Giornali vari, 15 ottobre 2012
Anno IX – Quattrocentoquarantaseiesima settimana Dall’8 al 15 ottobre 2012Zambetti Domenico Zambetti, 60 anni, barese, pidiellino, assessore alla Casa della regione Lombardia, risulta eletto grazie a 4
Anno IX – Quattrocentoquarantaseiesima settimana Dall’8 al 15 ottobre 2012
Zambetti Domenico Zambetti, 60 anni, barese, pidiellino, assessore alla Casa della regione Lombardia, risulta eletto grazie a 4.000 voti comprati dalla ‘ndrangheta e pagati 50 euro l’uno, cioè 200 mila euro in tutto. Questo almeno si deduce da un’intercettazione ambientale (due malavitosi che si parlano all’interno di un’automobile) che ha dato il via a una retata di 19 persone, variamente accusate di voto di scambio mafioso, concorso esterno, corruzione, eccetera. È forse il più grande scandalo da Tangentopoli in qua (e secondo la ministra Severino superiore anche a quelli di Tangentopoli) perché di un’infiltrazione tanto diretta della malavita nella vita istituzionale del Paese non s’era finora mai sentito parlare. I due ‘ndranghetisti intercettati sono Emilio Costantino e Pino D’Agostino, uno gioielliere, l’altro caporione all’Ortomercato, uno rappresentante dei Di Grillo-Mancuso di Limbadi, l’altro dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo. Nell’intercettazione chiamano Zambetti “pisciaturi” (uomo di niente) e mostrano in genere il massimo disprezzo per i politici. Zambetti, interrogato nel carcere di Opera, nega di aver pagato per i voti e sostiene comunque di non aver saputo o di non aver capito che i due tizi con cui parlava erano malavitosi. Dall’intercettazione risulta che l’acquisto di un voto costa al Sud 80 euro, ma nel caso di Zambetti la ‘ndrangheta si accontentava di 50 in vista di guadagni ben maggiori da incamerare con gli appalti dell’Expo. Quanto ai 4000 voti comprati, provengono da «10/12 condomìni; poi c’è un altro napoletano che hanno i locali a Milano, quelli 400/500 voti li portano solo loro». Poi ci sono le cooperative che avrebbero vinto gli appalti, il sondaggista Ambrogio Crespi, fratello del Luigi Crespi che faceva i sondaggi per Berlusconi ed è finito condannato a sette anni per bancarotta (Ambrogio Crespi nega risolutamente ogni addebito).
Formigoni Le conseguenze politiche del caso Zambetti sono devastanti. I leghisti, sentito che stavolta non si tratta del solito scandalo, ma c’è di mezzo la ’ndrangheta, dicono sulle prime che vogliono farla finita con Formigoni, si tiene a Roma un vertice Formigoni-Maroni-Alfano, nonostante tutto Formigoni appare baldanzoso al limite dell’arroganza, ricorda che c’è un accordo politico nazionale in base al quale se cade la Lombardia il Pdl farà cadere Piemonte e Veneto, Cota e Zaia rispondono piccati che i lombardi si occupino dei lombardi, infine il vertice romano partorisce il topolino di un rimpasto con dimezzamento degli assessorati e l’intenzione di tirare avanti comunque fino al 2015. Ma due giorni dopo, sabato 13 ottobre, il consiglio federale della Lega, di fronte a un Maroni forse non troppo convinto, ha imposto l’abbandono al suo destino di Formigoni e il ritorno alle urne il prima possibile. Gli indagati del consiglio regionale lombardo sono 14, gli arrestati che hanno fatto parte di questa o della precedente giunta di Formigoni sono cinque. Una data possibile per il voto è il prossimo 16 dicembre.
Veltroni Veltroni, 57 anni, ha detto a Fabio Fazio che non si candiderà alle prossime elezioni politiche (non si tratta tuttavia di rottamazione, «Renzi non c’entra»). «L’età non conta, Vittorio Foa era anziano ma era uno straordinario innovatore. Fiorito è giovane ma non lo è».
