Marco Ludovico, Il Sole 24 Ore 30/01/2013, 30 gennaio 2013
LA PROCURA: «SITUAZIONE ESPLOSIVA» [
Il segretario di Mussari interrogato sulle operazioni in derivati: «Ecco la mia verità»] –
ROMA
«La situazione è esplosiva e incandescente, stiamo parlano del terzo gruppo bancario italiano» dice il procuratore di Siena, Tito Salerno «È una situazione molto complessa e allo stesso tempo molto fluida, che potrebbe cambiare di giorno in giorno». Il procuratore non può dire diversamente: gli accertamenti investigativi ipotizzano il reato di truffa per gli ex vertici del Montepaschi. Ma anche la manipolazione del mercato, l’abuso di informazioni privilegiate, il falso in prospetto, l’ostacolo al l’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. Ieri è stato interrogato a Siena dagli inquirenti Valentino Fanti, segretario del consiglio di amministrazione di Mps e attuale capo dell’area segreteria generale. Fanti è stato sentito per sette ore come persona informata sui fatti. Il dirigente di Mps è stato il capo segreteria di Giuseppe Mussari e quindi, secondo gli inquirenti, è in grado di fornire informazioni privilegiate sulle spregiudicate attività finanziarie progettate dal passato vertice della banca senese. I segreti e le intese - quasi senza precauzioni sui rischi finanziari - che un nucleo di dirigenti, come hanno accertato gli investigatori, ha messo in atto in modo indipendente dagli organi societari e di controllo di Mps. I pubblici ministeri della procura di Siena Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso hanno sentito il dirigente bancario dopo aver fatto un punto investigativo con i vertici del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di Finanza, giunti da Roma. Non è affatto escluso che Fanti abbia fornito agli inquirenti spunti interessanti per le ipotesi investigative, in attesa che arrivino gli esiti delle numerose rogatorie inviate all’estero. Come su chi fosse a conoscenza dell’operazione "Alexandria", se nei consigli d’amministrazione si sia mai parlato della vicenda dei derivati, se il documento trovato nella cassaforte del Monte e inviato poi a Bankitalia e in procura fosse effettivamente sconosciuto ai consiglieri. Sono almeno quattro, del resto, le operazioni di finanza derivata che hanno messo a rischio i conti di Mps, ora sotto la lente degli investigatori. "Alexandria" è quella più nota, stipulata dall’area finanza della banca senese con la Dresdner Bank nel 2006: costringe i vertici dell’istituto bancario a stringere accordi con Nomura visto che già nel 2009 la perdita era di 220 milioni. Ma ce ne sono almeno altre tre: "Santorini", "Note Italia" ed "Enigma". Quest’ultima prende il nome da una fiduciaria di diritto inglese, ma con sedi in Italia e a Malta. Una struttura, quella di Enigma, guidata tuttavia da italiani, nomi ora al vaglio dei finanzieri del Nucleo valutario e, a quanto pare, già noti agli investigatori. Un labirinto investigativo dove gli episodi da chiarire si trovano a ogni passo. Va risolto, per esempio, quello che può definirsi "il giallo Kpmg". Uno snodo interno all’operazione Alexandria fatto dalla banca di Siena con Nomura, che si accolla il rischio di perdita - arrivava fino a 400 milioni - con un accordo con un prodotto finanziario ancora più rischioso, giocato sui rendimenti a tasso fisso e variabile, denominato Btp 2034. Da un utile di 20,6 milioni registrato nel 2009, ha accertato il Nucleo valutario della Guardia di Finanza, siamo arrivati a una perdita di 1,4 miliardi nel 2011. Nelle perdite complessive di bilancio del gruppo bancario legate ai titoli di Stato, che ammontano a 3,8 miliardi, l’operazione Btp 2034 pesa per il oltre un terzo: un’enormità. E le garanzie finanziarie nei confronti di Nomura, pari all’inizio a 575 milioni, sono lievitate a oltre due miliardi alla fine del 2011. In una conference call - trascritta e agli atti dell’inchiesta - il presidente di Nomura; Saqed Sayeed, chiese a Mussari se fosse consapevole dei rischi assunti e se l’audit della banca e il revisore Kpmg avessero valutato l’operazione. Nel contratto dell’operazione, rinvenuto dall’attuale direttore generale Fabrizio Viola e poi consegnato in procura, c’era scritto - come hanno accertato gli inquirenti - che Kpmg conosceva l’operazione e non aveva sollevato eccezioni. Kpmg, invece, con una nota ufficiale ha smentito questa circostanza e ha affermato di non aver mai avuto conoscenza dell’operazione. Qual è la verità?