere e meraviglia ho ringraziato e risposto_ una cosa del genere è la prima volta che mi capita». Sulla Settimana enigmistica esisteva una rubrica intitolata «La realtà romanzesca», e questo episodio romano ne potrebbe entrare a far parte. Incontrare un guidatore di bus urbano gentile, educato e ancora di buon umore a un’ora frenetica del mattino è cosa da fantascienza.
A Berlino è normale. Da quando il termometro sfiora i 10 sottozero, lascio l’auto sotto una coltre di neve ghiacciata e prendo i mezzi pubblici. Sempre la stessa linea, e finisco per incontrare gli stessi conducenti. Molti sono signore. È normale scambiarsi un Guten Tag, o rispondere con un cenno di testa. Una Frau Busfahrerin quando mi ha riconosciuto al ritorno, un paio d’ore dopo, mi ha fermato la mano con le monetine, con un sorriso. Mi ha offerto una corsa gratis. Si vede che le ero simpatico, e sapeva che non sarebbe passato un controllore.
Anni fa a Berlino, una turista italiana litigò di brutto con un guidatore che la insultò. Il caso finì sulle prime pagine dei nostri giornali: ancora una prova della deriva nazista della Germania. L’autista era sicuramente un cafone, ma lei pretendeva di pagare con un biglietto da 100 marchi, all’epoca ancora in vita, e di protestare (in italiano) mentre lui guidava. Le pecore nere ci sono ovunque.
Anch’io, da neofita, settimane fa ho chiesto un biglietto settimanale (28,80 euro) sul bus, il guidatore mi ha guardato male, ha spiegato che l’avrei ottenuto da un distributore automatico. Io ho cercato le monetine per una corsa semplice, lui, sempre burbero ma cortese, ha aggiunto: «Lasci perdere, faccia l’abbonamento quando scende». Un’altra corsa da portoghese autorizzato. Qui si paga dal conducente, se qualcuno fa il furbo, lui blocca il bus, a volte lo insegue in fondo alla vettura, controlla se ha il biglietto o lo fa scendere, nessuno protesta per la sosta fuori programma.
Un lettore, sempre del Messaggero, denuncia un altro episodio: una signora in sedia a rotelle è stata lasciata a terra dall’autista perché il suo bus era senza l’apposita pedana, doveva attendere la prossima corsa. Anche il secondo bus era senza pedana. L’Atac, l’azienda trasporti capitolina, risponde che il conducente è innocente, e assicura che la prossima generazione di bus verrà attrezzata per i disabili. Forse potrebbero già esserci pedane moderne, se l’azienda non pagasse consulenze folli ai soliti presunti esperti imposti dai partiti.
Qui le pedane si abbassano automaticamente, anche per le signore con bambini piccoli in passeggino o, se mancano, gli autisti scendono per sistemare una pedana a mano, e aiutare il passeggero in difficoltà. E i bus sono sempre puntuali al minuto, rispettando gli orari indicati sui display. Ci sono anche a Roma, i display, ma sono spenti.
Un autista della Bvg, l’azienda trasporti berlinese, guadagna, agli inizi, 1.800 euro lordi, dopo dieci anni e qualche straordinario arriva a 3.100. La «capa» è Frau Sigrid Nikutta, guadagna 25 mila euro al mese, 300 mila all’anno, cioè 80 mila più della Cancelliera, ma se li merita. Non ha tessere di partito, è stata assunta perché brava, porterà in breve la Bvg in pareggio, senza diminuire la qualità del servizio.
Non sono osservazioni contro i conducenti romani. Se guidassi un bus nella capitale diventerei pazzo entro una settimana. Per le strade di Berlino, è più facile essere distesi, e gentili. Ma trovo che l’educazione degli autisti pubblici sia un sintomo di una metropoli in buona salute, dove il traffico scorre, e gli automobilisti, a loro volta, non sono stressati, e rispettano le regole. Qui, se qualcuno corre per prendere il bus in partenza, il guidatore lo aspetta e gli riapre le porte, e perde magari altro tempo per fargli il biglietto. A Roma, a volte lo aspetta, poi gli chiude le porte in faccia e riparte. Non l’ho letto nella posta dei lettori. Il testimone sono io, non la vittima. Aspetto la consueta gentile smentita dell’Atac.