Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 30/01/2013, 30 gennaio 2013
L’UTILE NON BASTA A RIPAGARE I MONTI-BOND
[Rimborso possibile solo quando lo spread sui BTp consentirà il dietrofront dell’Eba sul capitale] –
Non sarà con gli utili della banca che Mps riuscirà a rimborsare i Monti bond. Le chance di rimborso delle obbligazioni perpetue (cioè senza scadenza), che il Tesoro si appresta a sottoscrivere per 3,9 miliardi, sono legate infatti allo spread. O meglio sono legate alla ripresa delle quotazioni dei BTp che la banca senese ha in portafoglio e che, alla data del 30 settembre scorso quando è stato applicato lo stress test dell’Eba, evidenziavano una minusvalenza di circa 3,2 miliardi. Per sistemare il core tier 1, sceso dall’8,7% al 5,8% per effetto del mark to market sui titoli di Stato, Mps aveva preventivato di chiedere per un analogo importo il prestito pubblico (assimilabile a capitale di rischio e dunque valido ai fini dei ratio patrimoniali di vigilanza) salvo poi alzare la posta di mezzo miliardo per parare i colpi della finanza creativa di Santorini, Alexandria e Nota Italia.
Poco importa se nel frattempo lo spread con i Bund tedeschi si è ristretto dai 370 punti base di settembre ai 250 attuali e la minusvalenza potenziale sul portafoglio di BTp si è ridimensionata: l’Eba non fa sconti. Tuttavia, tenuto conto di questo effetto che avrebbe dimezzato le perdite potenziali sui BTp a 1,4 miliardi, un report di Mediobanca stima che, alle attuali condizioni, il core tier 1 di Mps, prima degli aiuti statali, si assesterebbe al 7,2%: mancherebbero solo 1,8 miliardi di capitale per centrare l’obiettivo di un ratio al 9%. Se così fosse, già dopo il primo anno, Mps potrebbe restituire una prima fetta del prestito, riducendo a 2,3 miliardi l’importo residuo. Nello scenario migliore previsto dagli analisti di Mediobanca securities la vendita di asset potrebbe permettere di rimborsare un altro 40% dell’importo residuo, ma in assenza di cessioni Mps dovrebbe sperare in un ulteriore recupero dei BTp. Intorno a 160 punti di spread la minusvalenza sarebbe riassorbita, e lo sarà comunque alla scadenza dei titoli, ma ci vorranno tempi lunghi, dato che la durata media del portafoglio Mps è dell’ordine dei sette anni. Le condizioni del prestito rendono però più oneroso il rimborso che potrà essere effettuato al valore nominale (100 euro prestati uguale a 100 euro da restituire) solo fino al 30 giugno 2015, mentre poi il prezzo salirà del 5% ogni due anni fino a raggiungere il tetto massimo del 160%: il che significherebbe che per estinguere i 3,9 miliardi di debito iniziale Mps potrebbe dover pagare fino a 6,24 miliardi. Anche per questo il piano industriale presentato dal nuovo management prevede di restituire almeno 3 miliardi nell’arco del triennio.
Nella peggiore delle ipotesi – minusvalenza sui BTp invariata a 3,4 miliardi e nessuna cessione – Mps si troverebbe invece a fronteggiare il lievitare del prestito a condizioni molto onerose e non sarebbe in grado di distribuire dividendi almeno fino al 2016. Già dal 1° luglio di quest’anno Mps dovrà pagare una cedola di 171 milioni sugli 1,9 miliardi di Tremonti bond convertiti in Monti bond, con gli interessi saliti di una decina di milioni dall’8,5% precedente al 9%. In assenza di utili 2012, cosa ormai assodata, ciò si tradurrà nell’emissione di ulteriori Monti bond per analogo importo. Il 1° luglio dell’anno prossimo, nell’ipotesi di conti appena in pareggio, per pagare gli interessi sull’intero importo di 4,07 miliardi, Mps dovrebbe emettere ancora altre obbligazioni fino ad arrivare al massimo, precauzionalmente autorizzato, di 4,5 miliardi. Il 1° luglio del 2015, se non ci fossero stati rimborsi, il conteggio degli interessi (con la cedola elevata al 9,5%) salirebbe a 427,5 milioni.
Il piano prevede di raggiungere un utile di 630 milioni a fine 2015, ma non fornisce indicazioni sugli step intermedi. Le stime degli analisti sui risultati 2014 sono molto variabili. Tra i report usciti all’inizio dell’anno, per esempio, Ubs ipotizza per l’esercizio 2014 profitti dell’ordine di 400 milioni, prima di eventuali poste straordinarie, mentre JP Morgan è più conservativa con 157 milioni di utili netti. In ogni caso si tratta di cifre che non sarebbero in grado neppure di coprire gli interessi. Per la differenza Mps avrebbe l’opzione di emettere azioni da consegnare al Tesoro come pagamento "in natura" degli interessi non corrisposti in contante. Il 1° luglio 2016, ammesso che sia centrato l’obiettivo del piano di 630 milioni di utili e l’ammontare dei bond fosse rimasto a 4,5 miliardi, avanzerebbero appena 200 milioni da destinare al pagamento dei dividendi oppure al rimborso dei Monti bond, ma sarebbe solo una goccia nel mare. E per Mps uno scenario da incubo.