Berlusconi Berlusconi ha annunciato, per la seconda o la terza volta, che non si candiderà a premier in modo da favorire, con questo gesto, l’unione dei moderati. Dichiarazione che ha lasciato tutti molto scettici. Lunedì scorso, infatti, i giornali parlavano già di una lista di imprenditori, tutta gente che non ha bisogno della politica per arricchire, lista forse capeggiata dallo stesso Cav o forse da Briatore.
Leonardo Enorme sensazione ha suscitato il video di un bambino di 10 anni, di nome Leonardo, prelevato a forza dalla polizia nella sua scuola di Cittadella (Padova) e riconsegnato in questo modo al padre, secondo quanto stabilito da una sentenza definitiva del Tribunale dei minori di Venezia. Nel filmato, girato da una sorella della madre, il piccolo grida aiuto, il padre lo tiene per i piedi, un paio di poliziotti sotto le ascelle, sembra effettivamente un sequestro. Mentre la zia grida che siamo tornati ai tempi della Gestapo, Leonardo piangente viene caricato su una macchina e portato via. Alla fine, una poliziotta dice alla zia che grida il suo dolore: «Io sono un’ispettrice, lei non è nessuno». Il ministero dell’Interno ha aperto un’inchiesta, la Questura ha chiesto di incriminare per resistenza la zia e il nonno materno che hanno tentato di ostacolare l’operazione. Dietro il fatto, tristissimo, sta un contrasto irriducibile e decennale tra i due genitori, lui avvocato lei farmacista, che hanno adoperato il loro unico figlio come arma per farsi reciprocamente del male. La madre sostiene che il padre, quando dopo la separazione prendeva con sé il bambino, lo teneva chiuso in una camera buia. Il padre ha ribattuto con 23 denunce che quella era una scusa per non fargli vedere il figlio. Il Tribunale, alla fine, ha dato ragione al padre e tolto la potestàò genitoriale alla madre. La quale, fino alla settimana scorsa, s’è rifiutata di piegarsi alla sentenza: per due volte polizia e carabinieri s’erano presentati alla famiglia per farsi consegnare Leonardo e per due volte la cosa era risultata impossibile, stante anche la resistenza del bambino. Tutto questo, almeno in punta di diritto, mette la madre e i suoi parenti dalla parte del torto.
Nobel I giurati di Oslo hanno deciso di assegnare il Nobel per la Pace all’Unione europea, «che da oltre sessant’anni contribuisce a promuovere pace, riconciliazione, democrazia e diritti umani in Europa». In molti hanno interpretato il premio come un incoraggiamento di fronte alla crisi, altri lo hanno irriso con l’argomento che la crisi è solo un modo moderno di farsi la guerra. A Bruxelles stanno già litigando su chi deve andare a ritirare il riconoscimento il prossimo 10 dicembre, dato che il regolamento del Nobel ammette alla cerimonia due sole persone.
Caduta Felix Baumgartner, austriaco, 43 anni, s’è buttato da 39.060 metri di altezza atterrando poi nel deserto del New Messico dopo un volo di otto minuti, per quattro minuti compiuto a corpo libero con la sola protezione di una tuta bianca. Durante la caduta ha raggiunto la velocità di 1.342 chilometri orari, cioè ha superato il muro del suono. Lo ha portato lassù – siamo al limite dello spazio vuoto - un pallone aerostatico dalla pelle di plastica sottilissima, alto come un palazzo di 55 piani e con una superficie di 16 ettari. L’ascesa, durata due ore e 21 minuti, è stata la parte di maggior sofferenza dell’impresa: Felix, chiuso in una piccola capsula appesa al pallone, soffre di claustrofobia. Il record precedente era di Joe Kittinger, che 51 anni fa si buttò da 31.300 metri. Kittinger, oggi 84enne, era nello staff che ha seguito l’impresa dall’aeroporto di Roswell. La diretta tv su YouTube è stata vista da otto milioni di persone. Tra gli sponsor: Red Bull (bibite per gli sport estremi) e Vergin (viaggi spaziali). L’impresa ha impegnato uno staff di 300 persone, tra cui 70 ingegneri. La preparazione è durata sette anni. Baumgartner è stato campione mondiale di jumping con 2.500 lanci da qualsiasi altezza: le Petronas Towers di Kuala Lumpur, la statua del Cristo Re di Rio, la Taipei 101, parecchie volte sulla Manica, ecc.