Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 29/1/2013, 29 gennaio 2013
FINI ARRUOLA UN’ALTRA MUSSOLINI
[Edda Negri Mussolini]
«Berlusconi ha ragione ma non per questo lo voterò»: Edda Negri Mussolini è figlia della quintogenita (e ultimogenita) di Benito. Che vada fiera del cognome lo comprova il fatto che è andata in tribunale per aggiungere il secondo cognome al suo («portare questo cognome è per me motivo di grande orgoglio»). È battagliera, come si addice alla sua stirpe. «La politica ha smarrito il dialogo con i cittadini», dice, «ormai tra chi ci governa e noi poveri mortali vi è un abisso.
Vediamo e sentiamo tutti i giorni quanto ormai la gente sia stanca e si lamenti della classe politica, accusandola di avere troppi privilegi e di non vivere più la realtà».
Non ha mai nascosto le simpatie per il nonno e Gianfranco Fini, alla ricerca di radici ex-An (ma non troppo profonde, quindi una nipote va bene) ha accolto Edda a braccia aperte e l’ha candidata al parlamento nel collegio romagnolo, poiché lei vive a Gemmano (al confine tra la Romagna e le Marche), dove è stata anche sindaco (imbarcando in giunta pure qualche esponente del centrosinistra) e quindi ha un certo seguito. Ha dovuto togliersi la fascia quando ha seguito Fini contro il Cavaliere. I suoi alleati di centrodestra le hanno votato contro, preferendo l’arrivo del commissario piuttosto che sostenere una finiana. In paese raccontano di lei quasi come una benefattrice: per non gravare sulle casse comunali acquistava a sue spese perfino i fiori da mettere in estate sulle aiuole.
«Intendo la politica come un servizio», spiega. «Bisogna andare contro i poteri forti che vogliono annientare gli onesti, dobbiamo sostenere chi non si piega agli interessi di pochi ma guarda agli interessi di tanti, quelli che non cedono ai ricatti e vanno a testa alta e con la schiena dritta perché possono dire di non essersi sottomessi a compromessi inaccettabili. I nostri partiti devono trovare nelle sezioni le nuove leve perché è evidente che urge un ricambio generazionale, le nuove idee devono ritrovare spazio all’interno dei movimenti politici, che non possono più permettersi di ragionare solo guardando al potere e ai privilegi».
Nemmeno la cugina Alessandra Mussolini è riuscita a convincerla a non abbandonare il Pdl, lei stima Gianfranco Fini e ha preferito lasciare il Comune piuttosto che fare abiura. Ma Fini non ha fatto voto di antifascismo? Risponde: «La destra deve cambiare guardando avanti, non dimenticando il nostro passato e i nostri valori, cercando di capire gli errori commessi, così da correggerli allo scopo di ritrovare, tutti insieme, la nostra identità ed il nostro ruolo da protagonisti nel futuro della politica italiana».
La madre Anna Maria, appunto figlia di Benito Mussolini e Rachele Guidi, a sette anni fu colpita da una grave forma di poliomielite che le procurò problemi permanenti, e causò, nel padre, una crisi depressiva che lo condusse vicino all’abbandono del potere. Dopo la guerra, trascorse, insieme alle due figlie, alcuni anni al confino. Alla madre deceduta nel 1968 a 38 anni, Edda ha dedicato un libro. In politica, nel suo curriculum c’è anche una breve militanza nel movimento Destra Civis. Ma da sempre il suo pigmalione è Fini e lei cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte: «Come ha detto Berlusconi le leggi razziali, come l’entrata in guerra, sono stati gravi errori, ma a quel tempo la Germania era come l’America di oggi, Benito che doveva fare? Però lui non ha mai rubato soldi allo Stato, i miei genitori e mia nonna giravano coi mezzi pubblici e ci si dimentica delle tante cose buone, a cominciare dalle bonifiche. Berlusconi adesso parla di lui, è vero che pure mio nonno è stato processato, ma non per avere rubato».
Che ricordi ha? «Era mio nonno, di lui mi parlava spesso nonna Rachele, che lo teneva in grande considerazione e mi spiegava che quello che faceva era perchè amava l’Italia e se anche commetteva degli errori era per il bene del suo paese. Forse avrebbe dovuto fidarsi meno di alcune persone e più della nonna che aveva il senso pratico delle sue origini contadine e continuava a vivere tra la gente».
Lei si divide tra Roma (lavora alla Rai come assistente ai programmi), Riccione (dove il padre Nando Pucci Negri animava il mitico dancing Savioli), e Gemmano (vi capitò per caso e fu amore a prima vista).
«Mia madre avrebbe voluto entrare in politica ma vi rinunciò per il peso di quel cognome», dice, «pensi che era giornalista radiofonica alla Rai ma doveva firmarsi col cognome di mio padre e dovette lasciare la conduzione di un programma di jazz quando scoprirono che si chiamava Mussolini. Il mio impegno politico è anche un modo per ricordare mia madre. Lei aveva le mie stesse idee sulle battaglie che vanno combattute perché viviamo la realtà del quotidiano, non fanno parte del mondo dei nostri politici, che non fanno il pieno di benzina, non vanno al supermercato a fare la spesa, non hanno un affitto da pagare, non hanno problemi a comprare i libri di scuola dei figli che ogni anno vengono cambiati per cui non si possono neanche riciclare, non hanno problemi di cassa integrazione o di rimettersi in gioco nel mondo lavorativo a 50 anni dove vengono chiuse le porte in faccia dicendo che sei vecchio, e questo elenco potrebbe continuare all’infinito».
Edda Negri Mussolini si ripresenterà di nuovo come aspirante sindaco a Gemmano? Oppure avrà un ruolo di primo piano in quello che sarà il futuro di Fli nel terzo polo centrista? Sì, perché in parlamento non andrà: in lista è al 25esimo posto e i finiani avranno (forse) un eletto, per quell’unica posizione (quasi) sicura corre il braccio destro del leader Fli, il parlamentare Enzo Raisi.